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Sei interrogativi sul futuro di Swiss

Lavori in corso sul cantiere deficitario Swiss Keystone

Martedì i dirigenti della compagnia aerea svizzera annunciano un piano per salvare la compagnia aerea che perde tre milioni di franchi il giorno.

L’avvenire di Swiss in sei punti, stilati con l’aiuto di un economista.

Quanti licenziamenti ci saranno?

Swiss impiega attualmente 9’000 persone. Ma per Thomas von Ungern, professore alla Scuola di alti studi economici (HEC) dell’Università di Losanna, la compagnia dovrebbe avere il coraggio di ridurre la sua flotta della metà.

Questo non vuol dire licenziare 4’500 persone. Le stime, in parte confermate da prime voci vicine ai sindacati, indicano la soppressione di 3000 posti direttamente legati a Swiss, oltre a 2000 altri posti che ruotano attorno ai fornitori della compagnia aerea.

Ma il compito dei dirigenti non è facile. Una recente sentenza di un tribunale di Basilea vincola l’azione. Secondo i giudici, a inizio anno, Swiss non aveva il diritto di licenziare 169 piloti dell’ex-Crossair.

In futuro la compagnia dovrà tener conto della parità seguente: quattro piloti arrivati da Crossair su cinque piloti rilevati da Swissair. L’eredità delle due compagnie alla base di Swiss pesa.

Flotta e rete di destinazioni saranno ridotte. Che cosa si aspetta dalla compagnia?

Per l’esperto, la situazione è chiara: «Bisogna sopprimere tutte le destinazioni che non rendono». Si tratta in primo luogo di tratte a lunga distanza.

«Swiss ha un volo al giorno per Pechino ed è veramente troppo. Basterebbe una o due volte a settimana», afferma von Ungern.

Se non ci sarà un ridimensionamento della rete di circa la metà, il fallimento sarà inevitabile nei prossimi anni, sentenzia l’esperto. Le prime indiscrezioni sul nuovo piano di risanamento predicono un terzo di voli in meno.

Se sparisse la compagnia di bandiera, quali sarebbero le conseguenze per il paese?

Parlarne non è un tabù per von Ungern. In puri termini di collegamenti aerei, la Svizzera non perderebbe niente senza una propria compagnia di bandiera, ritiene l’economista.

Per questo von Ungern cita l’esempio del Belgio: «Bruxelles non è peggio servita oggi, rispetto ai tempi in cui c’era ancora Sabena».

O ancora: «Quando Swissair si è parzialmente ritirata da Ginevra lo scalo non ha avuto difficoltà a trovare in tempi brevi altre compagnie per rimpiazzare i voli scomparsi. La stessa cosa succederà a Zurigo».

«Ci sono delle capacità in esubero nei trasporti aerei. Se una destinazione è redditizia, le compagnie ci si precipitano sopra».

Il ministro dei trasporti, Moritz Leuenberger, sembra deciso ad accordare a Swiss una garanzia per i rischi all’esportazione. Una misura per assicurare alla compagnia una nuova linea di finanziamento. È una buona idea?

«Il governo ha già fatto troppo per Swiss», replica von Ungern.

Per lui è chiaro che se le banche concederanno nuovi crediti, Swiss non potrà rimborsarli. Sarà quindi ancora il contribuente a passare alla cassa.

«Dopo il grounding di Swissair – continua il professore – c’è stata una carenza di lucidità da parte del governo. Le decisioni prese sono affrettate e senza riflessione. Le conseguenze, lo vediamo adesso, sono catastrofiche».

Perché la quotazione di Swiss in borsa è stata sospesa lunedì?

Non ci sarebbe da stupirsi né da inquietarsi. Si tratta di evitare che le persone che sanno già cosa verrà annunciato martedì possano approfittarne e fare delle speculazioni illecite.

Per von Ungern il vero fatto inquietante è che «l’azione di Swiss oggi non vale praticamente più niente».

E per finire: la Svizzera ha ancora ragione di sognare una grande compagnia nazionale?

Per Thomas von Ungern, dal lancio di Swiss, questo sogno si è trasformato in un incubo.

Per l’economista, una grande compagnia elvetica non potrà mai integrarsi in un’alleanza per poter sopravvivere. L’unica scelta che rimane aperta è fra una piccola compagnia indipendente e una piccola compagnia all’interno di una grande alleanza come Sky Team con Air France o One World con British Airways.

«In ogni caso, Swiss sarà piccola», conclude von Ungern.

swissinfo, Marc-André Miserez
(adattamento: Daniele Papacella)

Swiss ha cumulato nel 2002 una perdita di 980 milioni di franchi. Nel primo quadrimestre 2003, le perdite sono state di 200 milioni su un giro d’affari di 1,04 miliardi.

A colpire l’azienda si sono cumulati il conflitto in Iraq, la SARS e la congiuntura economica negativa.

Per salvare il salvabile la compagnia ha già lanciato un programma per dividere i voli regionali da quelli a lunga distanza.

Ma i risultati si vedranno solo a lungo termine, mentre i debiti incalzano. La direzione presenta dunque una manovra aggiuntiva.

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