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Il commercio dell’oro cresce sotto la minaccia dei dazi USA

Lingotto d'oro.
Keystone / Anthony Anex

Le fornaci della raffineria di Argor-Heraeus, in Ticino, ruggiscono 24 ore su 24, scandite dall'occasionale rumore di un lingotto d'oro appena colato che esce dallo stampo.

Secondo Robin Kolvenbach, co-direttore generale, la raffineria non è mai stata così frenetica e la fonderia è operativa 24 ore su 24 da dicembre, per far fronte alla crescente domanda di lingotti d’oro da un chilogrammo proveniente da New York.

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“La domanda è aumentata notevolmente – dichiara Kolvenbach –, generalmente i periodi di picco durano una o due settimane, ma uno come quello attuale, che dura da più di tre mesi, è abbastanza raro”.

Da dicembre, la paura che Donald Trump possa introdurre dazi sulle importazioni d’oro ha scosso il mercato, contribuendo a far raggiungere all’oro il suo massimo storico di quasi 3’000 dollari (2’650 franchi) per oncia. Più di 61 miliardi di dollari di lingotti sono arrivati negli Stati Uniti, mentre i commercianti si affannavano per evitare i possibili dazi, alterando i dati commerciali del paese e generando una carenza di metallo a Londra, che è il principale centro di scambio dell’oro a livello globale.

La corsa all’oro verso gli Stati Uniti ha tenuto Kolvenbach molto occupato, grazie a una curiosità dei mercati globali dell’oro: i due principali mercati utilizzano lingotti di dimensioni diverse. A Londra, la maggior parte degli scambi avviene con lingotti da 400 once, ciascuno del peso di circa 12,5 kg e delle dimensioni di un mattone.

La borsa Comex di New York (la New York Commodity Exchange), invece, fa riferimento a lingotti da 1 kg, delle dimensioni di uno smartphone. Questo implica che i lingotti che attraversano l’Atlantico debbano prima passare per la Svizzera – sede delle maggiori raffinerie di oro – per essere fusi e riformati.

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In un contesto in cui le transazioni finanziarie si svolgono in tempo reale, il boom del commercio triangolare evidenzia quanto il mercato dell’oro dipenda fisicamente dai lingotti di metallo. In tempi normali, gli scambi di miliardi di dollari in oro avvengono senza che i lingotti lascino mai i caveau.

Le distorsioni causate dalle politiche commerciali radicali di Trump hanno però messo sotto pressione il sistema. Anche se Trump non ha mai parlato direttamente di dazi sui lingotti, il minimo accenno alla possibilità che lo facesse è stato sufficiente ad aumentare il prezzo dei futures sull’oro negli Stati Uniti rispetto a Londra, creando un’opportunità di arbitraggio per gli operatori disposti a trasportare il metallo oltre l’Atlantico.

L’ultima volta che si era verificato un divario di prezzo simile era stato durante le prime fasi della pandemia, ma la riserva d’oro di New York ha ora superato anche il record dell’era Covid.

“La natura fisica dell’oro è qualcosa che viene spesso sottovalutata, soprattutto da una parte di finanzieri che lo scambiano ogni giorno sui loro Bloomberg”, racconta John Reade, senior market strategist del World Gold Council. “L’oro ha sicuramente delle caratteristiche finanziarie, ma è anche un bene fisico”.

Crisi di liquidità

Il viaggio dei lingotti d’oro destinati a New York inizia nei profondi caveau della Banca d’Inghilterra (BoE) nel cuore della City di Londra. Quando viene effettuato un ordine di ritiro, un addetto si reca nel caveau ed “estrae” l’oro richiesto, spesso spostando altri lingotti per individuare quelli giusti. Poiché Londra è costruita su terreni argillosi, le fondamenta morbide degli edifici della BoE consentono di impilare l’oro solo fino all’altezza delle spalle.

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Questo processo, che richiede tempo, ha creato il più grande collo di bottiglia nella catena di approvvigionamento dei lingotti da 1 kg. Il personale incaricato di estrarre l’oro deve essere altamente qualificato, ben addestrato e sufficientemente forte per sollevare i lingotti durante tutta la giornata. Non è dunque possibile aumentare rapidamente il numero di addetti per soddisfare la domanda urgente.

I primi segnali di un aumento della domanda sono emersi all’inizio di dicembre, quando gli operatori del settore si sono riuniti a una cena organizzata dalla London Bullion Market Association (LBMA) alla National Gallery, discutendo della crescente richiesta dagli Stati Uniti.

Mentre gli operatori cercavano di trasferire l’oro da Londra a New York, la coda per ritirarlo dalla BoE è rapidamente aumentata a più di quattro settimane, creando una crisi di liquidità nel mercato londinese dei metalli preziosi.

I tassi di locazione a breve termine per l’oro hanno raggiunto livelli record, mentre gli operatori faticavano a procurarsi il metallo fisico, aumentando così i costi del capitale per le raffinerie e i produttori di gioielli.

“C’è stata una forte domanda di slot per le consegne – ha dichiarato il vice governatore della BoE, Dave Ramsden, in una conferenza stampa a febbraio, dove ha raccontato di essersi trovato bloccato in un camion nella bullion yard mentre entrava nell’edificio all’inizio della giornata – ma l’oro è un bene fisico, quindi ci sono reali vincoli logistici e di sicurezza”.

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Donald Trump.

