Meno barriere all’importazione di prodotti dall’UE
L'introduzione del principio del "Cassis de Dijon", che permette di vendere anche in Svizzera senza ulteriori controlli prodotti già commercializzati nell'Unione Europea, si sta avvicinando.
Il governo ha deciso mercoledì di limitare a 18 il numero di eccezioni che sfuggiranno a questa regola. Inizialmente gli uffici federali ne avevano annunciate più di 100.
Il Consiglio federale ha compiuto un nuovo passo verso la soppressione delle barriere che ostacolano l’importazione di prodotti già commercializzati nell’Unione europea (Ue). Mercoledì il governo ha infatti annunciato di voler limitare a 18 il numero delle eccezioni all’abolizione degli ostacoli tecnici al commercio. Il relativo messaggio è atteso nel 2008.
Inizialmente, gli uffici federali avevano annunciato 128 eccezioni. Un numero decisamente eccessivo, secondo il governo. La scorsa estate, la ministra dell’economia Doris Leuthard aveva proposto di non superare un limite di 40 eccezioni.
In base al principio del Cassis de Dijon, tutti i prodotti fabbricati secondo le prescrizioni nazionali di uno Stato appartenente all’UE possono circolare liberamente negli altri ventisei paesi membri. L’introduzione di questo principio in Svizzera dovrebbe permettere di ridurre ulteriori controlli e sopprimere alcune barriere che frenano la concorrenza dall’estero. In tal modo si spera tra l’altro di contribuire ad abbassare i prezzi dei beni di consumo in Svizzera, che rimangono tra i più alti in Europa.
Riserve in campo ambientale e sanitario
La maggior parte delle eccezioni fissate dal Consiglio federale concernono la protezione dell’ambiente, i generi alimentari e la corretta custodia degli animali, settori in cui le prescrizioni elvetiche sono in parte più severe di quelle dell’UE.
Tra le 18 eccezioni mantenute rispetto al diritto dell’UE vi è l’obbligo di indicare il tenore di alcool per le bevande zuccherate e il divieto di utilizzare piombo nelle pitture e vernici. I pacchetti di sigarette e altri prodotti a base di tabacco dovranno indicare la ragione sociale del produttore o dell’importatore, nonché il prezzo di vendita in franchi.
Il governo non ha nemmeno voluto rinunciare alle prescrizioni tecniche concernenti la sicurezza delle ferrovie. Resta pure in vigore il divieto di utilizzare fosfati nelle liscive.
Niente polli in batteria
Secondo il Consiglio federale, non vi è poi motivo di abolire il divieto dei polli allevati in batteria. I prodotti derivati da allevamenti di questo genere dovranno essere espressamente dichiarati. Per tutte le derrate alimentari, dovrà essere indicato il paese di produzione, così come i miscugli con sostanze che causano allergie.
Altra indicazione obbligatoria: l’infiammabilità dei prodotti tessili. Altre divergenze concernono le prescrizioni per le caldaie, gli scaldabagni e i prodotti chimici.
La Svizzerà manterrà inoltre alcuni particolarismi per settori che non sono toccati dall’applicazione del Cassis de Dijon. Ciò concerne per esempio i prodotti sottoposti a omologazione, come i ciclomotori. Resteranno pure in vigore disposizioni più severe in materia di gas di scappamento, di rumore e di sicurezza.
Reazioni positive ma prudenti
Le associazioni dei consumatori accolgono positivamente l’idea del Consiglio federale di eliminare numerose barriere al commercio con l’UE.
L’Associazione delle consumatrici della Svizzera italiana, la Fédération romande des consommateurs e il Konsumentenschutz ricordano di essere favorevoli all’eliminazione di regole inutili e all’adozione del diritto comunitario, ma rimproverano al governo di voler utilizzare il principio del Cassis de Dijon per indebolire la protezione dei consumatori nel settore dei generi alimentari.
Se il governo rinuncerà all’obbligo, sulle etichette, di indicare il paese di origine della carne, della frutta o della verdura, le associazioni dei consumatori si opporranno alla revisione delle legge che permetterebbe di introdurre il principio del Cassis de Dijon.
swissinfo e agenzie
Il principio del Cassis de Dijon risale a una decisione della Corte di giustizia delle Comunità europee del 1979 sulla distribuzione in Germania dell’omonimo liquore francese.
Questo principio stabilisce che un prodotto legalmente fabbricato e commercializzato in un paese membro dell’UE può circolare liberamente in tutti gli altri Stati membri, salvo se si rivela pericoloso per la salute.
Tra la Svizzera e l’Unione europea il principio non è ancora applicato.
Se questo principio fosse introdotto in Svizzera, si potrebbero importare prodotti dall’UE senza adattarli alle norme elvetiche, con una conseguente diminuzione dei prezzi nella Confederazione.
Infatti in Svizzera, lo stesso prodotto costa in media il 20% in più rispetto ai paesi confinanti dell’UE.
Questa differenza, più che con alti costi di produzione, si spiega soprattutto con le norme elvetiche che frenano le importazioni e falsano la concorrenza.
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