“Senza traffico, niente turismo”
Traffico e turismo sono due facce della stessa medaglia. I viaggi di piacere sono in costante aumento, mentre l'utilizzo dei mezzi pubblici resta limitato.
Se il turismo porta benessere, il traffico che ne consegue fa diminuire l’attrattività delle zone turistiche.
Durante un convegno internazionale svoltosi di recente a Lucerna e dedicato al traffico attraverso le Alpi, si è discusso delle relazioni fra turismo e traffico.
“Senza traffico, niente turismo”. Esordisce così ai microfoni di swissinfo Hansruedi Müller, direttore dell’istituto di ricerca sul turismo e il tempo libero dell’università di Berna,
“Il traffico è una condizione imprescindibile del turismo” aggiunge. Per cui la domanda che ci si deve porre è “Quale forma e quanto traffico produce il turismo?”.
Alcuni dati
Nelle statistiche ufficiali il turismo rientra nella categoria del traffico per il tempo libero, ossia quel traffico conseguente ad attività di svago, divertimento, vacanza o per fare acquisti.
Sulle strade svizzere ogni anno vengono percorsi 106 miliardi di chilometri, il 60% dei quali per attività del tempo libero. Durante i fine settimana questa percentuale sale fino al 90%.
Il traffico del tempo libero è in costante aumento e segue i cambiamenti della società. Ad esempio, negli anni settanta la durata media di una vacanza era di 8-9 giorni, oggi è scesa a 5. E questo non perché si fanno meno vacanze, ma perché le ferie sono più brevi e più frequenti. Di conseguenza il traffico turistico è maggiore.
Il ricorso ai mezzi pubblici per gli spostamenti di piacere, cioè quelli non legati a lavoro, scuola o altri impegni, è ancora molto limitato. Solo il 17% degli svizzeri privilegia infatti il treno o il bus all’automobile.
Da un inchiesta condotta nel 1998 risulta che sono il fattore tempo e il fattore comodità che incidono maggiormente sulla decisione di utilizzare i mezzi privati individuali invece che quelli pubblici e collettivi.
Turista schizofrenico?
Secondo il professor Müller, il comportamento del turista è spesso schizofrenico.
Da un lato egli è contento se può raggiungere comodamente e rapidamente la propria destinazione; dall’altro è scocciato che anche gli altri lo possano fare, poiché il loro arrivo disturba la sua quiete.
È dunque necessario trovare un compromesso tra accessibilità alle zone turistiche e protezione dei villeggianti dagli effetti negativi del traffico turistico. Paradossalmente “Il traffico può divenire un elemento nocivo per il turismo” afferma il Müller.
Una possibile soluzione per risolvere questo problema è la chiusura al traffico delle località.
Come succede ad esempio a Zermatt o Saas Fee dove all’interno dei villaggi ci si può spostare unicamente a piedi, in bicicletta, in carrozza o con veicoli non inquinanti. Per i mezzi privati vi sono delle ampie zone di parcheggio all’entrata dei paesi. Secondo il professor Müller questa è una delle chiavi del successo di queste località.
Precedenza ai mezzi pubblici
Il turismo produce traffico e il traffico produce inquinamento. Globalmente si calcola che il traffico motorizzato è responsabile per circa un terzo delle emissioni di CO2 nell’ambiente.
Ma l’inquinamento atmosferico non è l’unico disagio provocato dal traffico motorizzato. Vi è anche l’inquinamento acustico, il congestionamento delle strade, i danni alle infrastrutture dovuti alle vibrazioni, etc.
Per ridurre al minimo gli effetti negativi del turismo è necessario quindi privilegiare l’utilizzo di mezzi di trasporto collettivi. A questo scopo serve una politica dei trasporti coordinata tra Confederazione, cantoni e comuni. “Ma spetta alle regioni coinvolte compiere il primo passo” ammonisce Müller.
Migliorare l’offerta di trasporto pubblico tuttavia non basta, “Bisogna anche stimolare la gente ad utilizzare queste alternative con delle promozioni mirate” conclude il professore.
Alpi, traffico e turismo
Nelle regioni alpine il problema del traffico dovuto al turismo assume un’importanza maggiore, poiché queste zone sono già confrontate ai disagi causati dal traffico pesante di merci.
Tra i due fenomeni esiste poi una certa correlazione, nel senso che le zone esposte al traffico pesante subiscono contraccolpi negativi a livello delle attività turistiche.
Come conferma a swissinfo Luigi Cortese, docente di economia del turismo di montagna dell’Università della Valle d’Aosta: “Il turista non viaggia volentieri dove esiste un traffico pesante eccessivo” dice Cortese.
In Svizzera il traffico attraverso le Alpi a scopo di vacanza è di primaria importanza: un viaggiatore su due infatti rientra in questa categoria. Se a questo dato aggiungiamo poi gli spostamenti legati al tempo libero e agli acquisti, ecco che arriviamo ad una percentuale variabile tra l’80 e l’85, a seconda del mezzo di trasporto utilizzato (strada o ferrovia).
In Svizzera, ogni giorno più di 73’000 persone attraversano le Alpi.
swissinfo, Michel de Marchi, Lucerna
Traffico complessivo per abitante all’anno (in km): Svizzera 13’881, Germania 11’477, Austria 13’457.
In Svizzera 33% del traffico del tempo libero è per visitare parenti, 30 per attività sportive.
Il 66% degli spostamenti per il tempo libero sono effettuati con mezzi privati. Il 17% con quelli pubblici e il 10% a piedi o in bicicletta.
Chilometri percorsi in treno per abitante: Svizzera 1’850, Francia 1’130, Austria 1’104, Germania 891, Italia 711.
Negli ultimi anni, per gli spostamenti sulle lunghe distanze, è aumentato l’utilizzo dell’aereo, diminuito, quello del treno e leggermente aumentato quello del torpedone.
Secondo le previsioni, il turismo in Svizzera dovrebbe crescere nei prossimi anni dell’1,5% all’anno circa.
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