Imperi senza controllo, chi vigila sulle fondazioni milionarie di Ginevra?
Ginevra attira fondazioni non profit da tutto il mondo, allettate dalla possibilità di beneficiare di un'esenzione fiscale. Il Controllo federale delle finanze critica l'opacità di alcune di queste strutture difficili da monitorare.
Parte 2: Chi controlla le fondazioni ginevrine e perché è importante
Le autorità incaricate di monitorare le fondazioni a Ginevra sono due: l’Autorità federale di vigilanza sulle fondazioni (AVF) e l’Autorità di vigilanza cantonale. Le fondazioni fanno capo all’una o all’altra, a seconda dell’area di competenza: quelle che operano a livello nazionale o internazionale devono riferire all’autorità federale, mentre quelle che operano a livello locale dovrebbero far riferimento al cantone.
Tuttavia, la flessibilità degli obiettivi dichiarati consente di manipolare queste logiche secondo gli interessi di donatori e donatrici. “Alcune fondazioni, per esempio, dichiarano di avere una portata nazionale o internazionale perché intenzionate a espandersi, ma poi finiscono per operare solo a Ginevra. Tuttavia, fanno comunque capo all’autorità federale”, spiega Jean Pirrotta, direttore dell’Autorità di vigilanza cantonale di Ginevra.
Le due istituzioni seguono procedure diverse, con requisiti legali distinti e senza alcun tipo di coordinamento o di comunicazione. Una situazione frammentaria ideale per chi volesse sfruttare il sistema a proprio vantaggio: “Alcune fondazioni assumono consulenti specializzati per farsi consigliare l’autorità con la procedura di vigilanza più semplice”, afferma Laurent Crémieux, esperto del Controllo federale delle finanze.
+ Parte 1: Imperi senza controllo, perché Ginevra attira fondazioni da tutto il mondo?
“Si potrebbe gestire un’azienda e spacciarla per una non profit”
Nel 2021, Crémieux ha supervisionato un accertamento dell’Autorità federale di vigilanza, incaricata di monitorare le 791 organizzazioni non profit ginevrine nella gestione di 17 miliardi di franchi. La situazione si è rivelata allarmante: “Le autorità federali effettuano soprattutto controlli formali, senza quasi verificare le attività svolte al di là di quanto dichiarato all’atto della fondazione. Se i documenti sono in ordine, l’organizzazione ottiene il via libera”, spiega. “In pratica, si potrebbe gestire un’azienda e spacciarla per una non profit senza essere scoperti”.
Un altro problema è rappresentato dalle tempistiche necessarie per l’elaborazione dei documenti: nonostante l’assunzione di nuovo personale, il continuo aumento del numero di fondazioni da controllare impedisce di smaltire gli arretrati. Nel frattempo, le fondazioni in attesa di verifica sono libere di proseguire la loro attività.
Purtroppo, continua Crémieux, dalle verifiche del 2017, che avevano già rilevato la maggior parte di questi problemi, a livello federale sembra essere cambiato ben poco. Uno dei pochi miglioramenti apportati negli ultimi cinque anni è stata la creazione di un sistema digitale per l’elaborazione delle richieste. Fino al 2022, infatti, i documenti andavano inviati per posta.
Le autorità si rifiutano di supervisionare fondazioni problematiche
Se il sistema federale è sovraccarico, il monitoraggio a livello cantonale sembra invece svolgersi più agevolmente. Jean Pirrotta, direttore dell’Autorità di vigilanza cantonale di Ginevra, gestisce un team di 14 persone che supervisiona 600 fondazioni e 200 fondi pensione. A suo dire, non ci sono ritardi nell’elaborazione delle richieste e i controlli sono approfonditi ma non invasivi: “Non possiamo condurre indagini approfondite su tutte le fondazioni, ma indaghiamo tutti i potenziali rischi rilevati”.
La Corte dei conti di Ginevra, che ha il compito di supervisionare l’amministrazione cantonale, non è d’accordo. Nel 2011, ha dichiarato che la documentazione ricevuta dall’Autorità cantonale “è insufficiente per comprendere che cosa fanno e come funzionano le fondazioni e per garantirne un adeguato monitoraggio”.
Una valutazione di cui Pirrotta capisce le ragioni e su cui ha lavorato. “Da allora le cose sono cambiate”, sostiene. Se gli si chiede che cosa potrebbe migliorare, Pirrotta risponde: “Niente”. Per lui, il rischio di una gestione fraudolenta del patrimonio da parte delle fondazioni è ampiamente sopravvalutato. Il settore delle fondazioni a Ginevra gli risulta “sano” e i casi di abuso “rari”.
