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Swisscom: una privatizzazione tutt’altro che certa

Chiara Simoneschi-Cortesi, il presidente Franz Brun e Georges Theiler spiegano la posizione della commissione Keystone

La commissione delle telecomunicazioni propone al parlamento di rifiutare il progetto governativo che prevede la privatizzazione dell'operatore telecom.

La Swisscom reagisce esprimendo la sua delusione: secondo l’azienda, una privatizzazione favorirebbe il suo sviluppo.

Brusca frenata nel processo di privatizzazione di Swisscom: la Commissione delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale ha rifiutato lunedì di entrare nel merito della proposta sostenuta dal governo, che intende cedere la totalità della partecipazione detenuta dalla Confederazione nell’operatore telecom.

La decisione, ha indicato il presidente della commissione Franz Brun, è stata presa con 13 voti contro 11.

Il Nazionale si occuperà del tema nella sessione speciale del prossimo maggio ed è probabile che a sua volta non entri in materia, seguendo la raccomandazione della propria commissione.

Favorevoli alla privatizzazione di Swisscom si sono detti liberali-radicali e democentristi, mentre sul fronte opposto si sono schierati socialisti, verdi e popolari-democratici.

Come la sinistra, il Partito popolare-democratico (PPD) dovrebbe rimanere compatto assicurando la maggioranza agli avversari della privatizzazione, ha detto la consigliera nazionale ticinese Chiara Simoneschi-Cortesi.

Timori stranieri

Il Consiglio degli Stati affronterà il dossier in giugno: nel caso in cui dovesse entrare nel merito della questione e qualora il Nazionale dovesse viceversa rimanere sulle sue posizioni, il progetto di disimpegno totale caldeggiato dal governo verrebbe definitivamente accantonato.

La maggioranza della Commissione delle telecomunicazioni, ha affermato il presidente Brun, non condivide i motivi che hanno spinto il governo a proporre la cessione integrale della quota controllata dalla Confederazione in Swisscom, pari al 62,45% del capitale azionario.

Teme in particolare che il principale operatore telecom svizzero possa cadere in mani straniere.

“Non è opportuno offrire a investitori stranieri il monopolio naturale di Swisscom sulla rete di telefonia fissa e mobile”, ha detto Chiara Simoneschi-Cortesi.

Il nuovo proprietario potrebbe trascurare gli investimenti necessari nelle nuove tecnologie nell’intento di ricavare i massimi profitti nel minor tempo possibile.

Secondo la consigliera nazionale ticinese, Swisscom è un’azienda che funziona bene e un datore di lavoro sociale presente in tutto il paese. Ha inoltre fruttato alle casse della Confederazione dieci miliardi di franchi in sette anni, pari a un rendimento del 6%.

Rischi per la Confederazione

Il deputato radicale lucernese Georges Theiler ha dal canto suo accusato il PPD di “procedere con la sinistra nella cattiva direzione”.

A favore della liberalizzazione, ha detto, si sono schierati alcuni rappresentanti democristiani membri della commissione delle finanze, che in un cosiddetto “co-rapporto” ha raccomandato, con 15 contro voti 10, alla commissione delle telecomunicazioni di optare per la privatizzazione totale.

La non entrata in materia in parlamento, secondo Theiler, impedirà che si prenda una “vera decisione di fondo” e toglierà al popolo la possibilità di esprimersi in un eventuale referendum.

Theiler ha sottolineato che in caso di mancata cessione la Confederazione continuerà ad essere esposta a un rischio economico, visto che la sua partecipazione in Swisscom è valutata a 16 miliardi di franchi.

Swisscom delusa

La stessa Swisscom, in un comunicato diramato in serata, si è detta delusa della decisione della commissione, esprimendo la speranza che il parlamento possa raggiungere una soluzione in grado di raccogliere una maggioranza in favore di una cessione parziale o integrale.

Il Dipartimento federale delle finanze non ha fatto commenti, mentre soddisfazione è stata espressa sia dai sindacati, sia dal partito socialista.

swissinfo e agenzie

La Confederazione possiede il 62% circa del capitale azionario di Swisscom.
La Germania detiene il 37% di Deutsche Telekom.
Francia: 33% di France Telecom.
Austria: 38% di Telekom Austria.
Telecom Italia è stata totalmente privatizzata nel 2002.

23.11.2005: il governo decide di vendere la sua partecipazione a Swisscom (all’epoca oltre il 66%). Valore dell’operazione in borsa: 17 miliardi di franchi.

14.12: il parlamento discute il caso. La sinistra e i popolari democratici minacciano il referendum in caso di sì alla privatizzazione.

20.1.2006: Jens Alder, direttore di Swisscom, si dimette, siccome l’azionista di maggioranza – la Confederazione – aveva bloccato i piani di espansione all’estero di Swisscom.

25.1: il governo mette in consultazione un progetto di privatizzazione che evoca la possibilità di un’offerta speciale ai piccoli azionisti («azione popolare») con l’obiettivo di creare un ampio azionariato.

17.3: il governo opta per una privatizzazione totale senza misure accompagnatorie particolari.

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