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Relazioni più distese tra Germania e Svizzera

Keystone

Venti paesi dell'Unione Europea e dell'OCSE hanno deciso martedì di intensificare la lotta contro l'evasione fiscale. Una priorità sottoscritta anche dalla Svizzera. Presente a Berlino, il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz ne ha approfittato per appianare le relazioni con il suo omologo tedesco Peer Steinbrück.

Non sapremo mai in quale locale abbiano fumato il calumet della pace né se il ghiaccio è stato rotto prima o dopo il dessert.

Quello che è certo è che il presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz e il ministro delle finanze tedesco Peer Steinbrück si sono dati appuntamento per una cena di lavoro lunedì, alla vigilia del vertice sulla fiscalità che ha riunito a Berlino una ventina di paesi dell’OCSE e dell’Unione Europea.

L’obiettivo dell’incontro tra i due politici era chiaro: porre fine al contenzioso fiscale che da mesi separa Svizzera e Germania. «Era giunto il momento di guardarsi finalmente negli occhi, mettere da parte le emozioni e dimenticare le dichiarazioni in parte ingiustificate» ha dichiarato Hans-Rudolf Merz. «I nostri due paesi devono ricostruire relazioni costruttive e di amicizia».

Soddisfatti e sorridenti

Alla conferenza stampa di chiusura del vertice, Merz e Steinbrück si sono mostrati soddisfatti e sorridenti. «Torno da Berlino con la consapevolezza che la Svizzera sarà nuovamente coinvolta nei processi internazionali e potrà partecipare alle decisioni future sull’evasione fiscale», ha commentato il consigliere federale.

Dal canto suo, Peer Steinbrück si è rallegrato non solo per l’amicizia ritrovata con la Svizzera, ma anche per il successo del vertice dell’OCSE. I 20 paesi presenti a Berlino hanno infatti deciso di inasprire i controlli relativi al rispetto degli standard dell’OCSE in materia di assistenza amministrativa in caso di evasione fiscale.

Delle sanzioni sono previste contro quei paesi che non avranno firmato o rispettato gli accordi previsti, ha spiegato Steinbrück. Queste misure di ritorsione non si limiteranno agli Stati, ma riguarderanno anche le fondazioni o le holding. Criteri più precisi saranno definiti durante la Conferenza del Forum globale dell’OCSE in programma il 2 settembre in Messico. L’applicazioni di eventuali sanzioni resta comunque di competenza degli Stati.

Steinbrück si è poi congratulato con Svizzera, Lussemburgo e Austria – che in aprile erano state iscritte sulla «lista grigia» dei paradisi fiscali – per aver ammorbidito le norme relative al segreto fiscale allineandosi così agli standard dell’OCSE.

L’inizio di una nuova fase

Da Berlino giunge inoltre un invito agli Stati membri a collaborare in seno al rinnovato ed esteso Forum globale. Lo scopo: garantire una sorveglianza trasparente e apartitica dell’applicazione degli standard dell’OCSE.

Per il ministro tedesco delle finanze è chiaro: «Il comunicato sottoscritto oggi è l’inizio di una nuova fase nella lotta all’evasione fiscale». Ogni anno, ha ribadito Steinbrück, la Germania si vede sfuggire 100 miliardi di euro a causa dell’evasione fiscale.

«Se anche solamente un 10% di questa somma finisse nelle casse statali, avremmo più possibilità di investire in settori come la formazione o la sanità».

Nessuno scambio automatico di informazioni

Al vertice di Berlino si è poi trovato un accordo sul prosieguo dei negoziati in vista di una nuova Convenzione sulla doppia imposizione tra Svizzera e Germania. L’intesa regola lo scambio di informazioni nel caso di fondati sospetti di evasione fiscale.

«Non ci sarà alcuno scambio automatico di informazioni», ha ripetuto Merz a Berlino. Le discussioni preparatorie tra le delegazioni dei due paesi dovrebbero riprendere il prossimo 13 luglio. In seguito si deciderà se procedere a trattative ufficiali.

«Da parte nostra non vi è alcun motivo per non procedere rapidamente», ha detto Merz. Ad ogni modo, ha sottolineato il presidente della Confederazione, un nuovo accordo di doppia imposizione potrebbe entrare in vigore solamente dopo l’approvazione del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati, le due camere del Parlamento elvetico.

Gli obblighi aggiuntivi più importanti dell’accordo sottostanno inoltre, come vuole la procedura, a referendum facoltativo. «Il Parlamento deciderà in autunno se al referendum dovranno sottostare tutte le nuove convenzioni sulla doppia imposizione, oppure soltanto la prima».

Da quando la Svizzera ha deciso di riprendere gli standard dell’OCSE nell’assistenza amministrativa in materia fiscale, conformemente all’articolo 26 del modello di convenzione dell’organizzazione europea, Berna ha sottoscritto nuovi accordi con 6 paesi.

Paola Carega, Berlino, swissinfo.ch
(Traduzione, Stefania Summermatter e Luigi Jorio)

Creata nel 1948, l’Organizzazione europea di cooperazione economica nasce dall’esigenza di gestire al meglio gli aiuti del piano Marshall per la ricostruzione dell’Europa.

Nel 1961 diventa l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Composta inizialmente da 16 paesi, oggi ne raggruppa 30, tra cui la Svizzera.

Da quando ha sostituito l’OECE, l’organizzazione ha per missione di rafforzare l’economia degli Stati membri, di promuovere l’economia di mercato e di contribuire alla crescita dei paesi industrializzati e in via di sviluppo.

Una delle attività principali dell’OCSE è di effettuare ricerche su tematiche economiche, sociali o ambientali, spesso centrate su singoli paesi. Ogni anno pubblica tra 300 e 500 rapporti.

L’OCSE ha un budget annuo di 550 milioni di franchi svizzeri circa e impiega nel suo segretariato di Parigi 2’500 persone.

14% della popolazione mondiale

76% del prodotto nazionale lordo mondiale

84% del commercio mondiale

97% dell’aiuto pubblico allo sviluppo

49% delle emissioni mondiali di CO2

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