La Svizzera ha esportato meno materiale bellico nel 2024

Le aziende svizzere hanno esportato materiale bellico per quasi 665 milioni di franchi nel 2024, un dato in calo di 32 milioni (5%) su base annua. I prodotti sono stati acquistati da sessanta Paesi.
(Keystone-ATS) I cinque maggiori importatori sono stati la Germania, che ha ricevuto materiale per 203,8 milioni, seguita da Stati Uniti (76,1 milioni), Italia (50,6 milioni), Svezia (42,0 milioni) e Romania (38,5 milioni), si legge in un comunicato odierno della Segreteria di Stato dell’economia (SECO). La classifica è chiusa da Andorra, che ha comprato due pistole per 190 franchi.
A livello di distribuzione geografica, le esportazioni verso l’Europa rappresentano l’81,14% del totale (2023: 76,10%), quelle verso l’America il 12,33% (9,60%), quelle verso l’Asia il 6,38% (12,90%), quelle verso l’Africa lo 0,13% (0,18%) e quelle verso l’Australia lo 0,01% (1,22%).
Oltre un terzo delle vendite (34,72%) ha riguardato munizioni e rispettivi componenti, mentre i veicoli corazzati hanno rappresentato il 23,81% e le armi di ogni calibro il 9,82%.
Domande accolte e respinte
La SECO ha ricevuto 2013 domande di esportazioni nel 2024. Allo stato attuale, 1914 sono state approvate e una respinta. Il valore delle domande raggiunge i 2,7 miliardi di franchi.
Lo scarto col valore effettivo (come detto, 665 milioni) si spiega da un lato col fatto che una parte della merce viene venduta concretamente in un periodo successivo, e dall’altro capita che alcune autorizzazioni alla fine non vengano utilizzate.
Dall’annessione russa della Crimea nel 2014 la Svizzera applica il diritto di neutralità alle relazioni con la Russia e l’Ucraina. In virtù del principio di parità di trattamento sancito dal diritto di neutralità, la Svizzera non può autorizzare le richieste di trasferimento di materiale bellico di provenienza elvetica.