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La BoE detiene lingotti per conto di decine di banche centrali e banche commerciali, mentre solo il 6% dell’oro nei suoi depositi appartiene al Tesoro britannico.

La posizione dominante di Londra nei mercati dell’oro fisico – nonostante le inefficienze segnalate da Ramsden e il ruolo di New York come centro principale per i futures – è in parte dovuta alle commissioni più basse applicate dalla BoE rispetto ai caveau commerciali rivali. La sua posizione riflette anche la fondamentale importanza della fiducia nel mercato dell’oro: gli investitori e le banche centrali sono felici di parcheggiare il loro oro sotto Threadneedle Street grazie alla secolare storia di affidabilità.

“Londra ha un vantaggio storico indiscutibile, che risale al periodo del gold standard, che ha funzionato molto bene dal termine delle guerre napoleoniche fino alla Prima Guerra Mondiale”, chiarisce Jim Steel, capo analista dei metalli preziosi presso HSBC. “C’è una lunga tradizione di operazioni sull’oro da parte del Regno Unito e della Banca d’Inghilterra”.

Una volta lasciati i caveau della BoE, i lingotti vengono solitamente caricati su camion blindati e trasportati all’aeroporto di Heathrow, da dove vengono inviati a Zurigo a bordo di aerei passeggeri. Per motivi assicurativi, ogni volo può trasportare solo cinque tonnellate d’oro.

Da Zurigo, l’oro viene inviato a una raffineria, dove viene fuso e rifuso prima di tornare negli Stati Uniti. Il costo complessivo di questo viaggio tra Londra e New York, comprensivo di trasporto e rifusione, varia tra i 3 e i 5 dollari per oncia, secondo il World Gold Council.

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Presso la raffineria Argor-Heraeus, situata a Mendrisio, vicino al confine con l’Italia, i lingotti d’oro vengono fusi e riformati in una lunga striscia all’interno di una macchina a colata continua. Poiché i lingotti da 400 once sono già “oro fino” (con purezza del 99,99%), non necessitano di ulteriore raffinazione, ma solo di un rimodellamento.

La striscia d’oro proveniente dalla fusione viene quindi tagliata in pezzi da circa un chilogrammo. Dopo un aggiustamento del peso, i pezzi vengono fusi di nuovo, versati in forme da un chilo, raffreddati, stampati e lucidati.

Facendo il giro della fonderia, Kolvenbach ci indica due operai che stanno versando manualmente barre da un chilo nei forni: il processo continua 24 ore su 24, per soddisfare l’elevata domanda.
La raffineria non si limita però a rifondere lingotti. Riceve anche lingotti grezzi dalle miniere, li raffina in oro, argento e altri metalli, produce gioielli e gestisce una zecca che stampa lingotti d’oro più piccoli. Kolvenbach spiega che alcune delle attività più rilevanti avvengono nel laboratorio della raffineria, che testa meticolosamente ogni lingotto che arriva.

La crisi di liquidità nel mercato dell’oro ha avuto un effetto doloroso all’interno della raffineria, facendo lievitare i tassi di locazione dell’oro preso in prestito a breve termine. Per ridurre il fabbisogno di capitale ed evitare l’esposizione alle fluttuazioni dei prezzi, le raffinerie solitamente affittano gran parte dell’oro che lavorano. L’improvvisa impennata dei tassi di leasing di quest’anno ha aumentato significativamente i costi operativi di Argor-Heraeus e di altre raffinerie.

Kolvenbach ha definito l’evento come un “cigno nero” che ha radicalmente cambiato la sua base di costi e ha aggiunto che “assolutamente è stata una sofferenza, per l’intero settore, perché alla fine tutti ne sono stati colpiti”. Anche se i tassi di locazione sono diminuiti rispetto ai picchi di febbraio, sono ancora circa tre volte superiori ai livelli normali.

Differenze di dimensione dei lingotti

Gli operatori del settore offrono spiegazioni diverse su perché New York e Londra non utilizzino lingotti d’oro delle stesse dimensioni per i loro contratti.

“Ha senso? No”, risponde Kolvenbach. “Anch’io mi sono posto la stessa domanda. Ad essere sinceri, non ho mai trovato una spiegazione adeguata”.

Comex ha provato a introdurre un contratto futures per lingotti da 400 once durante la pandemia, ma non ha avuto successo.
Ruth Crowell, direttore generale della LBMA, ritiene che in futuro i mercati dovrebbero utilizzare barre della stessa dimensione: “Mi piace pensare che, dopo questa vicenda, saremo tutti d’accordo sul fatto che Londra e New York dovrebbero considerare la forma e le dimensioni dei lingotti”.

Tuttavia, sostiene Reade, il sistema persiste principalmente per inerzia e aggiunge: “Sicuramente crea opportunità finanziarie per chiunque sia coinvolto in questo processo, dai raffinatori agli spedizionieri, fino a chi è disposto a correre il rischio di acquistare lingotti da un chilo e spedirli a New York”.

Oggi, mentre i timori di dazi sull’oro si affievoliscono, il flusso d’oro verso New York sta rallentando. Se la spinta protezionistica di Trump dovesse davvero allontanare i metalli preziosi, gli operatori si aspettano che il flusso si inverta, poiché i detentori di oro a lungo termine guardano ai costi di stoccaggio più bassi di Londra. Quando ciò accadrà, le fornaci svizzere dell’oro torneranno a funzionare 24 ore su 24.

Copyright The Financial Times Limited 2025.

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