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Una cassaforte per il denaro sporco, un cliché superato

Il dittatore dello Zaire Mobutu Sese Seko era un grosso cliente delle banche svizzere Keystone

Un diplomatico elvetico sottolinea che la reputazione di paradiso per i capitali "sporchi" di dittatori corrotti di cui gode la Svizzera non ha più ragione di essere.

L’ambasciatore Paul Seger ha ricordato martedì a Ginevra che il governo ha già restituito quasi due miliardi di franchi negli ultimi anni e che la Svizzera è tra i primi della classe nella lotta contro simili malversazioni.

Uno scrigno per il denaro sporco: è questo uno degli stereotipi di cui la Svizzera fa fatica a disfarsi, come del resto confermato ancora di recente in un libro come il Codice Da Vinci di Dan Brown o nell’ultimo film di James Bond.

La realtà è però ben differente, ha affermato martedì in una conferenza davanti al Club della stampa a Ginevra Paul Seger, ambasciatore e direttore della sezione Diritto internazionale pubblico del Dipartimento degli affari esteri.

L’introduzione di nuove misure antiriciclaggio e di nuove regole per le banche sono andati di pari passo con diverse azioni concrete per dei grossi casi di corruzione. La Svizzera – ha in sostanza sottolineato Seger – non può più essere considerato un anello debole.

Tra i successi registrati nella lotta contro quelli che in gergo sono chiamati Fondi di potentati, l’ambasciatore ha menzionato la restituzione di 700 milioni di dollari alla Nigeria sottratti dal defunto dittatore Sani Abacha e di 684 milioni di dollari alle Filippine provenienti dai conti svizzeri di Ferdinando Marcos.

“Nel suo dispositivo di lotta contro gli abusi che colpiscono la sua piazza finanziaria, la Svizzera presta un’attenzione particolare alla problematica degli averi illeciti dei potentati”, ha dichiarato Seger, riconoscendo però che “non è sempre stato così”.

Caso Marcos

Secondo il diplomatico, la Confederazione ha cominciato a prendere coscienza del problema nel 1986, con la caduta di Ferdinando Marcos. Il dittatore filippino aveva accumulato una fortuna immensa, in parte custodita nelle banche svizzere. La vicenda Marcos ha creato un precedente ed ha aperto le porte a nuovi casi, come quelli che hanno coinvolto l’ex uomo forte dello Zaire Mobutu Sese Seko e il dittatore haitiano Jean-Claude Duvalier. Due dossier che però oggi sono a un punto morto.

La presa di coscienza si è tradotta in miglioramenti legislativi ed istituzionali, come la Legge sul riciclaggio di denaro sporco del 1998, la creazione dell’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro, nonché l’introduzione di nuove regole per le banche, segnatamente per le “persone politicamente esposte”.

Un’accresciuta cooperazione giudiziaria internazionale ha pure svolto un ruolo importante, ad esempio per quanto concerne i 92 milioni di dollari ritrovati sui conti svizzeri dell’ex capo dei servizi segreti peruviani Vladimir Montesinos.

“Con la sua politica di restituzione, la Svizzera è diventata un pioniere nella scena internazionale e altri paesi od organizzazioni, come ad esempio il G8, ci chiedono il nostro parere”, ha sottolineato Seger. L’altra faccia della medaglia è che casi come quelli che hanno coinvolto Marcos, Montesinos o Abacha “hanno rafforzato la percezione internazionale che vi siano ancora fondi nascosti da restituire”.

La Svizzera non è il solo paese in causa

La Svizzera naturalmente non è l’unico paese confrontato al problema dei Fondi di potentati. Nel caso Abacha, fondi per un miliardo di dollari sono transitati dalla Gran Bretagna, ha spiegato l’ambasciatore.

“Abbiamo fatto dei grossi progressi, ma dobbiamo continuare a lavorare per prevenire simili casi in futuro. Saremo giudicati sulle nostre azioni”, sottolinea Seger.

La “Coalizione per una restituzione giusta e trasparente dei fondi Abacha», un gruppo di diverse ONG svizzere che si è battuto affinché i milioni dell’ex dittatore nigeriano fossero restituiti in maniera trasparente, conferma che sono stati compiuti notevoli progressi.

“Alcuni meccanismi che sono stati creati rappresentano grossi passi in avanti rispetto alle norme internazionali, come ad esempio il sistema di monitoring nel caso Abacha”, dichiara a swissinfo Max Mader, membro della coalizione.

“Tuttavia, non per questo il sistema finanziario svizzero non è più un rifugio per chi ricicla denaro”.

swissinfo, Adam Beaumont, Ginevra
(traduzione ed adattamento di Daniele Mariani)

Ad inizio maggio, il governo svizzero ha sbloccato 84 milioni di dollari, congelati per un caso di corruzione, destinandoli a un fondo indipendente per finanziare dei programmi a favore di bambini sfavoriti in Kazakistan.

Una settimana fa, la procura pubblica federale ha archiviato le indagini per riciclaggio di denaro nei confronti dell’ex primo ministro del Madagascar Tantely Andrianarivo.

Una banca svizzera verserà a quest’ultimo i 2,8 milioni di franchi bloccati. L’abbandono della procedura ha suscitato le ire del governo malgascio, che ha chiesto la restituzione del denaro.

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