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Francia: figli della guerra, siamo anche tedeschi

(Keystone-ATS) PARIGI – Sono sempre più numerosi i “figli della guerra” che escono dall’ombra in Francia e chiedono la nazionalità tedesca. Così li chiamano oltralpe i francesi figli dei soldati nazisti, negli anni dell’Occupazione durante la Seconda guerra mondiale.
Sarebbero circa 200.000, secondo le stime pubblicate in un libro scritto a quattro mani dal giornalista francese Jean-Paul Picaper e dallo scrittore tedesco Ludwig Norz. Tutte persone che nella Francia del dopoguerra hanno vissuto insulti e discriminazione, scegliendo di vivere nell’ombra per nascondere la verità sulle proprie origini. La maggior parte sono nate, tra il 1940 ed il 1945, frutto d’amore o di violenza, nella parte ovest del paese dove la presenza nazista era più stabile.
E se ora queste persone hanno scelto di uscire allo scoperto è perché solo di recente, lo scorso marzo, la Germania ha deciso di aprire gli archivi militari favorendo così l’avvio delle pratiche: “Da allora 143 uomini e donne hanno potuto ritrovare la famiglia paterna – spiegano dall’Associazione nazionale dei figli della guerra – ma solo una decina di loro ha ritrovato il padre”.
Una quarantina di pratiche è già stata avviata presso il consolato tedesco di Parigi. Solo dieci sono per ora le naturalizzazioni portate a termine, la prima ad agosto. Ma ci sono voluti 60 anni perché le diplomazie francese e tedesca riuscissero a trovare un accordo su un argomento rimasto per anni tabù. Lo scorso febbraio, il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, aveva a questo proposito lanciato un accorato appello a Berlino per il riconoscimento dei figli di donne dannate a vita perché andate a letto con un “boche”, termine spregiativo con il quale i francesi chiamavano il nemico nazista. L’appello è stato accolto ed un accordo è stato firmato tra i due paesi.

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