Il Senato apre la porta all’Europa dell’Est
La Camera dei cantoni ha approvato il protocollo aggiuntivo riguardante l'estensione della libera circolazione delle persone ai nuovi Stati membri dell'Ue.
Adottate anche delle misure di accompagnamento per evitare un dumping salariale.
Dopo un acceso dibattito, i membri del Consiglio degli Stati hanno accettato, con 30 voti favorevoli e nessuna opposizione, il protocollo relativo all’Accordo sulla libera circolazione delle persone tra Svizzera e Unione europea (Ue).
Questo protocollo, firmato il 26 ottobre scorso a Bruxelles, prevede un’apertura graduale del mercato del lavoro svizzero ai cittadini dei 10 nuovi paesi membri dell’Ue.
I senatori hanno adottato anche alcune misure collaterali destinate ad evitare un afflusso troppo massiccio di manodopera dall’Europa orientale e il rischio di dumping salariale.
Misure di accompagnamento
Le norme di accompagnamento, approvate con 31 voti favorevoli e 0 contrari, dovrebbero permettere, tra l’altro, di sventare la minaccia di un referendum da parte dei sindacati.
Così, secondo la volontà dei senatori, in futuro i contratti collettivi di lavoro (CCL) potranno essere estesi più facilmente a tutto un ramo economico, qualora venissero constatati casi di dumping salariale «abusivo e ripetuto».
Per far ricorso a questa possibilità, i membri della Camera alta hanno deciso che basterà un quorum di lavoratori del 50 per cento, occupati nello stesso ramo e sottoposti ad un CCL.
Non sarà quindi più necessario che una frazione minima di datori di lavoro sia legata da un CCL per poter renderlo obbligatorio all’intero ramo economico.
Attualmente i quorum sono fissati al 30 per cento per i lavoratori e al 30 per cento per le imprese.
Percentuale sufficiente
Innalzando il quorum dei lavoratori dal 30 per cento al 50 per cento, i senatori sperano di poter evitare abusi.
Si tratta di una percentuale – ha fatto notare il ministro dell’economia Joseph Deiss – abbastanza rappresentativa di un determinato settore.
In effetti, col 30 per cento di lavoratori, si sarebbe corso il rischio che una minoranza di imprese potesse imporre le proprie condizioni di lavoro all’intero settore.
Per la relatrice della commissione, Christiane Brunner (PS/GE), l’estensione facilitata dei CCL deve compensare le lacune esistenti nel diritto elvetico, che non fissa condizioni di lavoro o salari minimi.
Ispettori di controllo
Il Consiglio degli Stati ha poi deciso che, per controllare il mercato dell’impiego, i cantoni dovranno assumere degli ispettori. I costi dovranno essere divisi a metà con la Confederazione.
Gli ispettori faranno i controlli per conto delle commissioni tripartite, nelle quali sono rappresentati i partner sociali e le autorità.
In linea di principio dovrà essere attivo un ispettore per cantone. Quelli piccoli potranno collaborare tra di loro, ha indicato Joseph Deiss.
A suo avviso, l’idea del governo è di avere un ispettore ogni 25 mila posti di lavoro, ossia 150 ispettori in totale per un costo annuale di 20 milioni di franchi.
Vantaggi e svantaggi
Il dibattito al Consiglio degli Stati ha toccato anche la questione dei vantaggi e degli svantaggi legati all’estensione del mercato del lavoro verso Est.
Secondo Deiss, tale evoluzione rappresenta un’opportunità per l’economia nazionale, dal momento che la libera circolazione delle persone racchiude in sé un forte potenziale di crescita.
«Le nostre imprese non dovranno cercare persone all’estero ma farle venire da noi mantenendo qui i posti di lavoro». Per molti svizzeri vi è poi la possibilità di perfezionarsi all’estero.
Il consigliere federale Christoph Blocher ha sostenuto che a medio termine il livello di disoccupati in Svizzera aumenterà e ci sarà una pressione verso il basso sui salari.
Una dichiarazione che non è piaciuta allo stesso Deiss, né ad alcuni membri del Consiglio degli Stati. A loro avviso i vantaggi per la Confederazione sono maggiori delle possibili ripercussioni negative.
swissinfo e agenzie
Con 30 voti favorevoli e 0 contrari, il Consiglio degli Stati ha adottato il protocollo aggiuntivo all’Accordo sulla libera circolazione delle persone.
Le misure di accompagnamento, destinate ad evitare tra l’altro un dumping salariale, sono state approvate con 31 voti favorevoli e 0 contrari.
L’accordo sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e i Quindici fa parte del primo pacchetto di trattati bilaterali firmati nel 1999 ed entrati in vigore nel 2002.
In base all’accordo è prevista una graduale apertura delle frontiere ai lavoratori dei paesi comunitari.
Il protocollo aggiuntivo permette di estendere questo accordo ai 10 nuovi membri dell’Ue.
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