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Quando il franco mostra i muscoli

Il franco sta diventando più "pesante" rispetto all'euro Keystone

In Svizzera, quasi un franco su due è guadagnato vendendo beni e servizi all’estero, soprattutto nell’UE. Il tasso di cambio franco/euro è dunque vitale per l’economia elvetica.

Da marzo, il franco è rincarato di circa il 4% rispetto alla moneta comunitaria. E gli esportatori (ri)cominciano a preoccuparsi.

“Certo, stiamo osservando molto attentamente lo sviluppo del tasso di cambio con l’euro”, rileva Dorothea Tiefenauer, portavoce di Swissmem, l’Associazione svizzera dell’industria delle macchine e dell’elettrotecnica, all’origine di più del 40% delle esportazioni svizzere.

L’inquietudine è giustificata: negli ultimi quattro mesi l’euro ha perso parecchio terreno rispetto al franco.

Oggi un euro vale 1.52 franchi. Lo scorso 8 marzo ne valeva 1.58. Dopo mesi di stabilità, la valuta svizzera si sta rafforzando. Con quali conseguenze?

Il prezzo dei prodotti svizzeri nei paesi dell’Unione europea ne risulta gonfiato. Ed i muscoli del franco possono così finire per danneggiare la capacità concorrenziale del “made in Switzerland”.

L’ombra del 2002

Al momento, la situazione permane tuttavia tutt’altro che drammatica. Nel primo trimestre del 2004, le esportazioni di merci svizzere sono aumentate globalmente del 3.2%.

Nello stesso periodo, Swissmem ha addirittura riscontrato un aumento delle vendite all’estero del 12.7%. Poi, nei mesi successivi, il franco ha cominciato a salire.

“Nei primi mesi dell’anno abbiamo finalmente ritrovato delle cifre positive”, sottolinea Dorothea Tiefenauer. “Ma un aumento troppo rapido del corso del franco potrebbe causarci parecchi problemi”.

L’industria d’esportazione svizzera definisce infatti la “soglia del dolore” ad un tasso di cambio con l’euro di 1.50.

Nel 2002 la valuta svizzera si era stabilizzata per alcuni mesi a picchi vicini a 1.45. Ed il commercio ne aveva risentito. Eccome: quell’anno, Swissmem aveva registrato un calo del 6.6% delle esportazioni.

Secondo un’analisi storica effettuata dal Centro di ricerche congiunturali del Politecnico di Zurigo (KOF), un apprezzamento dell’1% del franco svizzero si traduce in un calo delle esportazioni attorno allo 0.5% nel trimestre successivo.

“Niente panico”

“Il fattore principale che spinge il franco svizzero verso l’alto è l’insicurezza generale nel mondo. Pensiamo soltanto all’instabilità geopolitica in Medio Oriente”, dice a swissinfo Alexis Körber, economista presso il centro BAK di Basilea.

“In questi momenti difficili, la valuta svizzera tende a fungere da porto sicuro per gli investitori”, aggiunge.

Una decina di giorni fa, la Banca nazionale svizzera (BNS) aveva poi sorprendentemente deciso d’innalzare di un quarto di punto i propri tassi d’interesse di riferimento. Ciò che, in parte, può aver contribuito ad aumentare la pressione sul corso del franco.

“Il movimento rimane comunque molto contenuto”, rileva Alexis Körber. “Niente panico: i livelli del 2002 sono ancora molto lontani. E la BNS ha detto chiaramente che agirà di conseguenza se il franco dovesse apprezzarsi troppo”.

Tanto più che l’attesa ripresa economica si sta confermando anche nei paesi dell’Unione europea. Ciò che, verosimilmente, spingerà presto pure la Banca centrale europea a ritoccare verso l’alto i propri tassi, per limitare eventuali spirali inflazionistiche nell’UE.

Conta di più la congiuntura

Non va inoltre dimenticato il fattore congiunturale. Certo, il volume delle esportazioni di un paese dipende anche dal tasso di cambio della sua valuta.

Ma, secondo gli economisti, ben più importante è lo stato di salute dell’economia negli Stati importatori. In questo senso, una dinamica congiunturale vivace influisce ben più delle variazioni del tasso di cambio.

Secondo esperti del KOF, un 1% di crescita supplementare all’estero, significa un incremento del 5% delle esportazioni svizzere. Buona notizia, considerando come anche l’economia europea sembra essersi lasciata alle spalle i momenti più duri.

swissinfo, Marzio Pescia

La Svizzera esporta principalmente prodotti chimici e farmaceutici, macchine industriali, strumenti, orologi e gioielli;
I due terzi delle esportazioni svizzere si dirigono nei paesi dell’Ue;
Più del 40% dei beni esportati provengono dall’industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica, riunita nell’associazione Swissmem;
Swissmem impiega più di 300’000 persone.

L’attuale tasso di cambio tra franco e euro si aggira attorno a 1.52.

Ad inizio anno, il rapporto di forza tra le due monete era di 1.56. Fino a marzo, il franco è rimasto stabile e tendeva piuttosto ad indebolirsi. Ad esempio, l’8 marzo, il rapporto con l’euro era sceso a 1.58.

Da allora è iniziato il graduale apprezzamento della valuta svizzera.

Il 10 giugno scorso, il tasso di cambio era di 1.50, un valore che rappresenta una specie di “soglia del dolore” per l’industria d’esportazione svizzera.

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