Nestlé ai ferri corti con Roma
Sta gonfiandosi in Italia la vicenda del latte artificiale della Nestlé contaminato da un agente chimico. Si parla apertamente di querela e le congetture si sprecano.
Il procuratore di Ascoli-Piceno vuole andare fino in fondo, dopo che la Nestlé ha parlato di accordo con l’Ue e il ministero della salute italiano per lo smaltimento del latte contaminato.
Bocche cucite ad Ascoli-Piceno. Il procuratore Franco Ponticelli, che ha decretato, tre giorni fa, il sequestro di milioni di litri di latte per neonati della Nestlé , non si concede volentieri alla stampa. Tuttavia, si è lasciato sfuggire alcuni dettagli che lasciano supporre che il magistrato non voglia mollare l’osso.
Accordo Ue-Nestlé?
Ponticelli, giudica infatti rilevantissime le affermazioni di Peter Brabeck, numero uno della multinazionale di Vevey. “La Nestlé ha stretto un accordo, il luglio scorso, con l’UE e il ministero italiano della Sanità – ha detto Brabeck – per potere smaltire fino a esaurimento i lotti di latte per l’infanzia incriminati e adattare nel frattempo il sistema di produzione”.
Pronta la reazione del ministro della salute italiano Francesco Storace, già nel mirino della critica per la lentezza con cui il governo avrebbe reagito di fronte all’allarme del latte contaminato. Storace parla di farneticazioni e smentisce di aver mai sottoscritto accordi. La stessa cosa dice Bruxelles.
Smentita dalla sede centrale
Dalla sede di Vevey, giovedì sera la precisazione: le parole di Brabeck sono state equivocate dalla stampa. Il direttore della multinazionale ha poi presentato le scuse parziali al ministro della sanità italiano, ammettendo di essersi sbagliato sulle date. Queste scuse sono contenute in una lettera inviata da Brabeck a Storace il 24 dicembre, di cui l’agenzia stampa svizzera ATS si è procurata una copia.
Il nervosismo potrebbe comunque essere significativo. Il boss di Nestlé, in un primo tempo, aveva infatti parlato di una data precisa dell’accordo: il luglio scorso.
La circostanza non è secondaria. La vicenda del latte contaminato, secondo la ricostruzione dell’Arpam, (l’Agenzia regionale per l’ambiente della Regione Marche), prende infatti avvio a fine giugno, quando in alcuni campioni di latte per bambini Nestlé viene individuata, casualmente, una sostanza anomala.
Partono ulteriori verifiche di laboratorio. Ma nel mezzo ci sono le vacanze estive e i risultati, che confermeranno la presenza del fissante per inchiostro ITX, (Isopropyl Thioxantone) usato per le scritte sugli imballaggi, arrivano solo a fine agosto.
E qui sorge l’interrogativo. Le parti in causa – Nestlé, Ministero della Salute e Autorità per la sicurezza alimentare europea – erano già a conoscenza che nel latte della multinazionale svizzera c’erano delle sostanze quantomeno estranee? La tossicità dell’ITX, per il momento, infatti, non è ancora stata provata.
Dal canto suo, Brabeck precisa nella lettera a Storace che la multinazionale è stata informata dall’Italia a inizio settembre del risultato degli esami sul suo latte. La Nestlé ha allora subito intrapreso a sua volta delle analisi. In seguito a una riunione con l’Ue il 19 settembre, Bruxelles aveva indicato che non era necessario procedere al richiamo dei lotti contaminati. Il 14 settembre, sempre stando alla lettera di Brabeck, la Nestlé aveva interrotto l’imballaggio del latte con i contenitori contaminati dall’ITX.
La vicenda diventerà un caso giudiziario?
L’ipotesi, per ora formulata dal procuratore di Ascoli- Piceno, Franco Ponticelli, è quella di violazione della legge sulla genuinità alimentare. Ipotesi che si potrebbe aggravare nel caso in cui venisse confermata la tossicità dell’ ITX.
Tuttavia, l’eventuale accordo sottobanco fra i tre protagonisti della vicenda, che pur sapendo avrebbero taciuto deliberatamente, potrebbe portare all’ incriminazione per dolo. Nell’ ipotesi peggiore, si potrebbe arrivare addirittura a un’incriminazione per attentato alla salute pubblica.
Nel campo delle congetture
C’è anche chi intravede un legame con la lotta in corso per il controllo della Parmalat, la ditta agroalimentare ormai risanata e pronta per essere rilevata. Nestlé figura tra le ditte interessate al rilevamento e una sua perdita di immagine potrebbe fare il gioco di chi vorrebbe che la Parmalat restasse in mani italiane. D’altronde, nella lettera citata dall’ATS, Brabeck evoca la possibilità che dietro alla vicenda si celino altri motivi, senza però fornire alcuna precisazione supplementare.
In ogni caso, in Italia, la famiglia figura tra le prime preoccupazioni della gente e tutto quanto ruota attorno ai figli e, ancor più ai neonati, è sacro. Secondo taluni osservatori, è dunque possibile che in tutta la vicenda, la Nestlé abbia sottovalutato questo aspetto psicologico legato alla società italiana.
Siamo ancora nel campo delle congetture. Tuttavia, è evidente che la vicenda è caratterizzata da molte stranezze. A cominciare dai ritardi con cui le autorità sanitarie, regionali e nazionali, – dopo che il caso di contaminazione viene alla luce – reagiscono. Nessuno avvisa la magistratura. Nessuno dispone il sequestro dei prodotti a rischio.
Tanto che alla fine, sarà la denuncia di uno studente di chimica, che casualmente trova l’ITX nel latte del biberon del proprio bambino, a mettere in moto la giustizia. E questo solo l’8 novembre scorso. Oltre due mesi dopo la scoperta dell’ ITX nel latte Nestlé .
swissinfo, Paolo Bertossa, Roma
La contaminazione con un agente chimico del latte per neonati della Nestlé sta suscitando forti polemiche in Italia.
La multinazionale svizzera sembra avere sottovalutato la portata psicologica di questa vicenda in Italia, dove tutto quanto ruota attorno alla famiglia e ai neonati è particolarmente importante.
Ma c’è anche chi inserisce quanto sta accadendo nel contesto della lotta per il controllo della Parmalat.
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