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India: c’è voglia di caffè, Nestlé vuole approfittarne

Keystone-SDA

Da sempre abituati a bere tè, gli indiani sono però ora più interessati anche al caffè, cosa che stuzzica l'appetito di multinazionali come Nestlé. Ma secondo le organizzazioni non governative questa tendenza potrebbe aumentare la pressione sui produttori locali.

(Keystone-ATS) Una visita a Bangalore, fiorente capitale indiana del settore informatico, fa capire che molti giovani si accostano alla nuova bevanda, in un paese peraltro noto per le numerose varietà di tè, emerge da un viaggio per la stampa organizzato da Nestlé e a cui ha partecipato l’agenzia Awp. Secondo uno studio di Custom Market Insights, il settore indiano del caffè dovrebbe generare un fatturato annuo di 1,1 miliardi di franchi entro il 2032, rispetto ai circa 500 milioni del 2024.

Per il momento la maggior parte degli indiani continua a bere il tè chai, un tè nero dolce mescolato con spezie (masala) e latte bollente. Ma le cose evolvono rapidamente. “Negli ultimi sei mesi, il business del caffè è aumentato di circa il 20%”, spiega Suresh Narayanan, direttore della filiale locale di Nestlé. Stando alla società di analisi di mercato Nielsen, la multinazionale elvetica – presente da 112 anni nel paese – è al primo posto nel comparto e detiene la metà del mercato del caffè solubile nella gigantesca nazione di 1,4 miliardi di abitanti. Nestlé vende il suo caffè solubile Nescafé e i frappé, ma pochissimo caffè in capsule.

Il gruppo vodese si rivolge principalmente a studenti e lavoratori, tra cui Abhishek, 27 anni. Abhishek dice che i suoi amici sono sempre più interessati al caffè e “alcuni di loro hanno persino comprato un piccolo macinacaffè”. A casa beve caffè istantaneo. La sua amica Vyshnavi, di 30 anni, deve invece ancora abituarsi al gusto: “non tollera molto bene la caffeina”.

La bevanda rimane comunque al momento un prodotto inaccessibile per la maggior parte degli indiani: un caffè costa in media l’equivalente di 2,60 franchi, mentre una tazza di tè in un piccolo negozio è offerta ad appena 10 centesimi. Secondo Nestlé comunque i coltivatori di caffè stanno beneficiando del crescente interesse per il loro prodotto e guadagnano più di chi si occupa di tè o di pomodori. Anche i raccoglitori sono meglio pagati.

In India le piante di caffè crescono spesso all’ombra e richiedono quindi meno acqua. Questo è particolarmente importante nel contesto del riscaldamento globale, con la siccità che di recente ha distrutto i raccolti in Brasile e Vietnam. L’India è l’ottavo produttore mondiale di caffè: oltre il 90% della produzione proviene dal sud del paese, principalmente dallo stato del Karnataka.

Le Ong chiedono però che si faccia di più per i contadini, che sono sotto pressione. In passato il settore ha pagato salari che coprivano a malapena i costi di produzione, secondo Public Eye: l’associazione di aiuto allo sviluppo auspica una retribuzione dignitosa per gli agricoltori, la maggior parte dei quali vive al di sotto della soglia di povertà.

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