Vincere la paura del credito
Il progetto “Central Asia Leasing” intende promuovere il credito per metterlo alla portata delle piccole e media imprese in Kirghizstan, Uzbekistan o Tagikistan.
Il Seco sostiene questi sforzi, nel tentativo d’informare le società locali su vantaggi e rischi di questo modo di finanziamento.
Le strade di Bishkek sono ornate da numerosi, colorati cartelloni pubblicitari che vantano i meriti di banche di ogni tipo. Tuttavia, nessun’insegna particolare segnala gli uffici dell’International Finance Corporation (IFC).
All’entrata, un cortile il cui suolo, bruciato dal sole, è ormai sabbioso. Alcuni alberi slanciati che appaiono, anch’essi, crudelmente disidratati. Qualche panchina ed un’anziana che dondola un bambino su una decrepita altalena.
Ma, a dispetto delle apparenze, è proprio qui che l’IFC ha installato la testa di ponte del suo progetto per promuovere il credito nei tre Stati dell’Asia centrale.
Tre ragazze popolano l’ufficio, quello che fino ad una decina di anni fa doveva essere un tipico appartamento famigliare dell’ex Unione sovietica.
Di fronte ad un tavolo, posto in un locale che continua ad apparire come un semplice salotto, e sotto il vessillo del progetto, con in bella mostra pure il logo del Segretariato di Stato dell’economia (Seco), Assel Chaibekova c’invita a sederci.
Lavoro titanico
Con una certa fierezza, la responsabile delle risorse umane e della comunicazione di IFC per l’Asia centrale, snocciola le vittorie ottenute dal suo arrivo a Bishkek, nell’ottobre 2001.
“All’inizio, nessuno sapeva cosa fosse il credito. La gente non era interessata e nemmeno le banche volevano sentirne parlare”, spiega la responsabile, nel suo inglese condito da accenti russi e kirghizi.
Allora i meccanismi erano davvero rudimentali. Per non dire proibitivi. In più, ancora ben presente negli spiriti, l’eredità sovietica non facilitava certo le cose.
Difficile ad esempio convincere potenziali imprenditori a richiedere dei prestiti per fondare una società quando il loro primo riflesso era, e restava, quello di attendere istruzioni dall’alto per poi eseguirle al meglio.
“Erano inoltre necessarie importanti garanzie per ottenere capitali, rimborsabili poi a dei tassi attorno al 25%: esorbitanti!”, ricorda Assel Chaibekova. “E l’implicazione dell’istituto di credito nell’impresa che riceveva il denaro era notevole”.
Soprattutto crediti agricoli
A forza d’incontri, di seminari, di ostinate spiegazioni sui meccanismi di credito e di campagne pubblicitarie, la tendenza, per il bene dell’economia locale, si è oggi invertita.
Le garanzie richieste ed i tassi d’interesse si sono ridotti, mentre il ritmo di rimborso è divenuto più realista. Nello stesso tempo, la domanda di crediti si è intensificata, così che pure le banche sono ora interessate.
La sola Union Bank ha concluso più di 100 contratti di credito tra agosto e settembre, mentre la banca kirghiza ha appena lanciato una promozione per somme comprese tra 50’000 ed un milione di dollari.
Considerato come il salario mensile medio si situi tra i 20 e i 30 dollari, è davvero difficile che i cittadini dispongano dei capitali necessari per mettersi in proprio. O che possano ottenere anche solo equipaggiamenti di prima necessità.
“Il 50% di questi crediti riguarda infatti macchine agricole: trattori, materiale da trasporto o frigoriferi per la conservazione degli alimenti”, constata Assel Chaibekova.
La serietà svizzera
I dirigenti dell’IFC considerano tuttavia che il maggior successo risulti dall’avallo di una legge sul credito da parte del parlamento kirghizo. Una nuova norma largamente ispirata dalla stessa organizzazione.
L’accento è stato posto sull’esonero fiscale dell’industria d’esportazione, la rateizzazione dei rimborsi e la fine dell’obbligo di fornire beni fisici quale pegno come condizione per beneficiare di prestiti.
Il sostegno svizzero, che tramite il Segretariato di Stato dell’economia (Seco)intende partecipare al progetto con 4.3 milioni di dollari, è una garanzia di sicurezza. “In effetti, la fama e la reputazione elvetica nel settore finanziario ci sono di grande aiuto”, aggiunte Assel Chaibekova.
Un contributo davvero utile, considerato quanto resta ancora da fare. Nel solo Kirghizstan sono 9’000 le PMI che necessitano di fondi. Rappresentano il 42% del Prodotto interno lordo (Pil). In Uzbekistan sono ben 260’000 (34.6% del Pil).
swissinfo, Jean-Didier Revoin, Marzio Pescia, Bishkek
In Uzbekistan, nel 2002 le società di prestito hanno aumentato la loro attività del 48%;
In Kirghizstan, le previsioni per il 2003 stimano una crescita del mercato dei prestiti di circa 5 milioni di dollari;
Il progetto “Central Asia Leasing” intende promuovere il credito a sostegno delle PMI di tre Stati dell’Asia centrale: Kirghizstan, Uzbekistan e Tagikistan.
Non si tratta di concedere dei prestiti, ma di consigliare ed informare le società su tutti gli aspetti che riguardano i meccanismi del credito.
Dopo aver iniziato l’attività in Kirghizstan nel 2001, il progetto è stato allargato agli altri due paesi con l’inizio del 2002.
Lo scopo è favorire la creazione di un ampio tessuto produttivo, facilitando l’accesso a capitali per “nuovi” imprenditori, dopo 80 anni durante i quali ogni iniziativa privata è stata ostacolata.
“Central Asia Leasing” è finanziato dall’International Finance Corporation (IFC), un membro della Banca mondiale (40 milioni di dollari) e dal Seco (4.3 milioni di dollari).
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