Più intensa la lotta contro la cibercriminalità
Il Servizio nazionale di coordinazione per la lotta contro la criminalità su Internet non ha mai ricevuto così tante segnalazioni di possibili abusi, come lo scorso anno.
Per la prima volta dall’inizio delle sue attività nel 2003, la maggior parte dei casi denunciati a quest’organo di controllo riguardavano la diffusione di materiale pedopornografico.
Nel 2005 sono stati segnalati in totale 7345 contenuti sospetti al Servizio nazionale di coordinazione per la lotta contro la criminalità su Internet (SCOCI), ha reso noto giovedì l’Ufficio federale di polizia (fedpol.ch). Si tratta di oltre 1000 casi in più rispetto all’anno precedente.
Se nel 2003 e 2004 le segnalazioni riguardavano soprattutto i messaggi di posta elettronica non richiesti (spam), l’anno scorso il motivo più ricorrente di una comunicazione allo SCOCI è stata la diffusione di pornografia dura, in particolare la pornografia di carattere pedofilo.
Maggiore sensibilizzazione
Quest’evoluzione si spiega con una maggiore sensibilizzazione della popolazione, ma è anche dovuta a vere e proprie campagne di spam dal contenuto pedopornografico, si legge nella nota di fedpol.ch.
“Oggi la gente è più attenta al problema, anche perché i media si sono soffermati su alcuni casi finiti dinnanzi ai tribunali. Inoltre moltissime persone sono regolarmente sommerse da e-mail indesiderate, contenti pornografia infantile”, sottolinea David Billard, docente alla Scuola di scienze criminali dell’Università di Losanna.
Di fronte a questa situazione, lo SCOCI ha posto l’accento sulla preparazione dei dossier trasmessi ai cantoni, che contengono azioni sospette dimostrabili e chiare.
Sebbene il numero dei dossier relativi a casi sospetti trasmessi ai cantoni sia sceso a 272, contro i 438 nel 2004, un procedimento penale è stato aperto in quasi tutti i casi, a conferma della qualità dei dossier trasmessi. In seguito, presso le persone sospettate è sovente stato individuato materiale illegale.
Criminalità senza frontiere
Anche lo scorso anno lo SCOCI ha constatato che, all’interno di chat espressamente previste per bambini, agiscono spesso persone adulte che cercano di contattare minorenni. Usando un linguaggio esplicitamente sessuale, dimostrano la volontà di volerli incontrare anche nella vita reale.
Queste ricerche di contatto attraverso le chat (grooming) costituiscono – secondo lo SCOCI – un notevole pericolo per l’integrità sessuale dei bambini.
La polizia incontra generalmente difficoltà a tracciare dei collegamenti tra i diversi casi, per scovare ad esempio intere reti pedofile.
“Purtroppo la criminalità supera le frontiere nazionali e molti abusi scoperti in Svizzera sono dovute a persone che operano su internet dall’estero”, sottolinea David Billard.
Lo SCOCI segnala infine che si è registrato un aumento notevole anche nel settore dei reati economici, in particolare per quanto riguarda i tentativi di truffa tramite Internet.
swissinfo e agenzie
Il Servizio nazionale di coordinazione per la lotta contro la criminalità su internet (SCOCI) ha iniziato le sue attività nel 2003.
Finanziato dalla Confederazione e dai Cantoni, lo SCOCI è incaricato di raccogliere le segnalazioni su casi di criminalità su Internet, di verificarli e di trasmetterli agli organi di giustizia e polizia.
Nel 2005, sono state inoltrate dalla popolazione 7345 segnalazioni di casi sospetti di cibercriminalità.
272 dossier sono stati trasmessi alle autorità cantonali per l’apertura di un’inchiesta penale.
Nei contenuti internet di rilevanza penale rientrano in particolare:
pornografia dura (atti violenti o atti sessuali con bambini, animali, escrementi umani),
rappresentazioni di scene violente,
estremismo e razzismo,
accesso illecito a sistemi di computer,
diffusione di virus informatici,
danneggiamento dei dati,
abuso delle carte di credito,
violazione dei diritti d’autore,
commercio illegale di armi.
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