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Nessuna paura dell’infermiera polacca

Il 70% dei nuovi immigrati sarà composto da donne Keystone Archive

L'estensione della libera circolazione ai 10 nuovi paesi dell'UE non dovrebbe tradursi in un arrivo in massa di lavoratori stranieri in Svizzera.

Secondo uno studio ordinato dal Governo svizzero all’Università di Ginevra, l’apertura delle frontiere non avrà conseguenze sociali ed economiche di rilievo.

L’estensione dell’accordo sulla libera circolazione delle persone ai dieci nuovi Paesi membri dell’Unione Europea (UE) non provocherà pressioni significative sui salari e neppure un’impennata della disoccupazione. Da escludere anche un’immigrazione di massa.

È quanto sostiene un rapporto commissionato dal Consiglio federale a un gruppo di ricercatori dell’Università di Ginevra guidati dal professor Yves Flückiger e pubblicato giovedì.

Stando al documento, è inoltre escluso che la manodopera elvetica venga rimpiazzata da forza lavoro proveniente dai paesi che da poco hanno aderito all’UE.

Immigrazione contenuta

Il numero di cittadini dei nuovi Stati membri – Malta e Cipro esclusi – che emigreranno in Svizzera entro il 2010 dovrebbe oscillare tra le 47’000 e le 60’000 unità, si legge nel rapporto. In seguito i flussi migratori dovrebbero scemare a causa dell’evoluzione demografica in questi paesi.

Non va inoltre dimenticato che l’immigrazione sarà contenuta dai contingenti, previsti fino al 2011. Tale restrizione, che il rapporto giudica adeguata, limita il numero di persone che possono soggiornare nella Confederazione.

Immigrazione in gonnella

Il rapporto ha poi messo in luce aspetti interessanti riguardo la composizione di questi flussi migratori. Balza all’occhio l’alto numero di donne, che secondo lo studio dovrebbero costituire oltre il 70% degli arrivi, e di persone al di sotto dei 30 anni, il 40% delle quali in possesso di un titolo accademico.

In generale, i settori nei quali potrebbero trovare maggiori sbocchi lavorativi i nuovi immigrati sono: l’agricoltura, il settore alberghiero e la ristorazione, il commercio all’ingrosso e al dettaglio, la sanità, l’insegnamento e i servizi alle imprese.

Nell’agricoltura la ricerca stima che l’incremento della manodopera dell’est dovrebbe essere limitato, mentre nella costruzione si prevede una flessione della domanda.

Nessuna concorrenza

Stando al rapporto, tra migranti e svizzeri non dovrebbe esserci concorrenza, visto che i nuovi arrivati s’installerebbero di preferenza laddove hanno più possibilità di trovare un impiego.

È tuttavia possibile che la disoccupazione aumenti leggermente – di 0,04 punti – verso il 2014. Le persone originarie dei paesi dell’Est potrebbero essere toccate da una disoccupazione di più lunga durata. Se perderanno il lavoro, faranno più fatica a trovarne un altro.

Circa gli effetti sui salari, i ricercatori calcolano che la flessione dovrebbe rimanere contenuta. In genere, il tasso di disoccupazione incide maggiormente sull’abbassamento dei salari che non la presenza di stranieri. Inoltre, le misure di accompagnamento dovrebbero impedire il dumping sociale.

Effetti anche sull’AVS

In un primo momento anche l’AVS (l’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti ) dovrebbe approfittare – sebbene in proporzione modesta – dell’arrivo di nuova forza lavoro.

Le persone che giungeranno in Svizzera avranno soprattutto un’età compresa tra i 20 e i 40 anni e contribuiranno quindi a rimpinguare le casse dell’assicurazione.

Sarà solo più tardi – tuttavia non prima del 2010 – quando questi andranno in pensione, che l’effetto del loro arrivo si farà sentire sulle rendite.

swissinfo e agenzie

Lo scorso 25 settembre il popolo svizzero ha accettato di estendere la libera circolazione delle persone, già in vigore con l’Europa dei 15, ai 10 nuovi Paesi membri dell’Unione Europea.

L’accordo entrerà in vigore il 1° aprile 2006. Tuttavia, fino al 2011, la Svizzera potrà fissare dei contingenti (3’000 permessi di lunga durata e 29’000 di breve durata ogni anno) e continuare a privilegiare i lavoratori indigeni.

In caso d’immigrazione massiccia, il Parlamento potrà prolungare questo termine fino al 2014.

La Confederazione ha inoltre previsto di rafforzare le misure già in vigore per lottare contro il dumping salariale.

Inoltre, si veglierà affinché i lavoratori stranieri che operano in Svizzera per conto di una ditta estera beneficino delle stesse condizioni di lavoro e salario in vigore nella Confederazione.

Secondo lo studio dell’Osservatorio del lavoro dell’Università di Ginevra, la Svizzera dovrebbe accogliere entro il 2010 tra 47’000 e 60’000 lavoratori provenienti dai 10 nuovi paesi membri dell’UE (Malta e Cipro esclusi).

A fine 2004, i lavoratori e le lavoratrici di questi paesi attivi in Svizzera erano 19’000.

Il 70% dei nuovi immigrati dovrebbe essere di sesso femminile. La maggioranza avrà meno di 30 anni e quasi il 40% di loro sarà in possesso di un titolo accademico.

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