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Prospera in Svizzera la pirateria informatica

Ogni anno, nel mondo, vengono distrutte tonnellate di cd-rom con copie pirata di programmi informatici Keystone

Gli affari con software prodotto illegalmente sono stati scoperti anche dalla criminalità organizzata e il Ticino funge da crocevia. Si tratta di un mercato in rapida crescita, ha dichiarato Danilo Bianchi, responsabile della divisione reati economici e finanziari della polizia cantonale ticinese.

Nel 1998, sono state sequestrate in Svizzera copie pirata per un valore complessivo di 23’000 franchi. Lo scorso anno il valore dei sequestri è salito a 17,5 milioni di franchi, ha detto Bianchi, che si è espresso in una conferenza stampa a Zurigo sulla pirateria informatica organizzata da «Business Software Alliance» (BSA).

Grazie a Internet, la pirateria di software ha assunto nuove dimensioni, ha rilevato dal canto suo Georg Herrnleben, direttore per l’Europa centrale di BSA, che rappresenta i maggiori produttori mondiali di software, un settore che subisce le conseguenze delle istallazioni illegali nelle imprese.

Secondo la BSA, una su tre ha utilizzato lo scorso anno programmi sprovvisti di licenza. Si calcola che ciò abbia causato un danno di 175,6 milioni di franchi all’economia svizzera. I danni a livello mondiale sono stimati a 12 miliardi di dollari.

Il materiale sequestrato dalle autorità costituisce comunque solo una piccola parte del quantitativo di programmi copiati: è estremamente difficile valutare quanti siano effettivamente i software illegali in commercio. Questi prodotti sono imitati in maniera professionale: per i profani è praticamente impossibile distinguerle dagli originali.

Le copie dei programmi vengono prodotte in paesi asiatici, ad esempio Singapore, Tailandia o Hong Kong, dove vengono stampati anche falsi manuali per l’uso. Programma e istruzioni vengono poi impacchettati assieme e spediti. Nella dichiarazione doganale figura però solo il libro di istruzioni.

Via Kloten, i «manuali» giungono per via aerea a Lugano, dove vengono sbrigate le pratiche doganali. Il materiale viene poi immagazzinato presso società del posto in attesa di venire contrabbandato in Italia. I pacchetti seguono la classica via dei contrabbandieri: per lo più passano sotto al naso di doganieri corrotti, ha affermato Bianchi. Oppure attraversano il confine nascosti nei doppi fondi di camion in transito.

In Italia, il materiale viene consegnato ai grossisti, che lo distribuiscono poi ai venditori al dettaglio. I clienti comperano quindi, senza saperlo, programmi illegali, che praticamente non si possono distinguere dagli originali.

La particolare posizione geografica del Ticino viene sfruttata, non solo come piazza finanziaria, ma anche come piattaforma operativa di questi commerci. Le società che stanno dietro a questo commercio hanno «legami molto stretti con membri della criminalità organizzata» ha affermato Bianchi.

swissinfo e agenzie

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