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Migranti: Ue lancia regolamento rimpatri, vuole sistema europeo

Keystone-SDA

La Commissione Europea propone di creare un sistema europeo per rimpatriare i migranti irregolari che non hanno diritto di restare nel territorio dell'Ue.

(Keystone-ATS) Tale sistema è destinato a rimpiazzare i 27 sistemi nazionali attualmente in vigore, che hanno dimostrato tutta la loro inefficacia.

L’esecutivo propone un nuovo regolamento, con procedure comuni per l’emissione di decisioni di rimpatrio, e un ordine di rimpatrio europeo, che deve essere emesso dagli Stati membri. Il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio dovrebbe consentire allo Stato membro di riconoscere e di far rispettare direttamente una decisione di rimpatrio emessa da un altro Stato membro senza dover avviare una nuova procedura.

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Entro il primo luglio 2027, un anno dopo l’entrata in vigore del patto sulla migrazione e l’asilo, la Commissione esaminerà se gli Stati membri hanno stabilito accordi appropriati per elaborare in modo efficace gli ordini di rimpatrio europei e adotterà una decisione di esecuzione che renderà obbligatorio il riconoscimento e l’esecuzione di una decisione di rimpatrio emessa da un altro Stato membro.

Sono previste norme chiare sul rimpatrio forzato, incentivando al contempo il rimpatrio volontario: i rimpatri forzati saranno obbligatori quando una persona che soggiorna illegalmente nell’Ue non collabora, fugge in un altro Stato membro, non lascia l’Ue entro la scadenza stabilita o rappresenta un rischio per la sicurezza. Questo sistema, secondo la Commissione, incentiva il rimpatrio volontario entro le scadenze stabilite per l’uscita dall’Ue.

Sono previste, sottolinea la Commissione, “forti garanzie” durante l’intero processo di rimpatrio: tutte le misure relative al rimpatrio “devono essere eseguite nel pieno rispetto degli standard fondamentali e internazionali sui diritti umani”, come ha ripetutamente sottolineato, fin dalla sua audizione di conferma, il commissario agli Affari Interni e Migrazioni Magnus Brunner. Sono previste procedure chiare come il diritto di fare appello, il sostegno alle persone vulnerabili, forti garanzie per i minori e le famiglie e l’adesione al principio di non respingimento.

Il sistema prevede però norme più severe per limitare gli abusi e gestire la fuga: gli Stati membri saranno dotati di norme rafforzate per localizzare i rimpatriati, con la possibilità di richiedere una garanzia finanziaria, una segnalazione regolare o di risiedere in un luogo designato dalle autorità nazionali. Le nuove norme stabiliscono chiare condizioni per la detenzione in caso di rischio di fuga, nonché alternative alla detenzione. La detenzione può arrivare fino a 24 mesi, rispetto agli attuali 18 mesi. Inoltre, l’effetto sospensivo delle decisioni di rimpatrio non sarà più automatico, a meno che non vi siano problemi relativi al non respingimento.

Il sistema prevede norme specifiche per le persone che presentano rischi per la sicurezza: gli Stati membri dovranno verificare in anticipo se una persona costituisce un rischio per la sicurezza. Una volta identificati, questi individui sono soggetti a regole severe, tra cui il rimpatrio forzato obbligatorio, divieti di ingresso più lunghi, motivi di detenzione separati.

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