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WEF di Davos plebiscitato grazie alla crisi

Keystone

Il Forum economico mondiale (WEF) di Davos quest'anno appare uno degli appuntamenti più ambiti. Dal 28 gennaio al 1° febbraio, oltre 2500 partecipanti di 96 paesi si ritrovano nella località grigionese. Le loro menti sono preoccupate dalla crisi economica e finanziaria.

L’edizione 2009 è ufficialmente presentata come una delle più importanti e significative delle 39 organizzate finora, assieme a quella tenuta a New York nel segno del lutto degli attentati dell’11 settembre 2001. Il 60% dei partecipanti proviene dal mondo degli affari.

Anche i massimi livelli del mondo politico internazionale hanno aderito in forze. I capi di Stato e di governo che si sono annunciati sono 43. A costoro si aggiungono decine di ministri. Ai lavori prendono inoltre parte numerosi dirigenti delle principali organizzazioni internazionali e di quelle non governative (Ong).

Fra i nomi illustri figurano per esempio Vladimir Putin e Angela Merkel, che interverranno alla cerimonia inaugurale. Fra le numerose celebrità si possono pure citare i primi ministri cinese Wen Jiabao, giapponese Taro Aso e turco Tayyip Erdogan, il britannico Gordon Brown, presidente del G-20, i ministri francesi Bernard Kouchner e Christine Lagarde, il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon, i presidenti colombiano Alvaro Uribe, ceco Vaclav Klaus e senegalese Abdulaye Wade, come pure quello della Commissione europea José Manuel Durao Barroso…

E Barack Obama? L’appuntamento nella località elvetica è a troppo breve scadenza dall’investitura del nuovo presidente degli Stati Uniti. Ma i principali consiglieri della sua amministrazione nei campi economico (Lawrence Summers) e della sicurezza (James Jones) sono iscritti. Pure annunciati Al Gore, Bill Clinton e vari tenori del Congresso americano.

Globale e sistematico

La gravità della situazione economica e finanziaria mondiale pesa anche sull’ambiente che circonda i lavori del Forum. Il glamour non dovrebbe trovare grande spazio a margine del simposio. I grandi party notturni – della cui organizzazione il WEF declina qualsiasi responsabilità – rischiano di fare fiasco. L’idea della crisi è ossessionante e nessuno può pretendere di capirne tutti i meccanismi, afferma il fondatore del WEF Klaus Schwab.

Di fronte a questo shock globale e sistematico, gli alti dirigenti economici, finanziari e politici hanno capito la necessità di condividere opinioni, spiegazioni, esperienze, proposte. Ciò spiega l’enorme afflusso quest’anno a Davos, affermano i responsabili del Forum, che moltiplicheranno dibattiti e workshop. Fra i temi in discussione, per esempio, ci saranno i valori etici e un capitalismo più equo.

In materia finanziaria, saranno sul piede di guerra 36 ministri e presidenti di banche centrali. Venti ministri del commercio discuteranno del futuro del ciclo di Doha, dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), che attualmente è a un punto morto.

A sostegno del G-20

Di fronte alla crisi, il WEF punta anche sul G-20: il Forum vuole fungere da catalizzatore. Il presidente di questo gruppo di principali paesi industrializzati ed emergenti Gordon Brown dirigerà due riunioni dedicate alla riforma dell’architettura finanziaria mondiale e sul rilancio dell’economia globale.

“Non forniamo delle soluzioni miracolose e non siamo un luogo di decisione. (…) La nostra riunione annuale deve permettere agli attori chiave di discutere di questa crisi senza precedenti e del modo in cui uscirne”, spiega Schwab.

Il meeting di Davos “deve pure consentire di discutere del mondo che collettivamente desideriamo vedere emergere una volta superata la crisi. Stiamo vivendo l’inizio di una nuova era. È un appello a rivedere le nostre istituzioni, i nostri sistemi e soprattutto il nostro modo di pensare”.

È anche con questa speranza che i partecipanti ripartiranno con un po’ più di fiducia. Klaus Schwab assimila il WEF a un “sanatorio per l’economia mondiale”, nel quale il paziente, ancora parzialmente sottoposto a terapie intensive, potrebbe riacquistare forza.

Non abbastanza attenti

Circa la crisi, Schwab nega di non averne avuto alcun sentore premonitore. Nelle ultime edizioni c’erano già segnali di rischi nella finanza. “Ma collettivamente non vi abbiamo prestato sufficiente attenzione”, sostiene.

Il programma di quest’anno è stato in parte stabilito sulla base di un vertice organizzato in novembre a Dubai, nel corso del quale 700 pensatori hanno preparato un’agenda globale. Del resto è una delle sfide del WEF quella di evidenziare i rischi la posta in gioco (acqua, pandemie, sicurezza alimentare, terrorismo, ecc.) relegati in secondo piano dalla crisi, e di considerare la globalità che riflette la complessità del mondo attuale.

Così, per esempio, a Davos 38 sessioni saranno dedicate a temi climatici e ambientali. Una riunione cui parteciperanno il primo ministro danese Anders Rasmussen e 30 ministri dell’ambiente preparerà il vertice sul dopo Kyoto, in calendario in dicembre a Copenhagen.

Pure al centro dei dibattiti al WEF le questioni legate al futuro del Caucaso e di Gaza. Ma georgiani e palestinesi fanno parte dei pochi assenti da questa edizione 2009 che registra un afflusso da primato e mira a “ridisegnare il mondo del dopo crisi”.

swissinfo, Pierre-François Besson
(Traduzione dal francese di Sonia Fenazzi)

Origine: Il Forum economico mondiale è stato fondato da Klaus Schwab nel 1971 a Davos, inizialmente con il nome di Management Symposium.

NY. Da allora il WEF organizza il meeting annuale nella località grigionese. L’unica eccezione è stata l’edizione 2002, trasferita a New York, in segno di omaggio alle vittime degli attentati dell’11 settembre 2011.

Slogan. L’edizione 2009 è intitolata “Ridisegnare il mondo del dopo crisi*.

Per tutti. A margine della riunione annuale, per la settima volta la Federazione delle chiese protestanti di Svizzera e il WEF organizzano l’Open Forum, che è aperto anche al grande pubblico.

Quattro ministri del governo svizzero su sette fanno la trasferta a Davos durante il WEF 2009. In primo luogo il presidente della Confederazione e ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz, che terrà il discorso d’apertura.

È pure attesa la ministra degli affari esteri Micheline Calmy-Rey.

La ministra dell’economia Doris Leuthard parteciperà alla tavola rotonda organizzata dalla Joint Economic commission americano-svizzera, incentrata sulle conseguenze della crisi sul commercio mondiale.

Il ministro della difesa Ueli Maurer ha in programma una visita alla truppa dell’esercito svizzero dispiegata per garantire la sicurezza durante il Forum.

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