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Medico di famiglia, una professione da ridefinire

I medici di famiglia in Svizzera sono circa 9'000 Severin Nowacki

In passato punto di riferimento della società, il medico di famiglia soffre oggi di un calo di prestigio. Le sue competenze saranno però sempre richieste, in particolare tra qualche anno, quando i malati cronici costituiranno un'ampia fetta della popolazione.

La Svizzera si prepara ad affrontare una serie di penurie. In futuro verranno meno le materie prime, mancherà personale qualificato in diversi ambiti dell’economia e si dovrà trovare una soluzione per soddisfare il crescente fabbisogno energetico.

Ma non è tutto. La penuria concernerà anche il settore dell’assistenza sanitaria, come già ribadito dall’Osservatorio svizzero della salute (Obsan). Se non si inverte la tendenza, tra 20 anni non si potrà più garantire l’insieme delle prestazioni della medicina di base.

«Il numero di medici di famiglia si ridurrà del 14% entro il 2030», ha indicato la dottoressa dell’Obsan, Hélène Jaccard Ruedin, nel corso di una giornata di studio sul tema tenutasi a Berna.

Per colmare la lacuna, hanno sottolineato i partecipanti dell’incontro organizzato dal Consiglio svizzero della scienza e della tecnologia, è indispensabile agire su più fronti. Tra questi, la necessità di rendere la professione di “medico di famiglia” (termine che comprende generalisti, internisti, ginecologi, ostetrici e pediatri) più attrattiva.

Basta reclutare all’estero

Le cause dell’annunciata penuria nell’assistenza di base sono molteplici. Da un lato vi è l’invecchiamento generale della popolazione, che si traduce con un aumento delle domanda di prestazioni mediche per malattie croniche; dall’altro c’è il fatto che il pensionamento di molti medici (un medico ambulatoriale su quattro ha più di 60 anni) sarà compensato soltanto parzialmente.

La densità dei medici di base, rileva l’Obsan, è cresciuta decisamente meno rispetto a quella degli specialisti. È soltanto grazie all’immigrazione – in particolare dall’Unione europea – che la Svizzera dispone di un numero sufficiente di medici.

«In Svizzera circa 330mila persone lavorano nel settore delle cure e delle terapie: un quinto è straniero», rammenta la deputata in Parlamento Jacqueline Fehr, all’origine di una mozione che chiede al governo di elaborare una strategia intesa a combattere la mancanza di medici di famiglia in Svizzera e a promuovere la medicina di base.

Reclutare all’estero non rappresenta tuttavia la soluzione, avverte Fehr. «Assumiamo personale dalla Germania, la quale cerca medici in Polonia. A sua volta, la Polonia si rivolge al mercato del lavoro ucraino. Così facendo non si fa altro che rafforzare la penuria di medici nei paesi più poveri».

La Svizzera, aggiunge la consigliera nazionale, deve ricominciare a formare i suoi propri medici e offrire loro adeguati corsi di perfezionamento.

Più studenti nelle facoltà, ma non solo….

Le università di Basilea, Berna, Friburgo e Zurigo hanno introdotto il numerus clausus per gli studi in medicina nel 1998. Le università di Losanna, Neuchâtel e Ginevra non applicano alcuna limitazione, sebbene selezionino i migliori studenti alla fine del primo anno.

In media sono circa un migliaio gli studenti in medicina che accedono ogni anno agli istituti accademici elvetici. Per l’Obsan, la capacità di accoglienza delle facoltà di medicina dovrebbe essere aumentata del 20%, analogamente a quanto è stato fatto in altri paesi, tra cui Francia, Austria e Gran Bretagna.

Oltre ad aprire maggiormente le porte agli studenti – osserva dal canto suo Arnaud Perrier, a capo del servizio di medicina interna generale all’ospedale di Ginevra – occorre offrire ai futuri medici di famiglia la possibilità di acquisire competenze specifiche.

«Si potrebbe immaginare un modello di formazione modulare in cui si possa decidere in quale contesto si desidera lavorare: gli studenti potrebbero ad esempio essere formati per esercitare in città, in zone rurali, in ospedale oppure in uno studio indipendente».

Cambiano i tempi

La posizione del medico di famiglia nel sistema sanitario non è chiara, ciò che scoraggia molti giovani, osserva Werner Bauer dell’Accademia svizzera delle scienze mediche.

«Dobbiamo quindi definire chiaramente le sue funzioni: il medico di famiglia dovrebbe poter fungere da “gate keeper”, ovvero deve essere la persona di riferimento che accoglie il paziente e lo indirizza verso gli specialisti. Si ridurrebbero così i costi evitando esami e ricoveri non necessari», afferma a swissinfo.ch Werner Bauer.

Col tempo sono poi cambiate le aspirazioni, le necessità e lo stile di vita di chi indossa il camice bianco. «A differenza del passato – illustra Bauer – molti giovani medici di oggi non desiderano più aprire uno studio in proprio. Vogliono maggiore libertà e meno responsabilità, optando ad esempio per un lavoro di gruppo in uno studio condiviso».

Quale dunque il modello da adottare in Svizzera, che ridarebbe alla professione di medico di famiglia l’attrattiva di una volta? «Negli Stati Uniti si parla di centri sanitari che riuniscono medici, infermieri, fisioterapisti e assistenti sociali sotto lo stesso tetto: una persona accoglie i pazienti e li dirige verso i suoi colleghi. Penso che sia il modello del futuro, anche per la Svizzera».

Luigi Jorio, swissinfo.ch

L’associazione Medici di famiglia Svizzera ha lanciato l’iniziativa intitolata “Sì alla medicina di famiglia“, la quale chiede di ancorare nella Costituzione l’obbligo per Confederazione e Cantoni di promuovere questa professione.

Il testo precisa che la medicina di famiglia deve restare accessibile a tutti, professionalmente completa e di alta qualità. Affinché ciò sia possibile, bisogna modificare alcuni punti a livello politico ed economico.

Si tratta in particolare di migliorare la formazione di base e quella continua dei medici di famiglia, di estendere e indennizzare meglio le loro diagnosi e le loro attività terapeutiche e di prevenzione. Per i promotori dell’iniziativa, anche le condizioni finanziarie generali dei medici dovranno essere migliorate.

In Svizzera sono attivi circa 30’000 medici; la metà lavora in uno studio privato. I medici di famiglia sono circa 9’000.

In proporzione, in Svizzera ci sono 3,8 medici ogni mille abitanti (Italia 4,2; Francia e Germania 3,4; Stati Uniti 2,4; Giappone 2,0).

La densità maggiore si osserva nei cantoni di Basilea Città e di Ginevra, quella minore in Appenzello.

In base a una ricerca dell’Università di Basilea, entro il 2016 la metà dei medici di famiglia attualmente attivi andrà in pensione. Entro il 2021 questa proporzione raggiungerà il 75%.

Questo significa che per assicurare anche solo l’odierno approvvigionamento sanitario di base, tra 12 anni saranno necessari 4700 nuovi medici di famiglia.

Dagli studi dell’Università di Basilea risulta poi che soltanto il 10% degli studenti in medicina intende scegliere questa professione. I due terzi di questi studenti sono rappresentati da donne.

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