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Un pacchetto “anti-franco” che piace poco

Il ministro dell'economia Johann Schneider- Ammann non ha raccolto molti consensi Keystone

La stampa svizzera commenta con toni critici il pacchetto d'aiuti da 870 milioni di franchi presentato mercoledì dal governo per contrastare gli effetti del franco forte sull'economia elvetica.

L’esecutivo – che due settimane fa aveva affermato di essere disposto a investire fino a due miliardi – destinerà la somma principalmente ai settori della ricerca, del turismo e all’assicurazione contro al disoccupazione, che potrà in tal modo far fronte al possibile aumento delle richieste di indennità per lavoro ridotto. L’ipotesi di ridurre le deduzioni salariali per le aziende esportatrici o la riduzione dell’IVA non è per ora stata considerata.

L’intervento statale è finalizzato a «garantire posti di lavoro e mantenere elevata sul lungo periodo l’attrattiva della piazza finanziaria svizzera», si legge nel comunicato del consiglio federale. Questa prima serie di misure sarà sottoposta al parlamento nella sessione autunnale

Le reazioni politiche in seguito all’annuncio sono state piuttosto tiepide: i partiti hanno salutato le misure concernenti l’assicurazione disoccupazione, ma hanno giudicato insufficienti le altre proposte.

Tanto fumo, poco arrosto

Il Tages Anzeiger e il Bund sottolineano che l’aspetto positivo è appunto costituito dalle misure di compensazione per il lavoro ridotto: «Un tempo di lavoro più flessibile può contribuire a salvare impieghi». Resta però, secondo il commento, «un retrogusto amaro», in quanto le aziende approfittano di una doppia solidarietà: al momento possono far lavorare di più i dipendenti senza retribuirli, e quando la crisi sarà effettiva potranno introdurre il lavoro ridotto e accollarne le spese allo Stato.

Secondo la Neue Zürcher Zeitung – al di là della discussione sul pacchetto di misure presentato mercoledì – il governo svizzero ha dato un segnalo chiaro, prendendo le distanze dal metodo degli aiuti diretti sgraditi agli ambienti economici. «Il Consiglio federale ha rinunciato a sovvenzionare arbitrariamente l’industria d’esportazione» e questo viene considerato «un elemento positivo».

La Basler Zeitung parla di una «sensazione di déjà-vu»: delle importanti e coraggiose misure contro il franco troppo forte più volte annunciate dal ministro dell’economia Johann Schneider-Amman non c’è traccia. Le resistenze da più parti hanno infatti condotto a un’«inutile soluzione di ripiego». Il quotidiano critica in particolare i provvedimenti relativi al lavoro ridotto – «non risolvono i problemi delle aziende esportatrici» – e fa notare che il sostegno all’innovazione «sarà efficace al massimo a medio termine». Morale della favola: anche il governo sa che gli unici provvedimenti davvero efficaci possono venire soltanto dalla Banca nazionale.

«Via facile ma non efficace»

Le Temps sottolinea che il governo non è riuscito a scegliere tra la necessità di aiutare le aziende in difficoltà per la forza del franco – «contraria alla dottrina economica svizzera: UBS deve restare un’eccezione» – e quella di sostenere tutta la piazza economica. Risultato? «Una via facile ma non efficace»: reinserire nel budget della Confederazione, sotto forma di crediti vari, la somma che avrebbe dovuto essere versata all’economia.

Una decisione che ha «risultati aberranti»: aiutare indirettamente aziende come Nestlé e lasciare nei guai diverse piccole e medie imprese. Il rischio di questa «mancanza di coraggio politico», conclude Le Temps, è che aumenterà la tentazione, per diverse imprese esportatrici, di pagare salari in euro oppure di delocalizzare la produzione.

Molto critica anche La Liberté, che parla di «modo di agire amatoriale». Secondo il quotidiano friburghese, «il Consiglio federale dà l’immagine di un esecutivo sorpassato dagli eventi, che non sa come spendere i propri miliardi». In particolare, «l’incapacità del governo di definire un programma efficace per contrastare gli effetti del franco forte suona come un’ammissione d’impotenza del mondo politico». Una sola via resta percorribile: «La Banca nazionale è chiamata alla riscossa, ma non potrà fare miracoli finché gli Stati Uniti e i paesi della zona euro non avranno risolto i loro problemi».

Tutti scontenti

Secondo il Corriere del Ticino, «la montagna ha partorito il topolino. La grancassa con cui il governo aveva preannunciato la distribuzione di due miliardi di aiuti alle aziende in difficoltà aveva suscitato fin dall’inizio l’impressione di un’azione promozionale per farsi belli agli occhi del popolo alla vigilia delle elezioni federali».

L’editorialista aggiunge: «Anziché promettere di comprare la luna con due miliardi, il Consiglio federale avrebbe dovuto (e deve) chinarsi seriamente sull’esame di riforme strutturali che servano a rendere l’economia svizzera ancora più dinamica e in grado di reagire alle oscillazioni del mercato globale. Ad esempio la questione del tasso IVA che ha grandi ripercussioni non solo sul turismo ma anche sugli altri settori».

La Regione Ticino rileva dal canto suo che Johann Schneider-Amman «ha presentato una proposta di basso profilo, suscettibile di non essere troppo facilmente impallinata in parlamento e soprattutto inadatta a soddisfare chi chiedeva misure concrete per far scendere i prezzi dei prodotti importati e dei servizi turistici. Ha insomma dovuto far marcia indietro in diversi ambiti».

In particolare, aggiunge il quotidiano ticinese, «ha rinunciato all’idea di aiutare direttamente le aziende esportatrici, dando così ragione al Partito liberale radicale e ad Economiesuisse. Ma in questo modo ha irritato la sinistra e i sindacati, che si aspettavano un impegno più concreto per proteggere i posti di lavoro. Ha proposto un sostegno al lavoro ridotto, ma in misura insufficiente secondo i sindacati».

Conseguenze? «Ci sono tutte le premesse affinché il pacchetto di misure corra il rischio di naufragare. Tanto più che non mancano né coloro a cui non garba questa divisione delle misure in due pacchetti successivi e avrebbero preferito un intervento pesante, tutto e subito. Né coloro che continuano a chiedere che la Banca nazionale stabilisca un cambio minimo euro-franco. Né, infine, chi non riesce ad accettare che la sopravvalutazione del franco non si traduca in una riduzione automatica dei prezzi all’importazione e quindi al consumo».

Concretamente, il governo vuole concedere 212,5 milioni per sostenere la ricerca e l’innovazione.

Altri 100 milioni andranno, sotto forma di prestito, alla Società svizzera di credito alberghiero.

La parte più cospicua – 500 milioni – la riceverà però l’assicurazione contro la disoccupazione, che potrà in tal modo far fronte al possibile aumento delle richieste di indennità per lavoro ridotto.

Ulteriori 10 milioni saranno destinati ai sussidi per l’esportazione di prodotti agricoli trasformati.

Altri 28,5 milioni saranno impiegati per sostenere il traffico transalpino combinato e 18 milioni per alleviare le indennità nel traffico regionale di persone.

Il governo intende poi presentare un secondo pacchetto di aiuti per il 2012, che le Camere tratteranno nella sessione invernale. Questo conterrà misure volte a promuovere la tecnologia, la ricerca, l’innovazione, l’infrastruttura e la formazione professionale.

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