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Industria MEM: situazione difficile, ma la svolta è forse vicina

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) La situazione per l’industria metalmeccanica ed elettrica (MEM) svizzera e per i settori tecnologici ad essa correlati rimane difficile, ma sembra ormai avvicinarsi il punto più basso del ciclo economico.

Nel primo trimestre il fatturato è sceso (su base annua) del 5,4% e le esportazioni hanno subito una contrazione dell’8,5%, mentre per le nuove commesse la flessione si è limitata al 2,3%, ha indicato oggi l’organizzazione di categoria Swissmem. Poiché nello stesso periodo del 2023 lo stato degli ordinativi era molto buono questo nuovo calo nasconde il fatto che gli ordini dall’estero si sono ora stabilizzati e in Germania si sono addirittura ripresi: “questi sono segnali positivi”, annotano gli specialisti di Swissmem.

Al momento le condizioni rimangono però impegnative. L’export è diminuito verso tutti i principali mercati: -11,6% verso l’Ue, -2,6% verso gli USA e -0,9% verso l’Asia. Particolarmente preoccupante viene considerato il forte calo delle esportazioni verso la Germania (-12,0%), il principale singolo paese di sbocco per i prodotti elvetici del comparto. La Cina e l’India sono gli unici punti di forza, con una crescita rispettivamente del +7,1% e del +8,1%.

Secondo Swissmem il calo generalizzato dei ricavi e delle esportazioni non sorprende: è il risultato del massiccio arretramento delle commesse nel secondo e terzo trimestre dello scorso anno. Gli indici dei responsabili degli acquisti mostrano inoltre che la situazione economica rimarrà difficile: nei principali mercati statunitensi ed europei i valori rimangono al di sotto della soglia di crescita.

Le aspettative delle aziende affiliate a Swissmem sono di conseguenza contenute: per i prossimi dodici mesi solo il 28% delle imprese prevede un aumento delle commesse dall’estero, un analogo 28% scommette su un calo, mentre il restante 46% pronostica livelli invariati.

“Il periodo di magra in termini di fatturato e di esportazioni continua”, afferma Stefan Brupbacher, direttore di Swissmem, citato nel comunicato. Ma l’andamento positivo delle commesse conferma la nostra speranza che la flessione si esaurisca presto”. Il taglio dei tassi d’interesse da pare della Banca nazionale svizzera (BNS), che ha indebolito almeno temporaneamente il franco rispetto all’euro e al dollaro, ha sostenuto questo sviluppo.

Sussistono comunque numerosi rischi. In generale, le incertezze geopolitiche continuano a frenare la domanda di investimenti. In particolare la recente escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina potrebbe presentare un notevole potenziale di danno. Il massiccio aumento delle barriere sui dazi doganali da parte degli Stati Uniti sta avendo un impatto diretto sulle esportazioni svizzere di acciaio: questo significa anche che l’abolizione delle misure di protezione dell’acciaio applicate dall’UE sarà ritardata a tempo indeterminato.

“Le conseguenze indirette sono di vasta portata, poiché queste barriere commerciali rallentano la dinamica dell’economia globale a livello mondiale”, osserva il presidente di Swissmem Martin Hirzel, a sua volta citato nella nota. “L’industria tecnologica elvetica, con una quota di esportazioni pari a quasi l’80%, ne risentirà dolorosamente. La Svizzera non può fermare le guerre commerciali internazionali, ma può migliorare le condizioni quadro a livello nazionale: ne fanno parte ulteriori accordi di libero scambio e la rinuncia ad avere un inutile apparato normativo, come ad esempio un’autorità per la protezione degli investimenti”.

Per le aziende del ramo è inoltre fondamentale garantire la sicurezza della fornitura di energia elettrica sul breve, medio e lungo termine; la corrente deve anche rimanere disponibile a prezzi economicamente accessibili. Swissmem raccomanda perciò il 9 giugno di votare sì alla modifica della legge federale sull’energia e della legge sull’approvvigionamento elettrico. “La normativa è un primo, necessario passo verso l’aumento della produzione nazionale di corrente da energia idroelettrica, fotovoltaica ed eolica”, chiosa Hirzel. “Saranno però necessari ulteriori passi: tra questi l’abolizione del divieto di costruire nuove centrali nucleari”.

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