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Per rendere più indipendenti gli handicappati

Molti handicappati, con un po' d'aiuto, potrebbero vivere a casa Keystone Archive

Un nuovo progetto pilota vuole favorire l'indipendenza degli handicappati, che possono impiegare come badante una persona di loro scelta.

Il progetto, della durata di due anni, permetterà a 400 persone, tra cui anche dei bambini, di vivere a casa. Il salario della o del badante non viene fissato rigidamente dal programma.

Il programma ha a disposizione 43 milioni di franchi, finanziati dall’assicurazione invalidità (AI) e dalla Confederazione. Lo scopo principale è di dare più autosufficienza a persone colpite da gravi handicap, finanziando personale badante scelto da loro stessi.

Le informazioni raccolte durante i primi due anni del progetto pilota, serviranno a capire se in questo modo è possibile ridurre le spese sanitarie legate alla cura degli handicappati.

Il sistema attuale prevede che l’assicurazione invalidità si faccia carico del 40% dei costi di un istituto di cura (nel 2004 i costi sono ammontati a 1,2 miliardi di franchi). Il resto delle spese viene invece ripartito tra cantoni, invalidi, comuni e assicurazioni malattia.

Il nuovo schema permetterebbe di remunerare i famigliari, che sono coloro che si occupano più spesso della cura dell’handicappato.

Cure a domicilio poco diffuse

Katharina Kanka, presidente della fondazione che si occupa del progetto pilota, spiega a swissinfo perché il concetto di badante domestico è meno diffuso in Svizzera, rispetto ad altri paesi europei.

Innanzitutto proprio il sistema consolidato degli istituti di cura, molto ben finanziati e di alto livello, non ha favorito lo sviluppo del modello privato.

«Poi però non ci sono abbastanza soldi per i programmi di integrazione del disabile nella società. È stata creata un’isola beata, che non lascia però spazio a chi vorrebbe vivere da solo», spiega Katharina Kanka.

Un’altra barriera viene dai fornitori di servizi, gli istituti, per i quali un handicappato è comunque una fonte di guadagno.

Bambini

I 400 partecipanti sono stati selezionati tra ogni categoria di età e di problema di salute. Alcuni bambini potranno evitare di vivere negli istituti e condurre una vita di famiglia quasi normale, spiega Katharina Kanka.

«Alcuni frequentano scuole speciali, ma vorrebero frequentare una scuola normale, accompagnati dal badante».

Tra gli adulti che hanno vissuto per anni in un istituto – prosegue – qualcuno vuole più indipendenza. Altri dipendono invece da un membro della famiglia che deve giostrarsi tra impegni di lavoro e cure al disabile, senza un giorno di vacanza o un salario.

In merito alla scelta del badante, il programma non prevede nessuna restrizione. Non sono neppure richieste qualifiche particolari, così come non è prestabilito l’ammontare della remunerazione per chi si occupa della persona handicappata.

Un contributo in due parti

Il fondo destinato ad ogni partecipante è suddiviso in due parti: una copre i costi dell’assistenza, mentre l’altra rappresenta una somma forfettaria fissata in base alla gravità dell’handicap.

I promotori stimano così che ogni badante potrebbe ricevere 30 franchi all’ora, ovvero 50’000 franchi all’anno. A confronto, i costi annuali in un istituto specializzato ammonterebbero a 110’000 franchi (300 franchi al giorno).

Una volta lanciato, il progetto dovrebbe consentire un risparmio dell’ordine di 30 milioni di franchi annui, per la gioia dell’AI, la quale si trova in una situazione finanziaria estremamente delicata: alla fine del 2004, il suo deficit globale si è attestato a oltre 6 miliardi di franchi.

Il governo svizzero aveva proposto un aumento dell’IVA (imposta sul valore aggiunto) dell’1% per colmare il disavanzo dell’assicurazione invalidità, ma il popolo lo aveva rifiutato (2004). In attesa di un nuovo progetto destinato ad incrementare le entrate, le autorità puntano al momento su una politica di risparmio.

Mobilitare gli handicappati

Al programma possono partecipare solo coloro che sono beneficiari di un sussidio speciale, previsto nel caso in cui il disabile non sia in grado di badare a se stesso.

La presidente della fondazione è ottimista e crede che il progetto possa pure incoraggiare gli handicappati a rivendicare i loro diritti: «Sono troppo pochi i disabili che si attivano per aiutarsi vicendevolmente. Alcuni sono appagati, altri rassegnati. Altri ancora temono invece di essere puniti nel caso si mobilitassero e quindi se ne stanno tranquilli», dice Katharina Kanka.

«Il progetto potrà ovviare a questa situazione, incoraggiando i disabili a mobilitarsi maggiormente. Inoltre, spero che i partecipanti aiuteranno coloro che invece non possono beneficiare del programma», conclude.

swissinfo, Faryal Mirza
traduzione e adattamento: Luigi Jorio

Si pensa che circa 100 persone, su 400, potranno evitare di vivere in un istituto grazie al programma.

Il risparmio potrebbe essere di circa 30 milioni annui.

Su circa 33’000 persone che avrebbero i requisiti necessari per partecipare al programma, 6’000 sono minori.

Il 50% di loro vive in istituti.

Nel 25% dei casi si tratta di handicappati gravi.

Partecipano al programma solo gli handicappati che dispongono di alcuni benefici assicurativi.

Serve a pagare uno stipendio, variabile a seconda del tipo di handicap, ad una persona che si occupa di loro giornalmente.

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