Iniziativa espulsioni: applicazione ricca di incognite
Il sì popolare all’iniziativa „Per l’espulsione di stranieri che commettono reati” (iniziativa espulsione) è chiaro. Meno chiaro è invece come saranno applicati i contenuti dell’iniziativa in modo da non calpestare i diritti umani e da non andare contro l’accordo sulla libera circolazione con l’Unione europea (UE).
Era atteso ed è arrivato. Con il 52.9% dei consensi, il sì sancito da popolo e cantoni all’iniziativa lanciata nel 2007 dall’UDC rientra ampiamente nelle previsioni ed era stato preannunciato dai sondaggi effettuati nelle settimane prima del voto.
Il sì popolare è da leggere come l’espressione delle preoccupazioni del popolo verso la criminalità, in questo caso commessa da cittadini stranieri. Le circa 211’000 firme (il doppio del minimo richiesto) raccolte in tempo record avevano reso da subito l’idea della sensibilità che regna tra i cittadini in merito a tematiche relative alla sicurezza.
Si tratta di un successo per l’UDC, che un anno esatto dopo il voto anti-minareti si appresta ad affrontare la campagna per le elezioni federali dell’ottobre 2011 ben posizionata. Sconfitta invece per il governo e i partiti di centro e di sinistra, contrari all’iniziativa espulsione.
Campagna a tambur battente
La campagna a tambur battente dei fautori dell’iniziativa, che ancora una volta hanno cavalcato sapientemente i timori popolari sul binomio a forte connotazione emotiva sicurezza-stranieri, ha senza dubbio fatto breccia. Governo e partiti di centro hanno cercato inutilmente di combattere con il controprogetto diretto. Controprogetto che invece è stato chiaramente respinto e che ha dovuto dare la meglio alla più incisiva iniziativa.
Il Partito socialista non si è mostrato unito nel sostenere il controprogetto: se il gruppo parlamentare l’aveva approvato, dal congresso del PS è invece poi scaturito un no. Da parte sua, l’economia ha ritenuto di non doversi occupare dell’iniziativa UDC, concentrando invece i suoi sforzi sull’altro tema in votazione, l’iniziativa per imposte eque. Il controprogetto non ha dunque potuto beneficiare di alcuna campagna, ciò che ha in ultima analisi avuto conseguenze negative sull’esito finale.
Incertezza per l’applicazione concreta
Se il risultato e le sue cause appaiono in gran parte chiare, allo stato attuale regna l’incertezza su come i contenuti dell’iniziativa verranno concretamente applicati. La battaglia in merito all’interpretazione a livello giuridico è già iniziata e si profila molto complessa.
Di sicuro si sa che l’iniziativa impone una modifica costituzionale, nel caso specifico la revoca del diritto di soggiorno in Svizzera agli stranieri che hanno commesso determinati reati gravi. Illeciti che vanno dalla violenza carnale, alla rapina, alla tratta di esseri umani al traffico degli stupefacenti, o ancora all’abuso nelle prestazioni sociali. Indipendentemente dal permesso di soggiorno, qualsiasi straniero con una condanna passata in giudicato sarà espulso per un periodo che per casi di recidiva arriverebbe fino a 20 anni.
Necessaria una legge ad hoc
La modifica costituzionale non è direttamente applicabile: richiederà la promulgazione di una legge ad hoc, che dapprima dovrà essere proposta dal Governo e poi dibattuta dal Parlamento.
I tempi per deliberare la legge-espulsioni saranno sicuramente lunghi, ma non è tutto. Da chiarire sarà soprattutto se le modalità delle espulsioni previste dall’iniziativa sono compatibili con l’accordo bilaterale sulla libera circolazione sottoscritto dalla Svizzera con l’UE. I timori che non lo sia sono fondati, essendosi espressa proprio l’UE in questo senso.
