Non solo monumenti nel patrimonio mondiale
La Svizzera darà il suo contributo alla ridefinizione del concetto di «patrimonio dell'umanità» alla riunione delle Nazioni unite in Sudafrica (11-17 luglio).
L’Unesco tenta d’incoraggiare l’entrata di siti non europei nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità. Spesso sono proprio questi siti a necessitare di una protezione maggiore.
Il comitato del «Patrimonio mondiale dell’umanità», che dà il suo avvallo all’iscrizione di nuovi siti sulla lista dell’Unesco, ritiene che attualmente l’Europa sia sovrarappresentata nell’elenco dei 788 oggetti catalogati, soprattutto con i monumenti.
Per rimediare a questa mancanza di equilibrio, il comitato ha cominciato a mettere in atto una nuova strategia che volge la sua attenzione a regioni che attualmente hanno pochi o nessun sito nella lista. In queste regioni si va alla ricerca, per esempio, di oggetti d’interesse industriale o architettonico.
«Ci sono troppi siti in Europa», afferma Johann Mürner dell’Ufficio federale della cultura. «Basta pensare al peso culturale di paesi come l’Italia, la Francia o la Spagna per capire perché le cose stiano così».
Ma il comitato dell’Unesco vuole cercare anche altrove, per fare in modo che la lista rifletta quello che viene chiamato un «eccezionale valore universale». Negli intenti dell’Unesco questo significa rispettare il patrimonio culturale e naturale delle diverse regioni del mondo.
La Svizzera ha recentemente presentato una cinquina di possibili candidati alla lista Unesco che corrispondono a questi criteri. Saluta quindi con favore, e sostiene, la nuova politica dell’Unesco.
Dossier impeccabili
«Abbiamo selezionato per esempio la linea ferroviaria del Bernina e la città della Chaux-de-Fond – bell’esempio di architettura del XIX secolo – proprio perché corrispondono alle linee guida e non sono dei monumenti nel senso classico del termine», spiega Mürner a swissinfo.
Inizialmente, la Svizzera era intenzionata a presentare alla riunione che si tiene tra l’11 e il 17 luglio la candidatura del sovrascorrimento (in geologia si chiama così il movimento tettonico che consiste nello scivolamento di masse rocciose sopra il basamento preesistente) delle Alpi glaronesi.
La regione, situata nella Svizzera orientale, è uno dei luoghi in cui meglio si può studiare la geologia alpina. Ma le autorità hanno deciso di non inoltrare la candidatura dopo aver ricevuto un rapporto di valutazione negativo.
La Svizzera, ora, studierà a fondo il rapporto e tenterà di portare dei correttivi ai punti del dossier ritenuti deboli. Il valore del sito non è in discussione, ma un dossier imperfetto comprometterebbe la sua entrata nella lista dell’Unesco.
«Dobbiamo risolvere alcuni problemi», ammette Mürner, «solo così possiamo migliorare le nostre chance di far accogliere il sovrascorrimento di Glarona nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità. Dobbiamo sviluppare un piano di gestione comparabile a quello proposto da altri siti accolti nella lista e, in generale, dobbiamo migliorare la qualità della nostra candidatura».
Ricadute
Per la Svizzera, il fatto di vedere accolto il suo patrimonio culturale e naturale nella lista dell’Unesco non è importante come potrebbe esserlo per un paese in via di sviluppo. Le nazioni europee, in genere, garantiscono una protezione sufficiente agli oggetti e ai siti che hanno un valore universale.
Certo, ammette Johann Mürner, «essere sulla lista dell’Unesco ha delle ricadute sull’industria del turismo, perché aiuta ad attrarre i visitatori».
Ma l’elaborazione di una candidatura può avere altri effetti benefici, perché costringe ad elaborare un piano di gestione accurato. «La Ferrovia Retica, per esempio, per le linee dell’Albula e del Bernina sta lavorando ad un concetto che unisca aspetti diversi, come la bellezza del paesaggio, la ferrovia e la protezione del sito», racconta Mürner.
«Se alla fine le linee ferroviarie del Bernina e dell’Albula entreranno o meno nella lista dei siti patrimonio dell’umanità è di secondaria importanza, visto che disporremo comunque di un progetto che sarà molto utile».
swissinfo, Scott Capper
(traduzione, Doris Lucini)
6 siti svizzeri sono stati dichiarati patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco.
Si tratta del centro storico della città di Berna, del convento di San Gallo, del monastero benedettino di Müstair, dei castelli di Bellinzona, della regione del ghiacciaio dell’Aletsch e del Monte San Giorgio.
Il Consiglio federale ha presentato all’Unesco altri cinque siti: i vigneti del Lavaux (lago di Ginevra), edifici progettati da Le Corbusier, la città di La-Chaux-de-Fonds (e Le Locle), la regione della linea ferroviaria Albula-Bernina e i siti preistorici lacustri.
Al convegno di Durban (Sudafrica) verranno sottoposte al Comitato del patrimonio mondiale dell’umanità 42 nuove candidature.
Il Comitato prenderà in esame 28 siti culturali, 10 siti naturali e 4 siti misti. Le candidature sono state presentate da 44 paesi.
Verranno riconsiderati anche 35 siti già sulla lista, che attualmente sono in pericolo (agenti chimici, mine, inquinamento, guerra).
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