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Uno svizzero del Texas cerca gas in Svizzera

Martin Schuepbach swissinfo.ch

Dopo aver trascorso oltre trent'anni alla ricerca di idrocarburi in tutto il mondo, Martin Schuepbach tenta di trovare gas naturale nella Confederazione.

Il geologo svizzero – che per lungo tempo ha vissuto e lavorato a Dallas – sta attualmente analizzando il sottosuolo del canton Friburgo, segnatamente nelle zone sudoccidentali.

Se i test geochimici avranno esito positivo, la Schuepbach LCC Energy potrà scavare un pozzo d’estrazione e, in caso di scoperte interessanti, ottenere il diritto di utilizzare gli idrocarburi. Swissinfo.ch ha intervistato Martin Schuepbach in merito al suo lavoro e alla sua vita da espatriato.

swissinfo.ch: Insieme a sua moglie Christine, anch’essa svizzera, vi siete trasferiti trent’anni or sono negli Stati Uniti. Come descriverebbe la sua famiglia?

Martin Schuepbach: Buona domanda! Io e mia moglie siamo rimasti prevalentemente elvetici, mentre i nostri tre figli sono nati negli Stati Uniti. Ogni estate trascorriamo comunque le vacanze nei Grigioni, e i ragazzi lo apprezzano molto: parlano ancora lo svizzero tedesco.

Per quanto mi concerne, ho viaggiato molto e durante la mia carriera mi sono recato regolarmente in Europa. Di conseguenza, il legame non si è mai interrotto. Mia moglie, invece, ha forse maggiore nostalgia, anche se meno rispetto all’inizio del soggiorno americano. È anche l’unica della famiglia a non avere il passaporto statunitense, poiché si sente una cittadina svizzera ed è fiera di esserlo!

swissinfo.ch: Partecipate alle votazioni svizzere?

M.S.: No; è un po’ complicato poiché è necessario passare attraverso l’ambasciata. Inoltre sono già un cittadino americano attivo, e ciò mi basta.

swissinfo.ch: Ora è tornato in Svizzera alla ricerca di gas…

M.S.: Ne sono felice, anche perché ho l’occasione di trascorrere un anno a Friburgo, in una regione che apprezzo molto. Attualmente stiamo analizzando i dati raccolti in un’area che si estende dalla Gruyère al canton Vaud.

Una trivellazione costa molto cara [4,5 milioni di franchi], e dobbiamo quindi proseguire i nostri studi prima di richiedere una concessione. Se dovessimo decidere di forare il terreno, ciò non avverrebbe comunque prima del 2011: ci troviamo quindi ancora in una fase preliminare. È impossibile valutare le nostre possibilità di successo, ma se ci siamo lanciati nell’impresa, è perché ci crediamo.

Per l’Europa è fondamentale riuscire a trovare delle fonti di approvvigionamento energetico più affidabili dal profilo della sicurezza, vale a dire indipendenti dalla Russia e dall’Asia centrale.

swissinfo.ch: È nota la necessità di reperire fonti energetiche più ecologiche. Come valuta il gas naturale?

M.S.: Lo considero un’energia di transizione tra il petrolio e ciò che sarà utilizzato in futuro. Per questo motivo ho orientato la mia attività verso il gas di scisto [roccia metamorfica che si sfalda facilmente per la particolare disposizione a piani paralleli dei minerali che la costituiscono]: gli Stati Uniti dispongono di importanti giacimenti che offrono riserve per almeno un secolo.

Abbiamo infatti un sito di estrazione nello Stato di New York così come in Uruguay. Oltre a Friburgo, nel continente europeo abbiamo iniziato a operare anche in Danimarca, Francia e Spagna.

swissinfo.ch: I nordamericani sono grandi utilizzatori di idrocarburi, ma il presidente Obama sembra interessato a modificare la politica energetica del paese. Cosa ne pensa?

M.S.: È vero che negli Stati Uniti il consumo di petrolio per abitante è molto più elevato che altrove nel mondo. Si tratta di una situazione che deve effettivamente essere corretta, ne sono convinto.

