La minaccia di una guerra nucleare paralizza la Ginevra internazionale
La Russia effettua delle esercitazioni nucleari in prossimità dell'Ucraina mentre i negoziati sul disarmo sono a un punto morto a Ginevra. La diplomazia sarà capace di far fronte alla minaccia atomica?
“Non siamo mai stati così vicini a una guerra nucleare”, dichiara Marc Finaud, ricercatore associato al Centro della politica di sicurezza a Ginevra. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin non ha esitato a ricorrere alla minaccia nucleare. Il 21 maggio, l’esercito russo ha annunciato di aver iniziato delle esercitazioni militari sull’utilizzo di armi nucleari in prossimità della frontiera ucraina in risposta al potenziale stanziamento di soldati della NATO in Ucraina.
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Collegamento esternoÈ in questo contesto internazionale teso che sono ripresi i lavori della Conferenza del disarmo (CD) presso il Palazzo delle Nazioni a Ginevra, per la seconda sessione dell’anno (dal 13 maggio al 21 giugno). Costituita nel 1984 (succedendo al Comitato per il disarmo, fondato nel 1979), l’istanza promossa dall’ONU è in una fase di stallo dal 1996, anno in cui ha negoziato il suo ultimo strumento, il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT).
Negoziati a un punto morto
“Le potenze nucleari bloccano ogni progresso abusando della regola dell’unanimità, che applicano come diritto di veto anche per l’approvazione dell’ordine del giorno”, indica Finaud. Risultato: dall’inizio del millennio, non è stato intavolato nessun negoziato serio sulla proibizione delle armi nucleari.
La coordinatrice della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN, coalizione di ONG con sede a Ginevra), Susie Snyder, ritiene che questi blocchi siano facilitati da una mancanza di trasparenza. Ricorda che la Conferenza non estende Il numero di membri dal 1982, rifiutando sistematicamente nuove adesioni.
Molto criticata, anche dal Segretario generale dell’ONUCollegamento esterno Antonio Guterres, la CD ha perso di credibilità? “La Conferenza è improduttiva, ma ha il vantaggio di riunire allo stesso tavolo le nove potenze nucleari”, sostiene Finaud, che ha lavorato per cinque anni come diplomatico per la Francia presso la CD.
Se il divieto delle armi nucleari non è all’ordine del giorno, la Conferenza si occupa di temi affini, come la proibizione della produzione di materiali fissili, indispensabili alla fabbricazione di armi atomiche, o il “Principio di non primo uso”, politica secondo cui uno Stato si impegna a non utilizzare per primo tali armi in caso di conflitto, sottolinea l’esperto.
Resta il fatto che una riforma urgente della CD è ormai necessaria, avverte Guterres. In gennaio, l’Istituto delle Nazioni Unite per la ricerca sul disarmo (UNIDIR) ha formulato delle proposteCollegamento esterno per riformare la Conferenza, come l’introduzione di un obbligo di rendicontazione per gli Stati che “utilizzano l’unanimità come un potere di veto” e che li forzerebbe, ad esempio, a presentare delle motivazioni scritte.
Un trattato per proibire le armi nucleari
È spesso a margine della Conferenza, a Ginevra, che sono effettuati i progressi in ambito di disarmo. “Una comunità di esperti, di forum e di ONG gravita attorno alla CD. Dalla fine della Guerra fredda, tutti i trattati di disarmo sono stati adottati su iniziativa della società civile”, spiega Finaud.
È il caso del Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPWN), lanciato nel 2017 dalla coalizione ICAN, poi insignita del Premio Nobel per la pace. In vigore dal 2021, il trattato vieta esplicitamente le armi nucleari, che si tratti di produzione, possesso, uso, minaccia di utilizzo o trasferimento. Ad oggi, 93 Stati l’hanno firmato e 70 l’hanno ratificato, ma tra questi non vi è nessuna delle potenze nucleari (a differenza del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari TNP, che però non rende illegali le bombe atomiche).
La Svizzera ha svolto un ruolo centrale nel processo che ha portato al TPWN. Tuttavia, anche se il Parlamento elvetico si è pronunciato a favore del testo, il Governo ha rinunciato a firmarlo. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha spinto la Confederazione ad avvicinarsi alla NATO e un ufficio di collegamento con l’Alleanza atlantica dovrebbe aprire a Ginevra quest’anno. Ma questo avvicinamento ha un prezzo. Secondo il quotidiano Le Temps, “l’alleanza nucleare” farà pressione sulla Svizzera affinché non ratifichi il trattato.
Una decisione che rammarica Finaud, secondo cui il documento ha già portato i suoi frutti, malgrado l’assenza delle grandi potenze nucleari: “Negli Stati membri, le banche, le aziende, le università e i singoli individui hanno dovuto rinunciare a ogni cooperazione che potrebbe contribuire allo sviluppo di armi nucleari, il che limita le risorse per produrre bombe nelle nazioni nucleari”.
Quando la dissuasione volge all’intimidazione
Un altro argomento regolarmente avanzato è l’efficacia della dissuasione nucleare per evitare un conflitto. Tuttavia, con la guerra in Ucraina, le regole del gioco sono cambiate, sottolinea l’esperto di sicurezza: “Inizialmente l’arma nucleare doveva favorire la pace dissuadendo le aggressioni senza mai essere utilizzata. Oggi, questo paradigma si è sbriciolato. La dissuasione non ha impedito lo scoppio di guerre in Medio Oriente e in Ucraina”.
Al contrario, l’arma nucleare è anche utilizzata per intimidire e forzare la mano, secondo Snyder. L’ICAN, di cui Snyder è la coordinatrice, ha lanciato un’iniziativa popolare affinché la Svizzera aderisca al Trattato per la proibizione.
Ad oggi, nel mondo ci sono più di 12’500 ordigni nucleari, la maggior parte dei quali sono in mano a Stati Uniti e Russia. Mentre i negoziati marciano sul posto, le tecnologie continuano a evolvere, ad esempio con l’intelligenza artificiale. “Si assiste a una nuova corsa agli armamenti nucleari. Le armi si modernizzano, sono più potenti e rapide, il che riduce il tempo per prendere una decisione per lanciare un attacco nucleare”, indica Snyder. “La diplomazia è superata dalla tecnologia”, afferma invece Finaud. “Ad oggi, nessuna dichiarazione per regolamentare le armi autonome si è concretizzata”.
Un’escalation inedita che fa temere conseguenze umanitarie disastrose, con inevitabili vittime collaterali civili. “Anche una guerra nucleare circoscritta tra India e Pakistan provocherebbe un ‘inverno nucleare’ e una carestia mondiale che ucciderebbe da due a cinque miliardi di persone”, spiega l’esperto, citando uno studio apparso su NatureCollegamento esternonel 2022. Un rischio che la società ha perso di vista, dato che sembrava inconcepibile, aggiunge. Tuttavia, mai dai tempi della Guerra fredda il rischio di un conflitto nucleare è così palpabile.
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A cura di Samuel Jaberg
Traduzione: Zeno Zoccatelli
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