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Nuovi chiarimenti sulla fiscalità dei risparmi

Il ministro delle finanze svizzero Kaspar Villiger e il commissario europeo Frits Bolkestein (a destra) Keystone

Lo scambio d'informazioni rimane il punto della discordia nei negoziati tra Berna e Bruxelles in vista di un'armonizzazione della tassazione dei risparmi.

Un nuovo incontro, tenuto giovedì a Zurigo, ha permesso di avvicinare le posizioni, senza però intravedere uno sbocco.

Su tre dei quattro punti principali delle trattative vi è un’ampia intesa, hanno assicurato il presidente della Confederazione Kaspar Villiger, il commissario UE per il mercato interno Frits Bolkestein e il ministro danese delle finanze Thor Pedersen.

Con l’incontro di Zurigo, i rappresentanti della Confederazione e dei Quindici hanno cercato nuovamente di far avanzare il delicato dossier della fiscalità dei risparmi.

Un accordo sul quarto punto, ossia lo scambio d’informazioni, rimane però ancora molto lontano. «Abbiamo davanti a noi ancora del duro lavoro» ha dichiarato Thor Pedersen all’aeroporto di Zurigo, al termine dell’incontro

Proposte convergenti

L’UE chiede alla Svizzera di collaborare attivamente per impedire la frode e l’evasione fiscale dei suoi cittadini. Da parte sua, Berna ha presentato tre proposte che corrispondono alle richieste di Bruxelles.

Innanzitutto, le autorità elvetiche sono disposte ad imporre una tassa preventiva fino al 35% sugli utili provenienti dai capitali di risparmio depositati in Svizzera. I cittadini dei Quindici possono accettare questa deduzione oppure consentire alle loro autorità fiscali di informarsi sui fondi depositati in territorio elvetico.

Il governo svizzero è inoltre disposto a rivedere il dossier dopo un periodo di transizione di 7 anni. Berna ha rifiuta invece di cedere sul punto più delicato per la piazza finanziaria elvetica.

Vertenza sull’evasione fiscale

Le autorità svizzere respingono infatti lo scambio d’informazioni in caso di evasione fiscale. Contrariamente alla frode fiscale, per la quale la Svizzera è disposta già oggi a collaborare, l’evasione fiscale non costituisce infatti un reato penalmente perseguibile nella Confederazione.

Accordare assistenza amministrativa in questi casi significherebbe sacrificare il segreto bancario e la Svizzera non è pronta a farlo, ha ribadito Villiger. Il consigliere federale ha sottolineato che le altre offerte elvetiche sono «per lo meno equivalenti» alle misure chieste dall’UE.

Bruxelles sta preparando in tale ambito una direttiva – che dovrebbe entrare in vigore il prossimo primo gennaio – sullo scambio automatico di informazioni tra i suoi stati membri.

Un cammino ancora lungo

Il problema dell’assistenza in caso di evasione fiscale (che l’UE considera alla stregua di una frode) sarà al centro di nuove discussioni tra le due parti. La data dell’incontro non è ancora stata fissata. «La metà del cammino su questo punto è stata già percorsa» ha assicurato il portavoce del Dipartimento federale delle finanze Daniel Eckmann.

Anche se «nulla è impossibile», come ha tenuto a sottolineare Bolkestein, sembra difficile che Svizzera e UE si mettano d’accordo prima della prossima riunione dei ministri delle finanze dei Quindici, in programma il prossimo 3 dicembre.

L’UE deve trovare un accordo entro la fine dell’anno con sei paesi terzi: la posizione della Svizzera è decisiva e influenzerà quelle di piccoli Stati come Monaco, San Marino, Andorra e Liechtenstein, ha precisato Bolkestein. A suo avviso, gli Stati Uniti sembrano essere sulla stessa lunghezza d’onda dell’UE.

swissinfo e agenzie

Il primo pacchetto di accordi bilaterali è entrato in vigore il 1° giugno 2002.
Nell’estate 2002 Svizzera e UE hanno avviato un nuovo round di negoziati bilaterali.
L’armonizzazione fiscale dei risparmi rappresenta il dossier più delicato delle trattative bilaterali II.

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