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Il mercato svizzero del lavoro dà segni di rallentamento, ma la domanda resta alta

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L'edilizia è il settore in cui la richiesta di manodopera resta più elevata. Keystone / Cyril Zingaro

Dopo alcuni anni di forte carenza di manodopera, sembra sia tornata una certa accalmia sul mercato svizzero del lavoro. Ma i problemi strutturali restano.

Soprattutto dopo la pandemia di Covid-19, il mercato del lavoro svizzero è stato confrontato con lo spettro della carenza di manodopera. Le aziende faticavano a reclutare, il numero di posti vacanti era salito ai massimi e il tasso di disoccupazione era sceso ai minimi nell’ultimo ventennio.

La tendenza sta cambiando? I dati pubblicati settimana scorsaCollegamento esterno dal gruppo Adecco e dall’Università di Zurigo confermano che vi è un leggero cambio di rotta: dal primo al secondo trimestre del 2024, il numero di posti vacanti non occupati è calato dell’8%; su base annua, la riduzione è stata dell’11%.

Ad essere “particolarmente colpiti dal calo della domanda sono i lavori d’ufficio, quindi il personale di segreteria e gli specialisti in professioni sanitarie, quali ad esempio gli infermieri specializzati”, si legge nella nota.

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Anche se in alcune professioni la richiesta di manodopera rimane elevata (ad esempio nell’edilizia e nei mestieri affini), il quadro generale è quello di un ritorno alla situazione pre-Covid, afferma Yanik Kipfer dell’Università di Zurigo, che ha partecipato alla stesura dello Swiss Job Market Index.

Una “normalizzazione”

“La tendenza non è sorprendente, dato che l’economia non sta vivendo un boom come dopo la pandemia”, osserva Kipfer. Dopo la soppressione delle restrizioni dovute al Covid-19, “la gente ha voluto uscire, viaggiare, e questo ha scatenato una nuova domanda, che ha significato nuovi posti di lavoro; da allora, c’è stato un calo dell’attività economica”. L’attuale rallentamento del mercato del lavoro è quindi una sorta di “normalizzazione”, spiega il collaboratore dell’Università di Zurigo.

Per quanto riguarda la portata della normalizzazione o la sua durata, Kipfer non può fare ipotesi. L’indice del mercato del lavoro di Adecco è semplicemente una “fotografia” dello stato attuale delle cose.

Michael Siegenthaler del KOF Swiss Economic Institute presso il Politecnico federale di Zurigo concorda sul fatto che la situazione è “a metà strada tra il raffreddamento e la normalizzazione”. Non si aspetta, però, che ci si diriga verso una flessione. Nel confronto storico, Siegenthaler afferma che tutti gli indicatori del mercato del lavoro sono ancora a livelli relativamente alti. E anche se le aziende segnalano meno difficoltà nel reclutare personale, sono ancora molte quelle che fanno fatica a trovare nuove leve.

Nel frattempo, aggiunge Siegenthaler, la recente “dicotomia” che ha visto molti settori orientati all’esportazione attraversare qualche difficoltà, in particolare a causa della forza del franco, e molti rami orientati ai servizi in crescita (pur facendo fatica a trovare manodopera), dovrebbe attenuarsi un po’ nei prossimi trimestri.

Problemi a lungo termine

Nel complesso, secondo Kipfer e Siegenthaler, i problemi strutturali a lungo termine che portano alla carenza di manodopera non scompariranno. La popolazione invecchia e le persone che entrano sul mercato del lavoro non compensano quelle che vanno in pensione.

Come abbiamo scritto di recente, diversi studi stimano che sul mercato del lavoro elvetico mancheranno tra 430’000 e 1,2 milioni lavoratori e lavoratrici entro il 2040. Una prospettiva che ha scatenato dibattiti sull’intervento dello Stato in settori vitali, su politiche sociali più favorevoli alle famiglie e soprattutto sull’immigrazione.

Solo l’anno scorso, 68’000 persone sono arrivate in Svizzera dai Paesi dell’Unione Europea, spinte dal boom del mercato del lavoro. Dal 2002, quando è entrato in vigore l’accordo di libera circolazione delle persone con l’UE, la quota della forza lavoro che non è di nazionalità svizzera è passata dal 24,6 al 33,8%. Nello stesso periodo la popolazione è aumentata del 20%, raggiungendo i nove milioni di abitanti. Un’evoluzione che preoccupa buona parte della classe politica.

L’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) è il partito che più di tutti si profila sul tema. Sta infatti raccogliendo firme per la sua iniziativa volta a limitare la popolazione a 10 milioni di abitanti. Tuttavia, preoccupazioni per l’impatto dell’immigrazione sono manifestate da tutto lo spettro politico. Intervistato all’inizio di quest’anno dalla Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRF, il politologo Michael Hermann ha dichiarato di non aver “mai visto l’immigrazione essere sottoposta a così tante pressioni sia da destra che da sinistra”.

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Siegenthaler non prevede un rallentamento dell’immigrazione nei prossimi anni. Il numero di arrivi potrebbe diminuire leggermente visto il raffreddamento del mercato del lavoro. Ma dovrebbero comunque rimanere a un livello elevato. Poiché le aziende fanno fatica a trovare la manodopera di cui hanno bisogno, non sorprende che guardino all’estero, sia quando si tratta di assumere persone altamente qualificate che manodopera nell’edilizia.

Siegenthaler ritiene che il mercato del lavoro svizzero, caratterizzato da dimensioni ridotte e da salari stabilmente elevati, dovrebbe essere in grado di resistere a un’eventuale guerra dei talenti con i Paesi vicini. L’esperto del KOF prevede una migrazione netta compresa tra 60’000 e 80’000 persone nei prossimi anni.

Per quanto riguarda i settori in cui queste persone andranno a lavorare, non mancano le possibilità. Kipfer indica in particolare la sanità: con l’invecchiamento della popolazione e l’immigrazione, la domanda a lungo termine continuerà a crescere, con tutte le conseguenze del caso sul fabbisogno di personale medico.

Un altro settore è l’edilizia, che attualmente registra il maggior aumento di posti vacanti, ed è destinata a crescere ulteriormente in futuro, secondo Kipfer. Le persone che arrivano nella Confederazione hanno bisogno di un posto dove vivere e la Svizzera è già alle prese con una carenza di alloggi.

Articolo a cura di Reto Gysi von Wartburg

Tradotto con l’aiuto di Deepl/mar

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