Un’isola in un mare di euro
Da ormai cinque anni la Svizzera è completamente circondata dalla zona euro, il gigante valutario che coinvolge gran parte dell'Unione europea. E la convivenza funziona.
L’euro è entrato nel quotidiano degli svizzeri senza stravolgere l’economia locale ed il suo rapporto con il franco è più stabile rispetto agli scossoni che caratterizzano il passato
All’epoca, numerosi economisti lo avevano definito “uno degli avvenimenti economici più importanti della storia d’Europa”.
L’entrata in scena dell’euro, che il 1. giugno 2002 aveva rimpiazzato le valute nazionali di 12 paesi europei, ha in effetti segnato un’importante svolta nel processo di costruzione comunitario.
Dopo un titubante processo trentennale, l’Europa unita, fino ad allora un concetto astratto e lontano dalla gente comune, si faceva palpabile ed entrava prepotentemente nella vita di 300 milioni di cittadini sotto forma di una moneta unica.
La tappa ha avuto conseguenze importanti anche per “l’isola” elvetica nel cuore dell’Europa. Crocevia dei transiti, destinazione turistica, centro finanziario e paese esportatore, la Svizzera ha in effetti dovuto fare i conti immediatamente con la nuova valuta.
Supremazia del franco
Oggi, a cinque anni di distanza, l’utilizzo di euro è sempre più comune anche nella Confederazione. Molti negozi e praticamente tutti gli hotel del paese accettano pagamenti nella valuta europea. Sono nel contempo sempre di più gli svizzeri che tengono anche euro nel borsellino, per la spesa oltre frontiera o in previsione della prossima vacanza nel continente.
“Ma nel paese il franco ha chiaramente mantenuto la sua supremazia”, dice a swissinfo Jérôme Schupp, analista e responsabile delle ricerche presso la Banca Syz di Ginevra. “Non si può dunque parlare di un’economia svizzera caratterizzata da due valute parallele”.
Perché la valuta europea minacciasse il franco sul suo territorio, notava la Banca nazionale svizzera (BNS) in un recente rapporto, occorrerebbe che l’euro fosse la divisa di riferimento anche per importanti contratti di lavoro, di credito o di affitto. Tuttavia, sottolinea la BNS, tali contratti continuano ad essere conclusi quasi esclusivamente in franchi svizzeri.
“Anche per quel che riguarda il settore finanziario, l’impatto è stato significativo ma non rivoluzionario”, prosegue Schupp. “È però vero che l’euro ha guadagnato credibilità ed ha in sostanza ripreso il ruolo che fu del marco tedesco”.
I vantaggi della stabilità
Mentre in molti paesi europei (Italia, Francia e Germania su tutti) l’euro ha suscitato (e continua a suscitare) più mugugni che applausi, inizialmente soprattutto a causa dei suoi effetti inflazionistici, l’economia e la finanza elvetiche hanno invece beneficiato della situazione. Non soltanto per la semplificazione che ne è derivata.
Da una parte la relativa stabilità tra euro e franco ha sostituito un quadro valutario precedentemente composto anche da divise molto più “ballerine”, come la lira italiana, la peseta spagnola o il franco francese.
Per un’economia come quella elvetica, molto orientata all’esportazione verso i paesi dell’Unione europea, la stabilità (soprattutto se si considerano i valori attuali, con un franco “debole” nei confronti dell’euro) è una vera e propria manna.
“La sparizione di numerose divise europee, convolate nell’euro, ha inoltre rinforzato il franco svizzero quale strumento di diversificazione sui mercati finanziari”, aggiunge Jérôme Schupp. “Oggi, accanto a dollaro, euro, yen e sterlina inglese, il franco figura tra le cinque monete più importanti al mondo”.
Timori smentiti per il turismo
“L’euro si è rivelato piuttosto vantaggioso anche per il settore turistico svizzero”, dice a swissinfo Véronique Kanel, portavoce di Svizzera Turismo. “I paesi della zona euro continuano ad essere i principali paesi di provenienza dei turisti. E grazie al corso attuale dell’euro, il 2006 si chiuderà con degli ottimi risultati”.
Nel 2002 non erano pochi gli operatori del settore a temere di perdere parte degli ospiti europei, a causa dell’indiretto calo della trasparenza del mercato svizzero (in franchi) a confronto di concorrenti diretti come l’Austria, dove ormai i prezzi erano espressi in euro.
“In realtà il problema non è mai esistito”, conclude Kanel. “Quando organizziamo delle promozioni in Europa, le nostre offerte sono ovviamente espresse in euro. E nelle nostre località di villeggiatura, i turisti possono utilizzare i loro euro per praticamente ogni tipo di acquisto”.
swissinfo, Marzio Pescia
Il 1. gennaio 1999 nasceva la versione finanziaria dell’euro. La nuova valuta comunitaria poteva allora essere utilizzata soltanto quale moneta scritturale su conti bancari, per pagamenti con carte di credito ed operazioni finanziarie.
Tre anni dopo entravano invece in circolazione (e nel borsellino della gente) le nuove banconote e le monete in euro, che sostituiva così definitivamente le valute nazionali.
L’euro, adottato inizialmente da 12 Stati europei, è oggi la moneta comune di 13 dei 27 membri dell’Unione europea (UE): Belgio, Germania, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia e Finlandia.
Secondo l’ultimo “eurobarometro” soltanto il 48% dei cittadini europei ritiene che la divisa comune si sia rivelata una buona scelta. Il tasso è in calo costante (era del 59% nel 2002).
Al contrario, il valore totale dei biglietti in circolazione è in costante aumento: dai 221 miliardi di euro del gennaio 2002 ai più di 600 miliardi di fine dicembre 2006.
Mentre il dollaro USA resta la valuta numero uno per le riserve monetarie di Stati e banche centrali, l’euro è ormai la moneta più diffusa al mondo per quel che riguarda le banconote.
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