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Perché la Svizzera rimane tra i principali acquirenti di oro russo 

Gli operai di un'azienda di metalli preziosi inseriscono lingotti d'oro in uno stampo.
Gli operai di un'azienda di metalli preziosi inseriscono lingotti d'oro in uno stampo. 2024 Anadolu



Come dimostrato dai dati doganali, dall’invasione dell’Ucraina, le importazioni di oro russo in Svizzera sono aumentate in modo vertiginoso. L'analisi di SWI swissinfo.ch spiega come l’oro contribuisce a sostenere lo sforzo bellico russo e perché la Svizzera continua ad acquistarne.

Perché l’oro è ancora tanto importante per l’economia russa?

L’oro svolge un ruolo fondamentale nell’economia russa, soprattutto da quando il Paese è soggetto a sanzioni internazionali a causa della guerra contro l’Ucraina. Nonostante le oltre 16’000 sanzioni imposte a vari settori strategici, l’economia russa ha dato prova di grande resilienza: se nel 2023 aveva già registrato un tasso di crescita notevole (3,6%), secondo i dati ufficiali, quest’anno, l’economia locale è cresciuta del 5,4% nel primo trimestre e del 4% nel secondo.

La Russia è il secondo produttore d’oro al mondo, pari a circa il 10% della produzione globale. Il settore si mantiene forte, con sette progetti minerari in corso su larga scala e un aumento della produzione del 4% annuo fino al 2026, secondo le previsioni dell’industria mineraria. È proprio questa produzione a sostenere l’economia di guerra, poiché la Russia esporta oro nei Paesi che non le hanno imposto sanzioni.

Il prezioso metallo funge da copertura contro i rischi politici e le turbolenze finanziarie globali. In questo senso, le riserve d’oro russe sono state una risorsa strategica, che ha aiutato il Paese a mantenersi economicamente stabile nonostante le sanzioni. Da circa dieci anni la Russia sta cercando di smarcare la propria economia dal dollaro statunitense, effettuando quanti più pagamenti commerciali possibile in altre valute. Di fronte alle sanzioni, all’inizio del 2022 il governo russo ha espresso l’intenzione di agganciare il rublo all’oro. Le economie BRICCollegamento esterno stanno studiando la possibilità di creare una moneta comune sostenuta da un paniere di materie prime, tra cui l’oro. 

La domanda di oro da parte delle banche centrali mondiali ha iniziato ad aumentare nel 2022, facendone schizzare il prezzo a livelli record. Il 20 agosto 2024 il prezioso metallo ha toccato il massimo storico di 2’530,3 dollari (2’150 franchi) per oncia troy, notizia senz’altro ottima per la Russia.

Un uomo passa davanti alla sede della Banca Centrale Russa nel centro di Mosca (settembre 2023).
La sede della Banca Centrale Russa nel centro di Mosca. Afp Or Licensors

Che cosa prevedono le sanzioni internazionali sull’oro?

Le sanzioni internazionali, comprese quelle svizzere, vietano l’importazione di oro russo prodotto dopo l’inizio della guerra. L’idea è di limitare la capacità dello Stato russo di finanziare lo sforzo bellico in Ucraina. Tuttavia, la loro applicazione non è semplice come può sembrare.

In Svizzera, le sanzioni sull’oro proveniente dalla Russia sono entrate in vigore il 3 agosto 2022. Le raffinerie locali hanno subito chiesto al governo indicazioniCollegamento esterno su come garantire che l’oro russo esportato nell’Unione Europea o in Paesi terzi non venga importato nella Confederazione. Gran parte della due diligence, ossia dei controlli, avviene a livello aziendale, con l’aiuto di figure incaricate della revisione contabile. Le dogane svizzere, poi, possono ispezionare il metallo che entra nel Paese alla ricerca di potenziali violazioni da sottoporre alla Segreteria di Stato dell’Economia (SECO) per ulteriori indagini.

“In caso di indicazioni o sospetto di violazione della legge sulle sanzioni, la SECO indaga sistematicamente”, ha dichiarato la Segreteria di Stato dell’Economia a SWI swissinfo.ch in un’e-mail. 

Le autorità hanno riscontrato violazioni alle sanzioni sull’oro?