Secondo Bruxelles, l’iniziativa espulsione è in contraddizione con l’accordo di libera circolazione delle persone perché prevede che gli stranieri, compresi i cittadini di stati dell’UE, siano espulsi automaticamente se condannati in Svizzera per uno dei reati previsti dall’iniziativa. Perciò il testo dell’UDC rappresenterebbe una limitazione della libera circolazione.
La politica dovrà dunque valutare molto attentamente come evitare possibili attriti con l’UE, che potrebbero nel peggiore dei casi arrivare fino a far vacillare l’accordo sulla libera circolazione e, di conseguenza, tutto il pacchetto negoziato con Bruxelles, che è cementato dalla clausola ghigliottina: se cade un solo accordo, potrebbero poi seguire anche gli altri.
Costituzione e diritti umani da far combaciare
La forma della futura legge dovrà sì rifarsi alla modifica costituzionale imposta dall’iniziativa, ma dovrà anche fare i conti con i diritti umani, che saranno in ogni caso da rispettare. Questo perché così deve essere per ogni legge. Dopo il sì all’iniziativa si può prevedere che le norme di espulsione dei criminali stranieri, già in vigore oggi, saranno inasprite in merito alla tipologia di reati per i quali si prevede la revoca del permesso di soggiorno. Il discorso è totalmente aperto su come affronterà la questione il Parlamento, ad esempio quale catalogo di delitti varrà poi nella pratica.
L’applicazione concreta dell’iniziativa non è ancora definita, il dibattito in sede politica sarà acceso e complesso, ma il tempo stringe: governo e parlamento hanno 5 anni di tempo per trovare una soluzione accettabile, che si rifaccia da un lato alla modifica costituzionale e dall’altro non infranga i diritti umani e gli accordi sottoscritti dalla Svizzera con l’UE.
L’iniziativa prevede l’espulsione per:
omicidio intenzionale, violenza carnale o un altro grave reato sessuale, un reato violento quale ad esempio la rapina, per tratta di esseri umani, traffico di stupefacenti o effrazione; o che hanno percepito abusivamente prestazioni delle assicurazioni sociali o dell’aiuto sociale. Il legislatore avrebbe la facoltà di aggiungervi altre fattispecie. La durata del divieto di entrare in Svizzera per le persone espulse sarebbe fissata dall’autorità competente e varierebbe tra i 5 e i 15 anni. In caso di recidiva, la durata del divieto d’entrata sarebbe di 20 anni.
Il controprogetto prevedeva l’espulsione per:
assassinio, omicidio, stupro, lesioni corporali gravi, rapina qualificata, presa d’ostaggio, tratta di esseri umani qualificata e infrazione grave alla legge sugli stupefacenti, o altri reati sanzionati con una pena privativa della libertà di almeno un anno, come pure una pena privativa della libertà di almeno 18 mesi per truffa o altre infrazioni legate alle assicurazioni sociali, all’aiuto sociale o a contributi di diritto pubblico, come anche per una truffa economica. Avrebbero inoltre portato all’espulsione altre infrazioni a una pena privativa della libertà di almeno due anni o a diverse pene pecuniarie che nello spazio di 10 anni sommano almeno 720 aliquote giornaliere.
Questo testo precisava che l’espulsione è decretata nel rispetto dei diritti fondamentali e dei principi di base della Costituzionale e del diritto internazionale.
Secondo i calcoli dell’Ufficio federale della migrazione (UFM), con le disposizioni vigenti, in media ogni anno sono espulsi dalla Svizzera 350-400 stranieri che hanno commesso reato. Se il 28 novembre fosse accettata l’Iniziativa espulsione, stima che il loro numero salirebbe a circa 1’500, se fosse accettato il controprogetto passerebbe invece a 750-800. Nella nota pubblicata l’11 ottobre, l’UFM precisa che “entrambe le stime tengono conto solo approssimativamente dell’abuso dell’aiuto sociale e delle assicurazioni sociali”.
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