60 anni fa, Jacques Piccard toccava il fondo degli abissi
Auguste Piccard (con gli occhiali) e il figlio Jacques (alla sua destra) a colloquio con il sindaco di Trieste.
Keystone / Gianni Vitrotti
Il Trieste tra due navi della marina italiana davanti all'isola di Ponza, nel 1953. Poco tempo dopo il batiscafo raggiungerà il fondo del Tirreno.
Ap1953
Il batiscafo Trieste con le bandiere della Svizzera e dell'Italia dopo l'immersione nel Tirreno.
Ap1953
Auguste e Jacques Piccard rispondono alle domande dei giornalisti dopo essere riemersi dalle profondità del Tirreno.
Keystone / Ugo Sarto
Nel Tirreno il batiscafo di Auguste e Jacques Piccard raggiunse i 3150 m di profondità.
Keystone / Str
Meritato riposo per Auguste Piccard a bordo di una nave della marina italiana.
Keystone / Walter Attenni
Comprato dalla marina statunitense, il Trieste arriva alle Marianne nel dicembre 1959.
Keystone / Str
Jacques Piccard e la sua equipe procedono agli ultimi controlli prima dell'immersione storica del 23 gennaio 1960.
Us Navy/science Photo Library
Jacques Piccard (in secondo piano) e il tenente Don Walsh nella cabina del Trieste.
Keystone / Str
È fatta, il record di immersione è stabilito: 10'910 m. È l'occasione di issare le bandiere della Svizzera e degli Stati Uniti.
Keystone / Str
Jacques Piccard (a destra) e Don Walsh posano il 24 gennaio 1985 al Museo dei trasporti di Lucerna, davanti a una rappresentazione della Fossa delle Marianne.
Keystone / Str
Il 23 gennaio 1960, l'oceanografo svizzero Jacques Piccard stabilì un record di immersione insieme allo statunitense Don Walsh. I due uomini, a bordo del batiscafo Trieste, scesero a 10'916 metri di profondità, nella Fossa delle Marianne. E scoprirono che anche lì c'era vita.
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Specialista di politica federale. In precedenza, redattore presso l'Agenzia telegrafica svizzera (oggi Keystone-ats) e Radio Fribourg.
Già celebre per i suoi voli in pallone nella stratosfera, lo scienziato svizzero Auguste Piccard alla fine della Seconda guerra mondiale comincia a interessarsi all’immersione a grandi profondità. Riprendendo i principi fisici alla base della costruzione dei suoi palloni stratosferici, sviluppa dei sottomarini a cui da il nome di batiscafi (barche di profondità, in greco).
Dopo i primi tentativi, costruisce in stretta collaborazione con il figlio Jacques un batiscafo, chiamato Trieste in onore dei finanziatori italiani. In seguito, il Trieste è venduto alla Marina statunitense, che vuole esplorare le profondità marine per scoprire zone senza vita dove depositare scorie nucleari.
Il 23 gennaio 1960, dopo 9 ore di immersione, il batiscafo, con a bordo Jacques Piccard e il tenente di marina Don Walsh, raggiunge il fondo della Fossa delle Marianne, nel Pacifico. È il luogo più profondo della Terra. I due uomini vi scoprono degli esseri viventi: il progetto di deposito nucleare è abbandonato.
“Nel momento in cui arrivammo, avemmo la fortuna immensa di vedere, proprio al centro del fascio di luce di uno dei nostri fari, un pesce. Così, in un secondo, ma dopo anni di preparazione, potemmo rispondere alla domanda che migliaia di oceanografi si erano posti. La vita, in forma organizzata superiore, era dunque possibile, indipendentemente dalla profondità.” Jacques Piccard
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