Stampa poco entusiasta per la vendita di Swiss
La stampa svizzera ha accolto senza entusiasmo l’acquisto di Swiss da parte della Lufthansa, approvato martedì dal Consiglio federale.
Benché tutti i giornali elvetici concordino nell’affermare che per la compagnia di bandiera la cessione era l’unica alternativa, non mancano le critiche ai numerosi errori del passato.
E’ fatta: anche il Consiglio federale ha dato il suo accordo all’acquisto di Swiss da parte della compagnia aerea tedesca Lufthansa.
Una «vendita annunciata», commentata piuttosto positivamente dalla stampa elvetica, anche se con poco entusiasmo. Molte le critiche sugli errori del passato, rivolte in particolare al mondo politico e alla sua incapacità di stringere valide alleanze con gli altri Paesi.
Per tutti i quotidiani, il futuro di Swiss appare incerto, poiché dettato dalla difficile situazione del mercato dell’aviazione.
Unica soluzione possibile
Il quotidiano romando «Le Temps», pur osservando che la scelta del Consiglio federale di lanciarsi nel 2001 in un piano di salvataggio di 2 miliardi è stata forse troppo azzardata, constata che la cessione alla Lufthansa era l’unico epilogo possibile.
«È molto difficile immaginare un’altra soluzione, perché l’industria aerea, storicamente poco redditizia e rischiosa, è un mondo feroce da quando il cielo è stato liberalizzato», commenta.
Sul piano prettamente finanziario, il giornale romando considera «equo» l’accordo con la compagnia aerea tedesca. Sarà infatti la Lufthansa a dovere sostenere il rischio industriale legato a Swiss.
Anche il «Tages Anzeiger» ritiene che la vendita fosse «l’unica soluzione ragionevole», vista la situazione economica di Swiss e il difficile mondo del mercato dell’aviazione.
Dello stesso parere l’«Aargauer Zeitung», secondo il quale non poteva essere evitato che la Lufthansa pagasse ai grandi azionisti molto meno di quanto questi (compresa la Confederazione) versarono al momento della creazione di Swiss.
Responsabilità generale
Il «Tages Anzeiger» si interroga poi sulle responsabilità di questo epilogo, che imputa principalmente ai manager e membri del consiglio di amministrazione.
Anche il popolo svizzero ha però le sue parti di colpa: «dopo il NO allo Spazio Economico Europeo, le condizioni dell’aviazione civile sono peggiorate», si legge nell’editoriale del “Tagi”.
Il mondo politico è oggetto degli attacchi di numerosi giornali elvetici.
La «Neue Zürcher Zeitung», ad esempio, critica i politici svizzeri, i quali non hanno saputo ottenere la promessa ufficiale che verrà messo fine alla «discriminazione di cui l’aeroporto di Zurigo è stata oggetto»: «una promessa che avrebbe permesso di misurare il successo o la sconfitta politica del Consiglio federale in questi negoziati», commenta.
«La sconfitta di Swiss deve fare riflettere il paese sulla sua capacità a stringere delle alleanze in un mondo divenuto sempre più interdipendente», osserva «Le Quotidien jurassien».
Il losannese «24heures» non risparmia le critiche sulla perseveranza svizzera nel volere agire sempre da sola, ostinandosi a rimanere ai margini dell’Unione europea: «La croce bianca sugli aerei rimarrà, ma le decisioni saranno prese altrove. Se persistiamo nel nostro isolamento formale, questa sarà la sorte della nostra sovranità nazionale».
Decisione affrettata?
Il «Corriere del Ticino» esprime però un certo rammarico per la decisione di vendere, che giudica troppo affrettata.
Forse, Swiss avrebbe avuto ancora qualche possibilità di sopravvivere «da sola», soprattutto alla luce dei risultati positivi dello scorso anno.
«Questa decisione lascia l’amaro in bocca, in quanto sono in molti a chiedersi se, sulla base delle ultime performance di Swiss, la teoria dell’Alleingang non abbia assunto più concretezza che in passato, Di fatto, a Swiss, per «riprendere fiato» è bastato un intervento correttivo sui costi. (…). Purtroppo, ed è qui il rammarico, al momento del conseguimento dei primi risultati positivi, preludio (perché no) alla rinascita, la mannaia della vendita è caduta sulla Swiss», si legge nel quotidiano ticinese.
Futuro incerto sul ruolo di Swiss
Il futuro di Swiss suscita parecchie incertezze.
Secondo il «Bund», nessuno può dire quale sarà il ruolo di Swiss all’interno della Lufthansa.
Ci si devono attendere grandi manovre da parte della compagnia aerea tedesca: «La Lufthansa adotterà senza troppi tentennamenti soluzioni che Swiss non ha osato adottare o che non ha avuto il tempo di decidere per uscire dalla lenta agonia. Le leggi di mercato imporranno una ristrutturazione che presto o tardi si farà sentire duramente sia a Zurigo che a Ginevra», prevede dal canto suo il «Nouvelliste».
Per «La Regione Ticino» la globalizzazione sembra l’unica via possibile per continuare a vivere. In futuro, altre compagnie aeree seguiranno probabilmente lo stesso esempio.
«Considerati i problemi ancora aperti – vedi ad esempio Alitalia e la scandinava Sas – c’è da credere che si assisterà (e si sta già assistendo) ad inevitabili concentrazioni di forze e di mezzi. E chi meglio saprà cogliere le opportunità – ma anche chi avrà più mezzi – potrà volare più in alto. Tutto il resto fa parte di ricordi, dei rimpianti e dei…rimorsi», conclude nel suo editoriale.
swissinfo, Anna Passera
Nell’ottobre del 2001, una serie di acquisizioni azzardate e di sbagli manageriali hanno portato al grounding dell’allora Swissair e al crollo di SAirGroup.
Esponenti politici ed economici hanno dato allora vita, nei mesi seguenti, ad un piano di salvataggio per mantenere una compagnia aerea nazionale.
Grazie al contributo finanziario sostanziale fornito in particolare dalla Confederazione, Swiss è stata ufficialmente creata il 31 marzo 2002.
Tre anni dopo, le redini della compagnia aerea elvetica passano in mano della tedesca Lufthansa.
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