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Merz chiede il ritiro delle denunce contro UBS

Keystone

Berna chiede a Washington di abbandonare le denunce contro l'UBS. Il presidente della Confederazione e ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz ha incontrato il segretario del Tesoro e dell'Economia statunitense Timothy Geithner a Washington, a margine delle riunioni dell'FMI della Banca mondiale.

Al termine del colloquio il tesoriere della Confederazione si è dichiarato fiducioso sulle probabilità di successo dei negoziati, che si apriranno martedì a Berna, su un nuovo accordo di doppia imposizione fra la Svizzera e gli Stati Uniti.

“Sono ottimista sulle possibilità di raggiungere una buona intesa. Gli interessi reciproci di Svizzera e Stati Uniti sono elevati e siamo obbligati a trovare un accordo con un partner chiave” come Washington, ha dichiarato Merz a swissinfo.

Una vicenda che ha “urtato la Svizzera”

Nel faccia a faccia con Geithner, il presidente della Confederazione ha reso attento l’interlocutore americano sul fatto che la vicenda delle denunce per presunta evasione fiscale di clienti statunitensi della più grande banca elvetica “ha urtato la Svizzera e l’UBS”.

Se i procedimenti avviati dall’autorità fiscale statunitense (IRS) e del Ministero della giustizia – che sollecitano i dati di 52’000 conti di presunti evasori fiscali – dovessero proseguire, le possibilità di raggiungere un nuovo accordo di doppia imposizione fra i due Paesi sarebbero seriamente compromesse, ha spiegato Merz a Geithner.

Un atteggiamento conciliante di Washington è indispensabile per ottenere l’avallo del parlamento svizzero ed eventualmente, in caso di referendum, di quello del popolo, ha sottolineato il presidente della Confederazione.

“Credo che Geithner sia cosciente del fatto che i procedimenti aperti negli Stati Uniti potrebbero costituire un ostacolo a processo politico di accordo di doppia imposizione”, ha detto Merz ai giornalisti, ieri al termine dell’incontro. Secondo il consigliere federale, Geithner si è mostrato sensibile all’appello della Svizzera circa l’UBS.

Contattato da swissinfo, il Ministero americano delle Finanze e dell’Economia non non ha tuttavia voluto rilasciare alcun commento sulla richiesta elvetica.

Riunioni dominate dalla crisi

Assieme alla ministra dell’economia Doris Leuthard e al presidente della Banca nazionale svizzera (BNS) Jean-Pierre Roth, Merz si è recato nella capitale america per partecipare all’assemblea primaverile del Fondo monetario internazionale (FMI) e della Banca mondiale. I lavori, come nelle riunioni dello scorso autunno, sono stati dominati dalla crisi economica mondiale.

Gli esperti delle istituzioni di Bretton Woods, come pure i ministri e i governatori delle banche centrali degli Stati membri, non intravvedono alcun segnale che faccia presagire un’inversione di tendenza dell’economia mondiale a breve termine.”Il 2009 sarà un anno difficile, ma il 2010 sarà certamente l’anno più difficile, in particolare i tassi di disoccupazione che si collocheranno a livelli da primato”, ha dichiarato a swissinfo Jean-Pierre Roth.

In questo cielo denso di minacciose nubi nere, il presidente della BNS intravvede tuttavia alcune schiarite. “Nelle ultime settimane sono stati registrati fattori positivi”, in particolare “la leggera ripresa dei mercati borsistici” e “alcuni segnali di stabilizzazione negli Stati Uniti, come per esempio la flessione delle case invendute”.

Cauto ottimismo

Circa la Svizzera, Roth rileva che “l’economia elvetica se la cava leggermente meglio, soprattutto in confronto alla Germania, grazie a una buona dinamica del consumo”. Il presidente della BNS resta comunque molto cauto sulle previsioni per il 2010.

Una missione di esperti dell’FMI il mese scorso ha presentato un rapporto in cui, pur elogiando gli sforzi del governo federale e della BNS contro la crisi, consigliava a Berna l’adozione di “misure non convenzionali” per far fronte a “circostanze eccezionali”. Gli economisti dell’FMI ritengono infatti che “sulle grandi banche continuino a pesare dei rischi”, soprattutto perché non sono stati eliminati tutti i loro “averi tossici”.

Gli specialisti hanno anche messo in guardia sul fatto che “la crisi finanziaria mette sotto pressione anche altri comparti”, in particolare quelli delle assicurazioni sulla vita e delle riassicurazioni, come pure i fondi di pensioni privati. Nel documento si raccomanda inoltre una revisione del regime di garanzia dei depositi bancari per “assicurare il pagamento e una protezione adeguata dei depositi in caso di crollo, indipendentemente dalle dimensioni della banca”.

Sorveglianza appropriata

Alla domanda di swissinfo se si tratti di un rapporto allarmante o allarmistico, Merz e Roth rifiutano di dare un giudizio di valore. Sottolineano però che le autorità svizzere sono perfettamente coscienti dei problemi segnalati nel documento che stanno agendo per risolverli.

“Le autorità elvetiche vigilano adeguatamente sulle assicurazioni e sulle banche”, afferma Merz. “Secondo le nostre informazioni, le compagnie assicurative svizzere godono più o meno di buona salute, soprattutto in confronto con quelle estere”, sostiene il ministro delle finanze. Per ora “penso che non ci sia bisogno di mettere nuovamente fondi a disposizione dell’UBS”, conclude.

swissinfo, Marie-Christine Bonzom, Washington
(Traduzione dal francese di Sonia Fenazzi)

Come la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale (FMI) è stato fondato nel 1945.

Innanzi tutto si occupa di cooperazione monetaria, di stabilità finanziaria e di prevenzione delle crisi economiche.

L’FMI conta 185 paesi membri. Ognuno contribuisce al capitale dell’istituzione proporzionalmente al peso della propria economia. Sulla base di uesto peso è anche fissata la sua quota nelle votazioni interne.

All’assemblea di primavera, l’FMI ha ottenuto un incremento delle risorse di 750 miliardi di dollari.

La Svizzera ha confermato che contribuirà con 10 miliardi di franchi. In tal modo la Confederazione spera di conservare il proprio seggio in seno al consiglio esecutivo dell’organizzazione di Bretton Woods.

I ministri elvetici Hans-Rudolf Merz e Doris Leuthard si sono anche espressi in favore di un aumento dei Diritti Speciali di Prelievo (la moneta convenzionale dell’FMI). La Svizzera potrebbe in questo modo approfittare di 3,5 miliardi di franchi.

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