Ma le frodi sono davvero rare o vengono piuttosto scoperte raramente? Pirrotta ammette: “Se notiamo qualcosa di sospetto, in genere evitiamo di prendere la fondazione sotto la nostra sorveglianza. Abbiamo avuto il caso di una fondazione creata con investimenti da Paesi stranieri e sospettata di evasione fiscale, che non abbiamo preso in carico”, spiega. “Non ci consideriamo competenti in materia”. Quando gli chiediamo che cosa succede alle organizzazioni non profit respinte dall’Autorità cantonale, Pirrotta cita l’esempio di una fondazione che è rimasta priva di sorveglianza per vent’anni, poiché nessuno voleva monitorarla.
Un sistema sconnesso
Le lacune delle autorità di vigilanza sono ulteriormente amplificate dalla loro incapacità di comunicare con gli esperti ed esperte statali che hanno a che fare con le fondazioni. Per esempio, non c’è comunicazione tra gli organi di vigilanza e il dipartimento finanziario. “In caso di sospetto riciclaggio di denaro, i servizi di controllo non sono autorizzati a consultarsi con le autorità competenti”, spiega Crémieux.
Questa mancanza di trasparenza tra gli esperti ed esperte di antiriciclaggio e le loro controparti negli organi di vigilanza priva le autorità di controllo di preziosi dettagli sugli illeciti che potrebbero incontrare. “Chi ha esperienza a livello giuridico ma manca di conoscenze approfondite in materia di appropriazione indebita, riciclaggio di denaro, ottimizzazione fiscale o gestione patrimoniale, non può identificare facilmente questo tipo di violazioni”, spiega Crémieux.
La stessa divisione vige anche tra l’Autorità federale di vigilanza e i dipartimenti fiscali cantonali, gli unici a poter decidere della pubblica utilità di una fondazione e della sua potenziale esenzione da imposte. “Tutto a causa del segreto fiscale, un principio che impedisce di accedere a qualunque altro tipo di informazione, a Ginevra come in tutta la Svizzera”.
Tale segretezza si estende anche al Controllo federale delle finanze. Nel 2021, Laurent Crémieux e il suo team hanno chiesto di consultare i dati fiscali del Cantone, ma senza successo: “Così non abbiamo potuto verificare se gli obblighi di legge in termini di esenzioni fiscali venivano applicati in modo corretto e omogeneo in tutto il Paese”.
La frammentarietà del sistema consente di trovare scappatoie normative che rendono più difficile il monitoraggio, favorendo gli illeciti.
La valutazione del rischio
Non c’è da sorprendersi che i dati mostrino una reticenza, da parte delle autorità di vigilanza, ad adottare misure repressive nei confronti delle fondazioni.
Sei delle persone intervistate da SWI swissinfo.ch per questa inchiesta sostengono che, se non sono stati segnalati abusi, significa che le fondazioni sono pulite. Per Laurent Crémieux, però, la probabilità che approfittino dei loro privilegi non è facile da valutare. “È sempre così con la valutazione del rischio: senza un’analisi adeguata, è difficile sapere se è elevato o meno”.
Durante le verifiche effettuate dal suo team, sono emersi due casi problematici: una fondazione creata da un’azienda farmaceutica con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su una malattia ha sollevato il sospetto che si trattasse di una copertura per promuovere il proprio farmaco. Nel secondo caso, una fondazione ha ricevuto milioni di sterline da un unico donatore, senza che nessuno si premurasse di indagare. “Sono tutti casi reali”, insiste Crémieux.
Tuttavia, per Swiss Foundations, un’istituzione ombrello che rappresenta 220 fondazioni in tutta la Svizzera, l’attuale livello di supervisione è “soddisfacente”. Patricia Legler, responsabile legale e delle politiche dell’organizzazione, sottolinea quanto possa essere pericoloso imporre vincoli eccessivi a fondazioni che non rappresentano alcun rischio: “Un eccesso di controlli fa sì che le fondazioni impegnino denaro e risorse per rispondere alle richieste della vigilanza, anziché in attività filantropiche”.
Al momento, le autorità di vigilanza sembrano propendere per la liberalità piuttosto che per il rigore nei controlli, ma presto la situazione potrebbe cambiare. L’Autorità federale di vigilanza, infatti, ha annunciato di aver avviato una riorganizzazione sia in termini di risorse umane sia di procedure, in linea con le raccomandazioni del rapporto del Controllo federale delle finanze per il 2022.
A cura di Virginie Mangin/ds
Traduzione di Camilla Pieretti
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