Le enormi quantità di gas naturali scoperte in America dovrebbero – spero – poter presto essere utilizzate per i trasporti, come carburanti, o trasformate in elettricità destinata ai veicoli elettrici. Va tenuto presente che il gas naturale è molto meno inquinante rispetto al petrolio o al carbone, la peggior risorsa in questo ambito.

swissinfo.ch: Come immagina il mondo tra vent’anni?

M.S.: Ritengo che le energie alternative avranno un ruolo sempre più importante, in particolare quella eolica, che ha già compiuto notevoli progressi tecnologici. Le energie solari, dal canto loro, si sono sviluppate in misura minore.

Negli Stati Uniti, attualmente sono stati investiti miliardi di dollari per sviluppare nuove fonti energetiche: non sappiamo ancora dove ci condurrà questo processo, ma certamente le cose cambieranno.

swissinfo.ch: Il 2009 è stato un anno difficile per la Confederazione, basti pensare ai problemi di UBS e al conflitto con la Libia. L’immagine della Svizzera all’estero ne ha risentito?

M.S.: I cittadini elvetici residenti all’estero hanno un’immagine diversa del paese rispetto a quelli che vi abitano. Personalmente, ritengo che la Svizzera dovrebbe avere una posizione molto più forte e difendere i propri valori, ciò che non sta facendo. Penso ad esempio che la Confederazione si sta allineando all’Unione europea, mentre dovrebbe distanziarsi. Anche la piazza finanziaria e il segreto bancario avrebbero dovuto essere più tutelati.

A parte questa considerazione, l’immagine della Svizzera rimane a mio giudizio buona. La questione concernente Gheddafi non è un problema elvetico, bensì libico. In merito a UBS, ritengo che la tendenza a livello mondiale sia quella di una maggiore trasparenza fiscale. I paradisi fiscali sono quindi destinati a scomparire con il tempo. UBS si è semplicemente trovata al centro di tutto ciò.

Isabelle Eichenberger, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

Nato a Baden (canton Argovia) nel 1944, ha studiato geologia al Politecnico di Zurigo e ha poi ottenuto nel 1974 un dottorato alla Houston Rice University (USA).

In seguito, dopo un periodo all’Università di Friburgo, si trasferisce a Dallas (Texas) e lavora per un decennio nella ricerca di idrocarburi in aziende private e pubbliche. Tra il 1994 e il 2006 crea e rivende diverse società attive in questo ambito.

Nel 2007 viene creata la Schuepbach Energy LLC, che si occupa della produzione di gas di scisto, una tecnologia pressoché sconosciuta in Europa.

Il gas naturale è composto per la maggior parte di metano (CH4), un idrocarburo incolore e inodore. I giacimenti di gas naturale sfruttati oggi derivano dalla decomposizione di sostanze organiche nel sottosuolo nel corso di diversi milioni di anni. Esclusione di aria, temperature e pressione elevate all’interno della Terra provocano un lento processo chimico che porta alla formazione di gas naturale e altri idrocarburi.

Di tutti i vettori energetici fossili, il gas naturale è quello che presenta il minore contenuto percentuale di carbonio (C) e il massimo contenuto di idrogeno (H). Di conseguenza, la combustione del gas naturale produce circa il 25% in meno di biossido di carbonio (CO2) rispetto alla combustione di olio da riscaldamento con il medesimo contenuto energetico.

La Svizzera consuma circa 34 miliardi di kwh di gas naturale all’anno, equivalenti al 12% del proprio fabbisogno energetico.

Swissgas importa la totalità del gas: 75% dall’Unione europea e dalla Norvegia, il 20% dalla Russia. Swissgas ha appena concluso un contratto fino al 2023 con GasTerra (Paesi Bassi), che coprirà un quinto del fabbisogno annuale.

Oltre a Schuepbach Energy, le società elvetiche Gaznat e Holdigaz investiranno a loro volta milioni di franchi in trivellazioni a Noville (Vaud). I risultati sono attesi per la prossima estate.

I lavori in Svizzera sono iniziati soprattutto in seguito all’aumento del prezzo del barile di petrolio e allo sviluppo delle tecniche di rappresentazione in 3D del sottosuolo.

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