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Molte ombre sulla piazza finanziaria ticinese

Lugano, piazza finanziaria crocevia anche di affari poco trasparenti. picswiss

Truffe colossali, buchi milionari: la piazza finanziaria ticinese è nell'occhio del ciclone. Nell’ultimo caso venuto a galla, una sola persona ha fatto scomparire quasi 100 milioni di franchi.

Sui meccanismi di questo “pozzo senza fondo” il lavoro d’inchiesta della trasmissione televisiva Falò.

Terza piazza finanziaria per importanza del Paese, la Svizzera italiana è sommersa da una valanga crescente di scandali.

In questi giorni opinione pubblica e media si interrogano sull’ultimo incredibile scossone: un buco di 92 milioni di franchi scoperto in una filiale della banca Raiffeisen a Balerna, piccolo centro al confine con l’Italia.

Gli azionisti hanno chiesto, invano, spiegazioni ai vertici Raiffeisen: ancora adesso resta da capire come il vicedirettore – che si è auto denunciato – abbia potuto causare una simile perdita e soprattutto come i vertici dell’istituto bancario non si siano accorti di nulla.

Nell’arco degli ultimi anni si è trovato praticamente di tutto: dal giudice corrotto al banchiere che brucia conti altrui; dal politico che spara all’amico, al consulente finanziario che fa scomparire 130 milioni di franchi.

Per non parlare dei sorprendenti deficit di società sportive, rovinate da malversazioni e amministrazione infedele.

Truffati…

La piazza finanziaria ticinese è stata messa sotto pressione per mesi dalla legge Tremonti, sullo scudo fiscale per il rientro dei capitali in Italia.

Grazie a queste norme centinaia di investitori hanno riportato in Italia loro soldi, probabilmente esportati “dribblando” il fisco.

Al momento di trasportare tutto in Italia, per alcuni di loro c’è stata però una brutta sorpresa: il denaro depositato in banca o affidato a fiduciarie era scomparso.

“Io non avevo più niente. Lei provi ad andare in una banca per scoprire che è stato tutto spazzato via. L’ultima cosa che pensavo è essere fregata da una banca svizzera”, si è amaramente sfogata coi colleghi della Televisione della Svizzera italiana una signora milanese. Riceveva rassicurazioni telefoniche dal proprio consulente finanziario.

Sempre più sollecitato dalla cliente, l’uomo era praticamente introvabile. “Mi diceva di stare tranquilla e di non pensarci perché in quanto direttore sapeva quello che faceva coi miei soldi, sapeva cosa era meglio per me…”

…e truffatori

Il suo “uomo di fiducia” in Svizzera, oggi sotto inchiesta, ha spiegato di aver speculato in modo spregiudicato in borsa; ha preso decisioni sotto la pressione di stress crescente nell’ambito di una competitività sempre più aggressiva.

“Il mio errore è stato di non essere uscito in tempo dalle operazioni.” L’uomo, che forniva resoconti falsi, alla fine ha prosciugato il conto.

La banca, che lo ha accusato di truffa, è stata a sua volta paradossalmente accusata dall’ex funzionario di non essere intervenuta con decisione e di averlo lasciato fare.

Cosa si è inceppato in un meccanismo apparentemente bene oliato fino a qualche anno fa? Il comportamento scorretto dei singoli – in grado di provocare verie e proprie voragini – non può spiegare interamente il fenomeno.

In sostanza ciò che viene alla luce è la carenza di controlli. Che funzionano – laddove ci sono -, secondo il procuratore pubblico Emanuele Stauffer, ma che possono essere aggirati dai disonesti.

In definitiva occorre che vengano applicate le regole esistenti e inasprite alcuni anni fa. Tuttavia le verifiche all’interno degli istituti di credito costano care; in banche medio-piccole i controlli sono meno rigorosi che nelle grandi banche.

La morale dell’ultimo polverone finanziario abbattutosi sulla piazza ticinese potrebbe avere un risvolto “positivo”: può essere letto come la prova della capacità del sistema bancario di fare pulizia. Insomma: se a galla vengono così tante truffe, significa che i controlli funzionano.

Una consolazione che deve sembrare molto magra, se non addirittura una beffa, per tutte quelle persone che si sono viste tradire da un sistema bancario nel quale avevano totale fiducia.

swissinfo, Maddalena Guareschi, Lugano

Non conosce sosta il filone degli scandali che da mesi flagellano l’immagine della piazza finanziaria ticinese.

L’ultimo brutto capitolo è stato scritto ai danni di una piccola filiale della banca Raiffeisen al confine con l’Italia: un buco di quasi 100 milioni di franchi.

Le regole sui controlli ci sono ma vanno applicate: questo è il problema principale della piazza ticinese. Ma le verifiche costano e sono quindi più frequenti nei grossi istituti che possono fare certi investimenti in questa direzione.

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