La capitale della Catalogna è all'avanguardia in materia di partecipazione dei cittadini. A capo dell'innovazione digitale vi è un'italiana, Francesca Bria.
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Realizzatore cinematografico italiano, cresciuto in Africa, ora chiama "casa" la Svizzera. Carlo ha studiato presso il Centro Sperimentale di Cinematografia italiano e ha lavorato come montatore di documentari e regista/produttore a Berlino e a Vienna. Lavora con strumenti multimediali per creare avvincenti narrative.
Ticinese trapiantato ormai da secoli nella Svizzera francese, mi interesso di temi di società, politici, storici e di cifre, con un occhio di riguardo alla presenza italiana in Svizzera e viceversa. Iniziali: mar
“Le reti di città sono fondamentali in questa fase di crisi della democrazia liberale e rappresentativa”, sottolinea Francesca Bria. Ed è appunto alle città che bisogna probabilmente guardare per ritrovare i progetti più significativi e pionieristici di coinvolgimento dei cittadini nell’amministrazione della cosa pubblica.
“A Barcellona abbiamo diversi esperimenti di democrazia partecipativa di larga scala. Ad esempio, 400’000 cittadini hanno partecipato alla definizione del programma di governo della giunta di Barcellona”, spiega l’economista italiana, responsabile della tecnologia e dell’innovazione digitale nella capitale della Catalogna.
“La nostra è una nuova forma di democrazia, è un ibrido che coniuga la partecipazione sui territori, facendo quindi attenzione all’inclusività, alle diverse prospettive socioeconomiche, alla democrazia online”.
Esperimenti nei quali la sicurezza è sempre in primo piano, sottolinea Francesca Bria nell’intervista. E da italiana trapiantata a Barcellona, qual è il suo sguardo su quello che sta succedendo in Italia?
“Il fatto che il convegno si svolga a Roma, che l’amministrazione sia così coinvolta e che vi sia un ministro per la democrazia diretta che vuole portare queste istanze nelle istituzioni, per noi è fondamentale. Guardiamo perciò alla situazione italiana con interesse”.
“Deve però essere chiaro – aggiunge – che i progetti sui quali stiamo lavorando non sono una ‘facebook democracy’. Queste forme di reale partecipazione democratica dei cittadini, una partecipazione trasparente e condivisa, possono essere un antidoto alle forme di populismo di destra. Dobbiamo lavorare insieme per fare in modo che i cittadini diventino protagonisti nella partecipazione alle scelte politiche.
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