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“Non puntateci il dito contro”

Il direttore dell'ASB Urs Roth (a destra) respinge le accuse di attirare i soldi sporchi dai paesi poveri. Keystone Archive

L’Associazione svizzera dei banchieri si difende dalle accuse, sollevate dalla “Dichiarazione di Berna”, di attirare i soldi della corruzione, in provenienza dai paesi in via di sviluppo.

Intanto, un sondaggio rileva che i cittadini svizzeri sono soddisfatti delle proprie banche e favorevoli al mantenimento del segreto bancario.

Le discussioni attorno al segreto bancario continuano. Il mese scorso, l’organizzazione terzomondista “Dichiarazione di Berna” aveva accusato le banche svizzere di utilizzare il segreto bancario come calamita per attirare i capitali dei paesi in via di sviluppo. Soldi non sempre puliti, visto che i capitali sarebbero spesso originati dalla corruzione.

In occasione della prima conferenza stampa dell’anno, l’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) si difende dalle accuse, relativizzando la quantità di soldi che giungono dai paesi più poveri e vantando i controlli di verifica sulle operazioni finanziarie.

Niente soldi sporchi in cassa



“Non vogliamo i soldi della corruzione e di sicuro non ne abbiamo bisogno”, dichiara Urs Roth, direttore dell’Associazione svizzera dei banchieri (ASB).

Senza negare la presenza, nelle casseforti svizzere, di fondi provenienti dai paesi in via di sviluppo, l’ASB sottolinea i progressi degli ultimi anni nella lotta contro i capitali di dubbia provenienza.

In merito alle verifiche che le banche attuerebbero sull’origine dei capitali, Urs Roth sottolinea che, “in Svizzera vigono delle regolamentazioni molto rigide”.

A questo proposito, il presidente dell’ASB Pierre Mirabaud aggiunge che, in caso di dubbio, le banche possono beneficiare dell’aiuto del Dipartimento federale degli affari esteri.

Il presidente dell’ASB riconosce tuttavia che a volte è difficile fare la distinzione tra i fondi privati di un capo di stato ed i fondi pubblici.

Non solo in Svizzera



“Ci capita a volte di assumere il ruolo di banca centrale di paesi in via di sviluppo, come ad esmpio in Africa, che non hanno i mezzi sufficienti per gestirsi finanziariamente. È un modo per mostrare all’estero la qualità dei servizi di SwissBanking”, continua P. Mirabaud.

Secondo l’ASB, la ragione principale per la quale i soldi onestamente guadagnati nei paesi di sviluppo sono piazzati all’estero, risiede nel fatto che le regioni più povere, non disponendo di un sistema finanziario sicuro ed efficace, offrono solo limitate possibilità di investimento.

Al contrario della Svizzera, che gode di una stabilità economica, politica e sociale. Il segreto bancario svizzero non dev’essere quindi messo all’indice.

Roth fa notare che la Svizzera non attira i capitali africani, più di quello che fanno le altre piazze finanziarie. “Secondo le statistiche ufficiali, i fondi provenienti dall’Africa nelle banche svizzere ammontava, nel 2002, a 9 miliardi di franchi. Ciò rappresenta solo lo 0,75% del nostro patrimonio amministrativo totale. Per le banche britanniche i depositi ammontavano a ben 58 miliardi. Non è quindi corretto puntare il dito solo contro di noi”, aggiunge Roth.

Cittadini soddisfatti



Secondo un sondaggio compiuto tra dicembre e gennaio 2004, commissionato proprio dall’ASB, gli istituti bancari svizzeri godono di una buona immagine presso i cittadini elvetici. Il 53% delle persone interrogate esprime un giudizio da positivo a molto positivo. Nel 2003, la percentuale era del 49%.

Una forte maggioranza – il 76% – si dice inoltre favorevole al mantenimento del segreto bancario.

Dal sondaggio emergono però anche delle critiche: l’impegno delle banche nei riguardi delle piccole e medie imprese è giudicato insoddisfacente dal 58% degli interrogati.

swissinfo e agenzie

La legislazione svizzera opera una netta differenza tra l’evasione fiscale – la non dichiarazione dei profitti al fisco – e la frode fiscale, che implica la falsificazione di documenti contabili.

La frode è oggetto di sanzioni penali ovunque nel mondo. L’evasione fiscale, invece, è sanzionata in Europa, ma non in Svizzera.

Ciò significa che, di fronte ad un’evasione fiscale nel paese di domicilio di un suo cliente, la Svizzera rifiuta ogni domanda di collaborazione internazionale.

L’unico modo per accedere ai dati custoditi dalle banche svizzere da parte del fisco straniero, è di dimostrare alle autorità elvetiche la presenza di una frode.

Alla fine del 2002, le agenzie bancarie svizzere all’estero gestivano 2’945 miliardi di franchi in titoli.
Una diminuzione del 13% rispetto al 2001

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