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Centrali atomiche svizzere alla prova della democrazia diretta

Gli svizzeri diranno sì o no all'abbandono del nucleare il 27 novembre? Alla vigilia del voto è impossibile fare un pronostico, poiché fautori e oppositori nei sondaggi sono praticamente in parità. Keystone

La costruzione di nuove centrali atomiche in Svizzera dev'essere proibita e la durata di esercizio di quelle esistenti limitata a 45 anni? Su questa domanda si è espresso domenica l'elettorato elvetico. Se dalle urne uscisse un sì, tre dei cinque reattori in funzione nella Confederazione dovrebbero essere disattivati già nel 2017. La lotta tra fautori e oppositori della fine del nucleare è molto serrata.

Per essere approvata, l’iniziativa popolare “per l’abbandono del nucleareCollegamento esterno” dovrà ottenere la doppia maggioranza di sì dei votanti e dei cantoni. Nell’ultimo sondaggio condotto dall’istituto gfs.bern per conto della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, favorevoli e contrari erano quasi in situazione di parità, con i sì in vantaggio di soli 2 punti percentuali sui no.

Lanciata dai Verdi, l’iniziativa chiede la modifica di due articoli costituzionali. Uno sancirebbe che “l’esercizio di centrali nucleari destinate alla produzione di energia elettrica o calore è vietato”. L’altro fisserebbe le scadenze della definitiva messa fuori esercizio dei cinque reattori atomici esistenti. Le centrali di Mühleberg (canton Berna) e Beznau I e II (Argovia) dovrebbero essere dismesse già nel 2017, quella Gösgen (Soletta) nel 2024 e quella di Leibstadt (Argovia) nel 2029.

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Questo contenuto è stato pubblicato al La Svizzera produce circa il 40% della sua energia grazie alle sue cinque centrali nucleari.

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Il governo federale vuole l’abbandono del nucleare

Poche settimane dopo il disastro nucleare di Fukushima, in Giappone, nel marzo 2011, il governo federale aveva deciso di abbandonare progressivamente l’energia atomica. “Le centrali nucleari esistenti dovranno essere disattivate alla fine del loro ciclo di vita e non saranno sostituite”, scriveva l’esecutivo elvetico nel maggio 2011.

Il governo prevedeva per le centrali esistenti una durata vita operativa tecnologicamente sicura di 50 anni. Di conseguenza, Beznau I avrebbe dovuto essere disattivata nel 2019, Beznau II e Mühleberg nel 2022, Gösgen nel 2029 e Leibstadt nel 2034.

Nel frattempo, all’inizio del 2016, la BKW Energie, la società che gestisce la centrale di Mühleberg, ha annunciato la chiusura definitiva dei suoi impianti già per il 20 dicembre 2019. Questo perché la manutenzione dopo tale data diventerebbe semplicemente troppo cara.

Rischio elevato

Ora ci si chiederà naturalmente perché si vota su una simile iniziativa popolare, se il governo federale ha già deciso di abbandonare gradualmente l’energia nucleare. Il motivo è semplice: per i promotoriCollegamento esterno dell’iniziativa, le centrali nucleari svizzere non sono abbastanza sicure. Essi sottolineano che con Beznau I, il più vecchio reattore ancora in funzione in tutto il mondo, la Svizzera s’impegola in un “pericoloso esperimento”.

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Centrale nucleare di Beznau

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“Con le centrali nucleari che invecchiano abbiamo superato il limite tecnico e di sicurezza accettabile”, ha scritto il comitato di iniziativa. Anche Mühleberg e Beznau II sono tra le più vecchie centrali nucleari del mondo. “Elementi strutturali come un reattore non possono essere rinnovati. Semplicemente invecchiano, facendo così aumentare il rischio di un disastro anche sul nostro territorio”.

Perciò i promotori dell’iniziativa puntano su maggiore efficienza energetica e un’estensione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, come l’energia idroelettrica, solare, eolica e da biomasse. In questo, affermano, potrebbero essere creati molti posti di lavoro in tutte le regioni del paese e la Svizzera potrebbe anche assumere un ruolo pionieristico nel campo delle energie alternative.

L’iniziativa è sostenuta da partiti di sinistra, sindacati e organizzazioni ambientaliste, mentre la destra, le lobby dell’industria nucleare e le organizzazioni padronali la combattono. Inoltre, il governo federale e la maggioranza del parlamento raccomandano di respingerla.

Pericolo di carenze nell’approvvigionamento

Gli oppositoriCollegamento esterno dell’iniziativa ritengono che l’arresto “precipitoso” delle centrali nucleari in Svizzera porterebbe al caos. Il fatto che nel 2017 dovrebbero già essere spente tre centrali, è “esattamente il contrario di sicuro e ordinato”, scrive il comitato per il No. “È semplicemente impossibile realizzare la pianificazione molto complessa in un lasso di tempo così breve. È dunque chiaro che un simile atto porta solo incertezza, pericoli e caos nell’approvvigionamento di energia elettrica in Svizzera”.

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Argomento contestato dai fautori dell’iniziativa, i quali obiettano che finora non si è mai verificata alcuna penuria energetica e sostengono che non dovrà essere importata corrente elettrica dall’estero: “Fino al 2024 è possibile coprire il nostro futuro fabbisogno energetico con energie da fonti rinnovabili e misure di efficienza energetica, secondo gli scenari dettagliati di Greenpeace. Anche calcoli prudenti dell’Ufficio federale dell’energia dimostrano chiaramente la fattibilità”.

Come già successo in passato, l’ultima parola sul nucleare spetta al popolo.

Energia nucleare in Svizzera e nel mondo

In Svizzera l’energia nucleare è utilizzata esclusivamente a scopi pacifici: produzione di elettricità e applicazioni nei settori della medicina, dell’industria e della ricerca.

Nel 2015, le cinque centrali del paese hanno prodotto 22,1 TW di elettricità (33,5% della produzione totale nazionale). Attualmente, il reattore I di Beznau è fermo in quanto sono state individuate piccole fessure nella struttura di contenimento.

Nel mondo ci sono 447 reattori nucleari a scopo commerciale in 31 paesi (stato: settembre 2016). La maggior parte si trova negli Stati Uniti (100), Francia (58), Giappone (43), Russia (36) e Cina (34). Complessivamente forniscono l’11,5% dell’elettricità prodotta nel mondo.

Fonti: Ufficio federale dell’energia, Associazione mondiale dell’energia nucleare


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(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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