Mucca pazza: i contadini non saranno indennizzati
In seguito alla crisi della mucca pazza, migliaia di contadini reclamavano 300 milioni di franchi alla Confederazione. Ma il Tribunale federale ha scartato ogni responsabilità di Berna.
In un verdetto pubblicato lunedì, i giudici dell’autorità di ricorso ritengono che le autorità non debbano assumersi i costi dei danni subiti dagli agricoltori.
Contrariamente alla Commissione federale di ricorso in materia di responsabilità dello Stato (REKO), secondo la quale le autorità avrebbero tardato a prendere le misure necessarie, il Tribunale federale (TF) ritiene che nella gestione della crisi non può essere rimproverata loro alcuna omissione.
Pretendere l’impossibile
Di fronte ad una crisi come quella della vacca pazza, non si può pretendere che la Confederazione prenda “in ogni circostanza e in ogni caso la miglior decisione possibile nel miglior momento”. Ciò significherebbe pretendere l’impossibile, rileva il TF.
Non si può dunque rimproverare alla Confederazione di non avere vietato l’uso di farine animali nell’alimentazione dei ruminanti già nel 1988 e di aver atteso fino al 1990 per prendere un tale provvedimento.
Le autorità sono rimaste nel quadro del margine di apprezzamento che deve essere loro riconosciuto, prendendo la misura solo nel dicembre 1990 dopo lo choc provocato dall’apparizione del primo caso di encefalopatia spongiforme bovina (Bse), sostiene l’Alta corte.
Secondo le statistiche, la Svizzera figura tra i pochi paesi che non avevano più importato farine animali dalla Gran Bretagna sin dal 1987, aggiungono i giudici di Mon Repos.
Il TF non vede inoltre nessuna omissione illecita nel fatto che la Confederazione non avesse vietato l’importazione di farine animali dagli altri Stati dell’Unione europea.
Ricorso a Strasburgo?
L’avvocato dei 2206 agricoltori che hanno sporto la denuncia, Laurent Trivelli, non esclude ora di rivolgersi alla corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
Trivelli è stupito e deluso dalla decisione del TF, visto che un precedente ricorso degli agricoltori sulla medesima questione aveva dato un risultato opposto.
“Considerata l’importanza della questione e l’importo delle indennità reclamate, è possibile che l’affare non si fermi qua”, aggiunge Trivelli.
Una lunga procedura
Nel 1997, Uniterre e Agora, l’associazione degli agricoltori della Svizzera romanda, avevano inoltrato un’azione di diritto civile contro la Confederazione a nome dei 2206 contadini.
Veniva rimproverato al governo di aver decretato in ritardo il divieto delle farine animali quale foraggio per bovini, di non aver imposto la distruzione degli stock di questi mangimi e di non aver informato direttamente i produttori.
Secondo gli autori della denuncia, la Confederazione non avrebbe infine sufficientemente controllato l’applicazione delle misure contro l’encefalopatia spongiforme bovina.
swissinfo e agenzie
Nella primavera 1997, 2206 agricoltori membri delle organizzazioni Uniterre e Agora avevano inoltrato una richiesta di risarcimento per 300 milioni di franchi alla Confederazione quale compensazione per le perdite subite in seguito al crollo del mercato della carne di manzo.
Rimproverano all’Ufficio federale di veterinaria e all’Ufficio federale dell’agricoltura di non aver adottato in tempo utile delle misure per impedire la diffusione dell’encefalopatia spongiforme bovina (Esb) in Svizzera tra il 1996 e il 1997.
Il primo caso di Esb, comunemente definita la malattia della mucca pazza, è stato segnalato nel 1986 in Inghilterra. Dopo Inghilterra e Irlanda, nel 1990 la Svizzera era stato il terzo paese colpito dalla malattia che distrugge progressivamente il sistema nervoso dei bovini.
Nel 2005, in Svizzera sono stati diagnosticati tre casi di Esb. Secondo l’Ufficio federale di veterinaria, queste mucche avevano tra sette e dieci anni e fanno parte di quelle che hanno contratto la malattia a metà degli anni 90.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.