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Viaggio in Cina per la ministra svizzera dell’economia

Gli intenti nero su bianco: Doris Leuthard e il ministro cinese del commercio Bo Xilai Keystone

Doris Leuthard ritiene che la Svizzera non abbia ancora sfruttato appieno le possibilità offerte dal mercato cinese, in particolare per quanto riguarda le tecniche ambientali.

Per migliorare i rapporti commerciali, si sta prendendo in considerazione l’opportunità di un accordo di libero scambio. La Svizzera è stata il terzo paese europeo a riconoscere la nuova Cina nel 1950.

Doris Leuthard è giunta sabato in Cina accompagnata da una delegazione economica per una visita di sei giorni. Scopo principale del suo viaggio è quello di migliorare le condizioni quadro per l’attività delle ditte elvetiche presenti nel paese.

La consigliera federale non ha esitato a definire il paese del Regno di mezzo un “potenziale eldorado per l’economia elvetica”. Lunedì, al termine dell’incontro a Pechino con il viceministro delle finanze Zhu Guangyao e il vice premier Hui Liangyu, Doris Leuthard ha esortato le imprese svizzere a sondare maggiormente il mercato delle tecniche ambientali.

“C’è anche un grande potenziale nel campo della sicurezza alimentare”, ha affermato. Numerosi prodotti agricoli cinesi non sono ancora atti ad essere esportati. Ecco perché la responsabile del Dipartimento federale dell’economia (DFE) ritiene che in questo settore vi sia spazio per l’economia alimentare elvetica e i suoi agricoltori.

Progressi, ma non basta

Anche il presidente di economiesuisse Gerold Bührer vede grandi opportunità per l’economia svizzera: “Ci sono alcuni problemi, ma sono sormontabili”. Le autorità cinesi – ha aggiunto – apprezzano molto il fatto che le imprese svizzere siano presenti nel paese da tanto tempo.

A suo avviso, dopo l’entrata di Pechino nell’Organizzazione mondiale del commercio sono stati compiuti grandi progressi verso la liberalizzazione. La Cina ha riconosciuto ad esempio l’importanza della protezione della proprietà intellettuale.

“Sono stati fatti degli evidenti passi avanti”, conferma dal canto suo Urs Roth, direttore dell’Associazione svizzera dei banchieri, secondo il quale esistono però ancora dei problemi riguardanti le normative. Ad esempio le banche straniere sono sottoposte a direttive sui fondi propri più severe rispetto agli istituti indigeni. Anche l’accesso al mercato dei clienti individuali è più difficile per gli istituti elvetici.

Eventuale accordo di libero scambio

Domenica, Doris Leuthard ha incontrato il ministro del commercio Bo Xilai, con il quale ha discusso la possibilità di un accordo di libero scambio fra i due paesi. “La Cina è pronta a realizzare uno studio di fattibilità al riguardo”, ha detto la consigliera federale. Esso dovrà servire a stabilire se esistono le premesse per tali negoziati. Valutare rischi e opportunità è un “modo serio” di affrontare il problema, ha aggiunto.

Per la ministra svizzera questo primo passo è da considerarsi un successo. Da parte cinese c’è invece molto più riserbo. Bo Xilai ha lodato i buoni rapporti fra i due paesi, ma non si è soffermato su un possibile accordo di libero scambio. “Pechino non ha dimenticato che la Svizzera è stato uno dei primi paesi occidentali a riconoscere la nuova Cina nel 1950”, ha detto.

Lo studio di fattibilità sarà condotto da esperti e potrebbe portare a discussioni esplorative. Solo in seguito si potrebbe passare a negoziati veri e propri. Fra gli Stati membri dell’Associazione europea di libero scambio, finora la Cina ha avviato negoziati in tal senso solo con l’Islanda. Con la Norvegia sono in corso discussioni esplorative.

Proprietà intellettuale

Altro tema affrontato dai due ministri è stato quello della proprietà intellettuale: Svizzera e Cina si sono dette pronte a migliorarne la protezione e a tal proposito hanno firmato una dichiarazione di intenti.

La contraffazione di prodotti, macchine, impianti o procedimenti tecnici, che prolifera nel paese asiatico, arreca danni all’economia elvetica. Anche per quanto riguarda gli investimenti i due Stati intendono collaborare maggiormente.

Dopo la Cina, dal 15 al 18 luglio Doris Leuthard proseguirà la sua missione economica in Vietnam, dove incontrerà il presidente Nguyen Mihn Triet e il primo ministro Nguyen Tan Dung.

swissinfo e agenzie

La Cina è uno dei paesi chiave per la politica svizzera di commercio con l’estero.

È il secondo partner commerciale in Asia dopo il Giappone. Per la Svizzera rappresenta il terzo fornitore in assoluto (dietro l’Unione europea e gli USA) e il quarto cliente (dopo UE, USA e Giappone).

L’industria dei macchinari ha coperto quasi il 50% delle esportazioni svizzere verso la Cina. Orologeria e industria chimica sono state all’origine di un altro 10% ciascuna.

Nel 2002, la Svizzera ha aperto una piattaforma (hub) commerciale nella capitale Pechino. Altri uffici sono stati aperti a Guangzhou e Sciangai. L’obiettivo è aiutare le compagnie svizzere intenzionate ad investire in Cina.

Nel 2005, una delegazione elvetica composta di rappresentanti del mondo politico ed economico ha visitato la Cina.

Esportazioni verso la Cina: 3,47 miliardi di franchi, il 2,1% del totale delle esportazioni svizzere (dati 2005 della Segreteria di Stato dell’economia).

Macchinari: 1,67 miliardi di franchi (+3,7% rispetto al 2004)
Prodotti chimici: 362 milioni (+37%)
Prodotti d’orologeria: 352 milioni (+26%)
Prodotti farmaceutici: 260 milioni (+24%)
Strumenti ottici e medici: 252 milioni (+11%)

Importazioni dalla Cina: 3,38 milioni di franchi che anche in questo caso rappresentano il 2,1% del totale.

Macchinari: 826 milioni di franchi (+13%)
Tessili: 586 milioni (+13%)
Prodotti chimici: 436 milioni (+66%)
Prodotti d’orologeria: 305 milioni (+20%)

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