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Perugina: contestati i piani Nestlé

Nestlé

I piani di ristrutturazione della Perugina, storica fabbrica dolciaria italiana acquistata dalla Nestlé, sono al centro di forti contrasti.

La località umbra di San Sisto difende strenuamente uno dei suoi principali insediamenti industriali.

La tranquillità sociale – per la Perugina di San Sisto, vicino a Perugia, gloriosa fabbrica dolciaria acquisita tempo fa dalla multinazionale elvetica Nestlé – è a rischio.

Lo scoglio è rappresentato dalle trattative sulle modifiche da apportare all’orario di lavoro. Una manovra che prevede anche l’esubero 220 impiegati. I sindacati sono intervenuti in forze obbligando l’azienda a una serata trattativa che va avanti da oltre una settimana.

“Siamo ormai in trattativa da giorni. Stanotte abbiamo discusso con i vertici dell’azienda che fortunatamente sono disposti a trattare anche se per il momento non si è sbloccato ancora nulla”, dice a swissinfo Alessandro Petruzzi della CGIL.

Un marchio storico

Anche le forze politiche locali sono mobilitate. La Perugina rappresenta non solo un marchio storico, ma anche uno dei principali insediamenti industriali in una regione caratterizzata soprattutto dalla produzione agroalimentare e dal turismo.

Il sindaco del capoluogo, Renato Lucchi, ha già ricevuto una delegazione dei lavoratori di San Sisto, ma anche i consiglieri del centrodestra hanno presentato una mozione che invita la giunta ad attivarsi “con azioni urgenti e necessarie” per risolvere il problema e garantire i livelli occupazionali.

Tecnicamente la procedura messa in moto dalla Nestlé italiana è una “mobilità”, ovvero un prepensionamento, che riguarda 150 operai e 70 impiegati.

Una settimana di agitazioni

“L’azienda, dopo oltre una settimana di agitazione e di pressioni” ci dice ancora Petruzzi, “è forse disposta ora a rivedere in parte la sua strategia. Mantiene la richiesta di maggiore flessibilità ma sarebbe anche disposta a ridiscutere i termini dell’esubero con una fuoriuscita più morbida per i 220 addetti”.

Questa disponibilità alla trattativa della Nestlé, dicono ancora i sindacati, diminuisce il pericolo che dietro la manovra ci sia l’intenzione, da parte della multinazionale, di disimpegnarsi progressivamente dal polo dolciario umbro.

L’azienda per altro aveva già smentito in precedenza questa interpretazione. In una nota ufficiale dell’azienda si afferma infatti che “San Sisto svolge un ruolo primario nell’attività di Nestlé Italiana, con un organico in forza di 1.350 persone e oltre 100 fornitori locali coinvolti, per un indotto di oltre 20 milioni di euro”.

Ristrutturazione contestata

La produzione di San Sisto, nel 2002, ha superato le 30.000 tonnellate, il 10% in più dell’anno precedente. Quella fabbrica – continua la nota – “è stata scelta a livello europeo come stabilimento produttivo per la realizzazione di un nuovo prodotto a marchio Nestlé destinato inizialmente al mercato inglese.”

Produzioni aggiuntive che richiederebbero “l’utilizzo ottimale degli impianti” durante i periodi di stagionalità e “una nuova organizzazione del lavoro che attraverso una maggiore flessibilità offra opportunità di significativi incrementi occupazionali”.

Logica, questa, che è stata contestata dai sindacati, secondo i quali – in un’ottica di aumento della produzione – il licenziamento di 220 dipendenti con contratti a tempo indeterminato può essere spiegata solo con l’intenzione di sostituirli con altri cui imporre peggiori condizioni salariali, normative e di orario.

E ricordano come i dipendenti “stagionali” siano oltre 600, di cui un centinaio giovanissimi – tra i 18 e i 25 anni – in condizioni di lavoro tali da aver fatto guadagnare loro il soprannome di “albanesi”.

Le prossime ore saranno dunque decisive per capire quale futuro e a quali condizioni avranno i 1350 dipendenti di San Sisto.

swissinfo, Paolo Bertossa, Roma

La Nestlé in Italia

Quello di San Sisto (Perugia) non è l’unico stabilimento della Nestlé. La multinazionale di Vevey, nel corso degli anni, ha in pratica acquisito una grande quota della produzione dolciaria e alimentare italiana.

Sono sotto il suo controllo marchi storici come la Buitoni (pasta, sughi e prodotti da forno), Motta (panettoni, gelati, ecc), l’Antica Gelateria del Corso, Alemagna.

Nove gli stabilimenti in attività: San Sepolcro (Arezzo), Ferentino (Frosinone), Benevento, San Martino Buonalbergo (Verona), Moretta (Cuneo), Milano, Parma e Eboli (Salerno).

Gli impiegati del colosso elvetico, in Italia sono complessivamente oltre 5 mila.

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