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SOS del Club Alpino Svizzero

Il personale del CAS riesce a salvare ogni anno decine di alpinisti in difficoltà Keystone

Il Club Alpino Svizzero (CAS) lancia l'allarme: senza nuovi introiti per finanziare le sue operazioni di salvataggio rischia di finire in bancarotta.

I responsabili di questa storica istituzione alpina chiedono al governo federale e ai cantoni di sostenere maggiormente le loro attività.

Dalla sua nascita nel 1901, quale servizio nazionale di emergenza in montagna, il CAS ha salvato migliaia di vite umane.

L’anno scorso è stato un anno di grandi attività per le sue 111 sezioni: gli appelli da parte di alpinisti in difficoltà sono aumentati del 120%.

Sempre nel 2003, gli incidenti dovuti a valanghe o a frane sono saliti del 96%.

Con 125 morti, il bilancio delle vittime non è mai stato così alto dal 1992.

Buco finanziario

Questo aumento delle attività ha messo in difficoltà finanziarie il CAS.

Secondo il suo amministratore Hans Jaggi, il Club è ora chiamato a salvare se stesso e lancia quindi un SOS alla collettività.

“Attualmente disponiamo di un budget di 750 franchi per incidente. Nel 2000 avevamo ancora a disposizione 2’000 franchi, in media, per ogni intervento”.

Alla fine del 2003, il CAS aveva accumulato un debito di 100’000 franchi. E, secondo le previsioni di Jaggi, l’ammanco finanziario rischia di salire fino a 300’000 franchi entro la fine di quest’anno.

“Continuando di questo passo, entro pochi anni saremo costretti a dichiarare fallimento. A questo punto il CAS deve riflette se proseguire le attività di salvataggio o se lasciare questo compito a qualcun altro”.

Progetti di risparmio

Le attività del Club sono finanziate tramite i contributi dei suoi 100’000 membri e le sovvenzioni dei cantoni.

Da parte sua, il governo svizzero non sostiene direttamente le operazioni di salvataggio. Un aiuto statale sarebbe tuttavia auspicabile, a detta di Hans Jaggi.

“Gli interventi di salvataggio e la sicurezza delle persone in pericolo rientrano nelle competenze del governo. Il problema è che non vi sono molti soldi nelle casse pubbliche e i contribuenti non vogliono pagare più tasse”.

Il CAS sta ora valutando anche degli scenari di risparmio. Ad esempio una riduzione del personale e dei programmi di formazione delle squadre di salvataggio.

Risparmi pericolosi

Secondo Jaggi, sarà comunque molto difficile tagliare ulteriormente i costi. Le prestazioni del CAS sono già state ridotte ad “un minimo possibile”.

“Ridurre ancora di più i costi significa ad esempio rinunciare ai cani di salvataggio o limitare il materiale di salvataggio. Ma sarebbe un opzione veramente pessima”.

Uno dei problemi principali ai quali il CAS è confrontato è quello del crescente aumento degli alpinisti che si avventurano sulle montagne senza alcuna esperienza.

Spesso non dispongono neppure del materiale giusto e non sono nemmeno assicurati.

Nonostante le difficoltà finanziarie, il CAS tiene comunque a sottolineare che non adotterà in nessun caso il principio di salvare soltanto le persone in grado di pagare i costi del salvataggio.

“Non vogliamo seguire l’esempio degli Stati uniti, dove si esige la carta di credito prima di salvare una persona in difficoltà”, afferma Jaggi.

swissinfo, Ramsey Zarifeh e Kathleen Aeschlimann
(traduzione Armando Mombelli)

Il Club Alpino Svizzero (CAS) ha celebrato nel 2001 il suo centesimo anniversario di attività.
Circa 3’000 soccorritori sono al servizio delle sue 111 sezioni.
Nel 2003 ha condotto oltre 500 operazioni di soccorso.
Soltanto il 10% delle persone tratte in salvo erano membri del CAS.

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