Il prezzo della concordanza
La maggioranza del parlamento elvetico ha preferito evitare gli esperimenti. Eleggendo Ueli Maurer, ha dato il suo sostegno ad un'interpretazione aritmetica del principio della concordanza. Il risultato sul filo del rasoio è però un monito all'UDC.
Nevica, sulla capitale della Confederazione. Una spessa coltre bianca attutisce i suoni, i colori, le passioni. Il parlamento svizzero si è riunito, mercoledì mattina, in una Berna invernale, una Berna come non la si vede spesso, da quando il clima si è surriscaldato, una Berna come doveva essere, d’inverno, negli anni Cinquanta o Sessanta.
Il parlamento si è riunito e ha votato. Ha votato e rivotato e al terzo turno ha deciso: al sistema della concordanza – un sistema di governo consociativo, per dirla con termini italiani – non c’è alternativa. Anche se per conservare questo sistema è necessario talvolta ingoiare qualche rospo.
Il rospo in questo caso si chiama Ueli Maurer, è stato presidente dell’Unione democratica di centro (UDC) negli anni della sua rapida crescita elettorale, ne ha interpretato come pochi altri lo stile aggressivo, fatto di frasi brevi e al vetriolo, ha chiamato “appendici da eliminare” due ministri del suo partito infedeli alla linea, ha fatto tappezzare la Svizzera di manifesti perlomeno discutibili.
Timore dell’ignoto
Di certo, non tutti i deputati che lo hanno votato ne condividono lo stile politico. Molti avrebbero verosimilmente preferito votare un rappresentante più moderato dell’UDC. Ma farlo, nelle condizioni attuali, con un’UDC decisa ad escludere dalle sue file chiunque avesse osato accettare l’elezione senza essere candidato, avrebbe condotto a esiti ignoti.
Una parte dello schieramento borghese, quella che ha seguito l’indicazione di voto dell’UDC, non ha voluto correre rischi. Ha ritenuto che il rispetto formale del principio di concordanza fosse più importante della discussione sulla modalità con cui l’UDC ha presentato la sua doppia candidatura. Ha ritenuto che riaprire la porta del governo all’ala dura dell’UDC fosse più importante che stigmatizzarne nuovamente le posizioni.
In fondo, una scelta analoga era stata fatta esattamente cinque anni fa. Il 10 dicembre del 2003 il parlamento aveva escluso dal governo la democristiana Ruth Metzler per far posto a Christoph Blocher, leader indiscusso dell’ala dura dell’UDC.
La memoria del parlamento
Anche allora per giustificare il voto era stato invocato il principio della concordanza: l’UDC era ormai troppo grande per avere un solo rappresentante in governo. Quattro anni dopo però una maggioranza di centro-sinistra ha ritenuto di dover mettere fine alla presenza di Christoph Blocher in Consiglio federale, anche a costo di spedire il più grande partito svizzero all’opposizione.
Poteva sembrare un momento di svolta nella politica svizzera. A posteriori si può dire che si trattava in realtà di un’anomalia. Il sistema ha tentato di correggerla alla prima occasione possibile, per ristabilire almeno in parte gli equilibri propri di una concordanza aritmetica.
L’esperienza del passaggio di Blocher in governo ha però lasciato il segno. Ueli Maurer è stato eletto in Consiglio federale con un solo voto di scarto. In governo l’ex presidente dell’UDC avrà il fiato del centro-sinistra sul collo. E la sua rielezione fra tre anni non è garantita.
Nel 2011 il parlamento potrebbe ricordare a Ueli Maurer e al suo partito che la concordanza ha un prezzo. Tanto più perché ormai l’UDC all’opposizione fa meno paura di un tempo.
swissinfo, Andrea Tognina
Il 12 dicembre 2007 al posto di Christoph Blocher, leader dell’UDC dall’inizio degli anni ’90, il parlamento elegge in governo Eveline Widmer-Schlumpf.
L’UDC dichiara di non sentirsi rappresentata nell’esecutivo dai suoi membri Eveline Widmer-Schlumpf e Samuel Schmid, accusati di aver tradito gli interessi del partito, accettando la loro elezione dopo la bocciatura di Blocher. La maggiore forza politica svizzera passa all’opposizione.
In aprile la dirigenza nazionale dell’UDC chiede alla sezione grigionese di espellere Eveline Widmer-Schlumpf. La maggioranza dei delegati rifiuta.
Il 1° giugno l’UDC svizzera ufficializza l’esclusione dal partito di tutta la sezione grigionese. Dall’ala moderata di quest’ultima nasce il Partito borghese democratico (PBD), al quale aderisce anche Eveline Widmer-Schlumpf.
Il 2 giugno anche l’ala moderata della sezione bernese si pronuncia in favore della creazione di un nuovo partito. Alla sezione bernese del PBD aderisce il ministro della difesa Samuel Schmid.
Il 1° novembre le sezioni cantonali di Berna, Grigioni e Glarona fondano ufficialmente a livello nazionale il Partito borghese democratico.
Il 12 novembre, indebolito da continui attacchi politici, giunti in particolare dagli ex colleghi dell’UDC, Samuel Schmid annuncia che lascerà il governo a fine anno.
Il 10 dicembre, il parlamento elegge Ueli Maurer alla successione di Samuel Schmid. Il candidato dell’UDC diventerà l’anno prossimo il 111esimo consigliere federale della storia svizzera.
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