Un forte «sì» economico alla libera circolazione

L'economia privata elvetica si mobilita in forze in favore dell'estensione della libera circolazione delle persone ai dieci nuovi paesi dell'Unione Europea.
I rappresentanti dell’imprenditoria, riuniti mercoledì, hanno ricordato l’importanza vitale della votazione popolare del 25 settembre.
In Svizzera un terzo dei profitti e un terzo dei posti di lavoro dipendono dagli scambi con l’Unione Europea (UE). Se dalle urne il 25 settembre uscisse un «no», tutta la piazza economica elvetica sarebbe danneggiata, hanno avvertito i presidenti delle grandi organizzazioni padronali durante una conferenza stampa a Bellach, canton Soletta.
Considerata l’importanza della posta in gioco nella votazione federale, le organizzazioni economiche hanno perciò creato un comitato denominato «Economia svizzera per i Bilaterali» che cercherà di convincere l’elettorato ad approvare il testo sottoposto a scrutinio popolare.
Imprenditori uniti
A testimonianza del loro impegno, tutti e cinque i presidenti delle organizzazioni padronali hanno partecipato alla manifestazione di apertura della campagna di voto.
Edi Engelberger, dell’Unione delle arti e mestieri (USAM), Johann Schneider-Amman, dell’industria delle macchine (Swissmem), Jean-Daniel Pasche della Federazione dell’industria orologiera (FH), Rudolf Stämpfli dell’Unione padronale svizzera (UPS) e Ueli Forster di economiesuisse hanno espresso all’unisono il loro deciso sostegno all’estensione della libera circolazione delle persone.
«Il settore dell’esportazione è la locomotiva che tira i vagoni dell’economia interna», ha sottolineato il presidente di swissmem.
Ueli Forster ha dal canto suo ricordato che la Svizzera non vuole un’adesione all’UE, ma desidera continuare a fare affari con il suo principale partner commerciale «non solo sulla base dell’accordo di libero scambio del 1972, ma anche su quella degli accordi bilaterali».
Le misure d’accompagnamento adottate per proteggere il mercato del lavoro ottengono l’approvazione di Rudolf Stämpfli, secondo cui i lavoratori «non devono avere paura, perché non sono previste né perdite di impieghi né pressioni sui salari».
Piccole e medie imprese
La libera circolazione è un’opportunità di sviluppo per le piccole e medie imprese (PMI), secondo Edi Engelberger, dell’USAM. Attualmente, numerose PMI hanno esteso la propria attività all’estero.
I prodotti elvetici sono molto richiesti al di fuori delle frontiere rossocrociate e gli accordi bilaterali permetterebbero di sviluppare il commercio con l’UE, perché sopprimerebbero gli ostacoli burocratici.
Anche la federazione dell’industria orologiera svizzera ha sottolineato l’importanza della libera circolazione, ricordando che il dinamismo dei mercati nei nuovi paesi dell’UE è molto promettente.
Le 200 personalità che formano il comitato hanno raccomandato di votare «sì» il prossimo 25 settembre, al fine di evitare «seri danni» all’economia svizzera. Un voto negativo sarebbe un atto di regressione che condurrebbe gli accordi bilaterali in un vicolo cieco.
swissinfo e agenzie
Il 1° maggio 2004, dieci nuovi paesi hanno aderito all’UE: Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria.
Gli accordi bilaterali fra la Svizzera e l’UE del 1999 sono stati estesi automaticamente ai nuovi Stati membri, tranne quello relativo alla libera circolazione delle persone.
Per quest’ultimo è prevista una regolamentazione transitoria specifica, volta ad aprire, progressivamente e in modo controllato, il mercato del lavoro svizzero ai 10 nuovi Stati.
Contro l’estensione della libera circolazione è stato lanciato un referendum. Il popolo elvetico deciderà in merito il prossimo 25 settembre.

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