No alla cancellazione dei debiti dei paesi poveri
Alcuni membri del governo svizzero hanno espresso il loro «scetticismo» nei confronti delle proposte che puntano ad una diminuzione o alla cancellazione totale del debito dei paesi in via di sviluppo.
Di debiti si è parlato a Washington in occasione delle riunioni annuali del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale.
La parola «debito» era un po’ su tutte le bocche in seno alle delegazioni governative che hanno partecipato alle riunioni annuali del Fondo monetario internazionale (FMI) e della Banca mondiale, tenutesi a Washington ad inizio ottobre.
Si è parlato del debito dell’Iraq, ma soprattutto dei debiti dei paesi più poveri del pianeta, buona parte dei quali si trova in Africa.
I paesi membri delle due istituzioni non hanno trovato un accordo e hanno deciso di non decidere, anche se il FMI ha prolungato di due anni il piano di alleggerimento del debito dei paesi più poveri.
Sono state però respinte le proposte di riduzione o cancellazione del debito avanzate da diverse organizzazioni non governative, tra le quali il movimento altermondialista svizzero, e da alcuni governi.
Reticenze elvetiche
In occasione di un incontro con la stampa, la delegazione svizzera, guidata dal ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz, al quale si sono aggiunti il presidente della Confederazione Joseph Deiss e il capo della Banca nazionale svizzera Jean-Pierre Roth, si è detta d’accordo con la decisione del FMI.
Pur affermando che resta «aperto ad altro», Hans-Rudolf Merz ha dichiarato a swissinfo che «lo sdebitamento totale non è una soluzione perfetta e definitiva». Il ministro ha spiegato che un’eventuale cancellazione del debito deve inscriversi in una «strategia generale» destinata a «portare i paesi che ne beneficeranno a diventare indipendenti dagli aiuti allo sviluppo».
Ha aggiunto inoltre che la cancellazione pura e semplice in favore di alcuni paesi del Sud «sarebbe un’ingiustizia» nei confronti di altri paesi poveri che seguono delle politiche economiche ragionevoli e rigorose.
Dal canto suo Joseph Deiss ha ricordato a swissinfo «l’importanza dello sdebitamento già avvenuto» grazie ai piani di alleggerimento che sono stati prolungati fino al 2006. Il presidente della Confederazione ritiene che per la ventina di paesi che ne hanno approfittato «la riduzione dei due terzi del loro debito è considerevole».
Rivalutare l’oro del FMI
Una delle proposte formulate durante le riunioni annuali consiste nella rivalutazione delle riserve d’oro del FMI. Il valore di queste 3217 tonnellate di lingotti è stimato intorno agli 8,5 miliardi di dollari, quando secondo il corso attuale dell’oro sui mercati dovrebbe attestarsi sui 42,2 miliardi di dollari.
L’idea, avanzata tempo fa dalle ONG e ripresa quest’anno dalla Gran Bretagna, è che senza bisogno di ricorrere a ulteriore denaro, la rivalutazione della riserva d’oro permetterebbe di cancellare una parte consistente del debito multilaterale dei paesi poveri.
Interrogato a questo proposito da swissinfo, Hans-Rudolf Merz ha affermato che la questione è stata solo «brevemente» discussa e che in ogni caso «a corto termine non ha l’appoggio di una maggioranza».
Il ministro elvetico delle finanze ha per altro minimizzato la portata di una rivalutazione dell’oro del FMI. «Dopo tutto, le riserve d’oro del FMI sono inferiori a quelle della Svizzera», ha dichiarato Merz.
Un’illusione?
Anche Joseph Deiss esprime il suo «scetticismo» nei confronti delle proposte che sono state fatte finora e parla di «Un’illusione che sembra nascondersi dietro tutti questi metodi» di sdebitamento.
Deiss afferma che la cancellazione, o un nuovo alleggerimento, del debito multilaterale comprometterebbe l’aiuto allo sviluppo, perché «finanziare dei rimborsi con gli aiuti futuri limiterebbe la possibilità d’intraprendere nuovi progetti».
«Le reticenze di fronte alla cancellazione totale del debito sono una questione di principio», continua Deiss, «perché la Banca mondiale è una banca e se i suoi aiuti si trasformano in doni, diventa un’associazione filantropica».
Il presidente della Confederazione ricorda che in merito ai dossier riguardanti il debito dei paesi poveri, la Svizzera ha svolto un ruolo di pioniera, almeno sul piano bilaterale. Oggi siamo al punto che «non abbiamo più crediti aperti a livello bilaterale».
swissinfo, Marie-Christine Bonzom, Washington
(traduzione, Doris Lucini)
La Svizzera è membro del Fondo monetario internazionale dal 1992.
Dirige un gruppo composto da sette paesi: Polonia, Serbia-Montenegro, Azerbaigian, Kirghisistan, Uzbekistan, Tagikistan e Turkmenistan.
La Svizzera figura tra i 24 membri del consiglio d’amministrazione del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale.
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