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Segnali di distensione da Peer Steinbrück

Keystone

Il ministro tedesco delle finanze Peer Steinbrück ha incontrato giovedì a Berlino una delegazione parlamentare elvetica, promettendo di stemperare il clima di tensione tra Svizzera e Germania originato dalle sue dichiarazioni sulla politica fiscale della Confederazione.

Durante i suoi precedenti accenni pubblici alla Svizzera, Peer Steinbrück non era mai stato tenero nei confronti della Confederazione. Egli aveva infatti aspramente criticato il segreto bancario, considerato un incitamento alla sottrazione d’imposta.

Secondo Steinbück, nei forzieri delle banche svizzere vi sarebbero centinaia di miliardi di euro che gli evasori germanici non dichiarano all’erario. Una situazione che, a suo parere, deve essere modificata ricorrendo all’uso «del bastone e della carota».

Commentando la decisione elvetica di piegarsi alle regole internazionali sullo scambio d’informazioni fiscali, il ministro socialdemocratico aveva affermato in marzo che «per fare pressione sulla Confederazione, non è sempre necessario mandare la cavalleria. L’importante è che gli indiani sappiano che c’è».

Una metafora che non era piaciuta alle autorità elvetiche, le quali avevano espresso le proprie rimostranze all’ambasciatore tedesco. Per tutta risposta, il deputato svizzero Thomas Müller aveva paragonato il ministro tedesco ai nazisti.

Le scaramucce verbali sono poi continuate: Peer Steinbrück ha recentemente paragonato al Burkina Faso la Svizzera e gli Stati dell’Unione europea che ammettono il segreto bancario.

Il coltello della pace

Dopo le frecciate degli scorsi mesi, Peer Steinbrück ha promesso giovedì ai parlamentari svizzeri in visita a Berlino una tregua, perlomeno sul piano retorico. L’incontro avrebbe infatti permesso di appianare le tensioni scaturite dalla vertenza fiscale, stando a quanto riferito al termine dell’incontro dal senatore svizzero Maximilian Reimann, presidente della delegazione parlamentare responsabile delle relazioni col Bundestag, la camera del popolo tedesca.

Reimann ha affermato che Steinbrück intende ora rinegoziare al più presto l’accordo per evitare la doppia imposizione. L’obiettivo è facilitare l’assistenza amministrativa in ambito fiscale sulla base degli standard internazionali. Ciononostante, ha precisato Reimann, tra i due paesi non vi sarà nessuno scambio automatico d’informazioni, e «di questo è cosciente anche Steinbrück».

I rappresentanti elvetici hanno inoltre fatto presente al ministro di non avere affatto gradito il trattamento ricevuto durante il processo di elaborazione delle liste dei paradisi fiscali da parte dell’Organizzazione europea per la cooperazione e lo sviluppo economico.

Nella capitale tedesca si sono recati anche la consigliera agli Stati Anita Fetz, il consigliere nazionale Hans Rudolf Gysin e il consigliere nazionale Geri Müller: la delegazione elvetica ha regalato al ministro tedesco il celebre coltellino militare svizzero. Un dono che Steinbrück pare abbia molto apprezzato.

Incomprensioni chiarite?

Anche secondo un portavoce del Ministero tedesco delle finanze, l’incontro è stato «molto costruttivo e pragmatico» e ha permesso di chiarire i reciproci malintesi. Benché la delegazione elvetica non abbia chiesto scuse ufficiali, Steinbrück ha voluto precisare che il paragone con la cavalleria e gli indiani non era rivolto contro la Svizzera, ma contro i paradisi fiscali in generale.

Inoltre, egli ha puntualizzato che i suoi attacchi ai paradisi fiscali non derivano dalla campagna elettorale tedesca in vista dello scrutinio di settembre, ma dalla volontà di combattere l’evasione e la frode fiscale.

Scetticismo in Svizzera

L’ottimismo scaturito dall’incontro di giovedì non ha contagiato molte persone in Svizzera. Il presidente del partito popolare democratico Christophe Darbellay ha affermato di «non credere a una sola parola» del ministro tedesco. A suo parere, Steinbrück dovrà provare con i fatti di aver davvero cambiato atteggiamento.

Uno scetticismo condiviso dallo stratega dell’Unione democratica di centro Christoph Mörgeli, il quale ha criticato il viaggio della delegazione svizzera, affermando che più ci si dimostra servili dei confronti di Steinbrück, più quest’ultimo si sente legittimato nel suo agire. Anche i liberali radicali si sono detti poco convinti della reale volontà del ministro di cessare gli attacchi verbali contro la Confederazione.

swissinfo.ch

La Svizzera potrà prendere parte alla riunione ministeriale informale dell’OCSE in giugno a Berlino. L’invito di partecipazione alla riunione del 23 giugno è stato spedito a Berna, come pure a Vienna e a Lussemburgo, il 24 aprile, ha precisato domenica il Ministero tedesco delle finanze.

Inizialmente la Confederazione non era stata invitata all’appuntamento dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) poiché non aveva partecipato alla conferenza dei ministri precedente, lo scorso ottobre a Parigi.

Il numero di immigrati germanici in Svizzera – spesso molto qualificati – cresce costantemente. La Confederazione è diventata la loro meta d’emigrazione preferita.

Secondo i dati di fine agosto 2008, in Svizzera risiedevano circa 225’000 cittadini tedeschi, ossia il 14% della popolazione straniera del paese. In Germania vivono circa 75’000 svizzeri.

La Svizzera – sesto investitore diretto in Germania – è il nono partner commerciale della Germania, mentre quest’ultima è il partner commerciali più importante per la Confederazione.

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