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La BNS abbassa il tasso di riferimento all’1,50%

(Keystone-ATS) Con grande sorpresa della maggior parte degli analisti, la Banca nazionale svizzera (BNS) ha deciso di abbassare il tasso di riferimento all’1,50%, rispetto all’1,75% precedente. Lo comunica oggi lo stesso istituto d’emissione.

L’allentamento della politica monetaria è stato possibile grazie all’efficacia della lotta all’inflazione durante gli ultimi due anni e mezzo, dichiara la BNS in un comunicato stampa. Da alcuni mesi il rincaro si colloca di nuovo al di sotto del 2% e quindi nell’area che l’istituto assimila alla stabilità dei prezzi. Come indicato dalla nuova previsione, l’inflazione dovrebbe rimanere stabile anche nel corso dei prossimi anni.

Con la sua decisione l’istituto svizzero tiene conto della diminuzione della pressione inflazionistica e dell’apprezzamento del franco in termini reali avvenuto nell’ultimo anno. L’abbassamento del tasso di interesse annunciato oggi favorisce l’andamento dell’economia e assicura pertanto che le condizioni monetarie restino adeguate, precisa la nota.

Dall’inizio dell’anno, la svalutazione è diminuita ulteriormente attestandosi in febbraio all’1,2%, un calo riconducibile al minor rincaro dei beni. La previsione condizionata di inflazione si attesta lungo l’intero orizzonte di previsione, che nella media annua si colloca all’1,4% per il 2024, all’1,2% per il 2025 e all’1,1% per il 2026. I pronostici si basano sull’assunto che il tasso guida rimanga pari all’1,5% lungo l’intero orizzonte, comunica la BNS.

PIL cresce a ritmi moderati

In Svizzera il prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto a un ritmo moderato nel quarto trimestre dell’anno scorso e il settore dei servizi ha nuovamente registrato un’espansione, mentre la disoccupazione è continuata a lievitare leggermente. Secondo la BNS, nei prossimi trimestri la crescita rimarrà presumibilmente contenuta.

A frenare l’economia sono la debole domanda estera e l’apprezzamento reale del franco intervenuto nell’ultimo anno. Nel complesso il PIL in Svizzera dovrebbe aumentare nel 2024 di circa l’1%, prevede la BNS. In questo contesto è probabile che la disoccupazione continui a salire gradualmente e che il livello di utilizzo delle capacità produttive diminuisca ancora in lieve misura.

Analogamente alle previsioni per l’estero, anche quelle elvetiche sono soggette a una significativa incertezza. Il rischio principale rimane un’evoluzione congiunturale più debole del previsto al di fuori della Svizzera. Dopo il rapido arretramento in diverse regioni nel 2023, negli ultimi mesi l’inflazione è calata in misura minore.

In numerosi paesi questa continua ad attestarsi su livelli superiori agli obiettivi delle banche centrali. Su tale sfondo molte di esse hanno lasciato per il momento invariata la loro politica monetaria restrittiva. Non va esclusa un’evoluzione economica globale più debole di quanto ipotizzato se le tensioni geopolitiche dovessero acuirsi ulteriormente.

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