Secondo le autorità, finora le importazioni di oro russo da parte della Svizzera sono state conformi alle sanzioni. “L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini ha esaminato l’oro importato e non ha riscontrato alcuna violazione delle sanzioni applicabili”, ha dichiarato lo stesso UDSC in risposta alle domande poste in forma scritta da SWI swissinfo.ch riguardo alle cifre più recenti sulle importazioni di oro russo.

Perché l’oro russo continua ad arrivare in Svizzera?

L’oro di origine russa che continua a entrare in Svizzera proviene soprattutto da scorte conservate nei caveau di Londra prima della guerra in Ucraina. Tali scorte non sono coperte dalle attuali sanzioni, per cui le raffinerie possono usarlo per rifornirsi e lavorarlo legalmente.

L’aumento significativo delle importazioni svizzere di oro russo, passate da 17,5 tonnellate nel 2021 a 63,4 tonnellate nel 2023, si deve proprio a questo. Tuttavia, la natura di questi scambi solleva preoccupazioni riguardo alla possibilità di un “riciclaggio dell’oro”, in cui l’origine del prezioso metallo viene oscurata dopo la lavorazione.

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La London Bullion Market Association (LBMA), l’organismo che stabilisce gli standard per il mercato globale dei metalli preziosi all’ingrosso, includeva tra i propri membri sei raffinerie russe. Di conseguenza, nel corso degli anni i caveau di Londra si sono riempiti di lingotti d’oro russi, molto apprezzati dall’industria orafa per l’elevato livello di raffinazione.

Le raffinerie russe sono state estromesse dalla LBMA il 7 marzo 2022, poche settimane dopo l’inizio della guerra.

“Al momento dell’applicazione delle sanzioni a livello globale, noi avevamo già sospeso le raffinerie russe al nostro interno. Ma le scorte nei caveau sono precedenti”, spiega la direttrice generale della LBMA Ruth Crowell. “Parte [della sfida], in particolare per le scorte più datate, consiste nel dimostrare che si trovavano in deposito ben prima dell’entrata in vigore delle sanzioni”.

La quantità d’oro importata in Svizzera da Londra e identificata come di origine russa pare suggerire che queste scorte “datate” abbiano volumi consistenti. “Non conosciamo la quantità esatta di oro russo nei caveau di Londra”, afferma Marc Ummel, responsabile dell’unità materie prime di Swissaid.

Chi compra l’oro russo in Svizzera?

Le importazioni svizzere di oro russo sono cambiate tra il 2022 e il 2023, con le raffinerie che hanno superato gli istituti finanziari come principali acquirenti. Se nel 2021, secondo i dati doganali, entrambi avevano acquistato oro russo in quantità paragonabili tra loro e relativamente contenute, nel 2023 le raffinerie ne hanno acquisito quasi il doppio rispetto agli istituti finanziari.

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“Questo perché, con il protrarsi della guerra, nessuno vuole avere oro russo nei propri fondi: in particolare alcuni ETF [Exchange-Traded Funds, un tipo di fondo d’investimento] che rispetto alle raffinerie forniscono maggiori informazioni e sono più trasparenti sulla provenienza dell’oro nel proprio fondo”, spiega Ummel. “In raffineria, invece, l’oro cambia semplicemente origine. È praticamente una forma di riciclaggio”.

Raffinare lingotti di qualsiasi origine in Svizzera consente di apporre loro il timbro di approvazione svizzero, per cui diventa impossibile accertarne la provenienza.

Acquistare oro estratto e raffinato in Russia prima della guerra è legale. Ma la difficoltà di accertarne l’origine – dato che l’oro può essere raffinato più e più volte, eliminando così ogni indicazione sulla sua reale provenienza – comporta rischi per la reputazione e problemi di conformità che molti operatori del settore preferiscono evitare, ragion per cui hanno smesso di rifornirsi di oro russo.

Che fine fa l’oro russo nel mondo?

Secondo i media e le fonti del settore, l’oro russo è stato reindirizzato principalmente verso Hong Kong e gli Emirati Arabi Uniti. Il database Comtrade delle Nazioni Unite non dispone di dati sulle esportazioni russe dopo il 2021.

I dati sulle importazioni trasmessi a Comtrade dai diversi Paesi tracciano un quadro parziale del flusso dell’oro.  Per esempio, mostrano che il Regno Unito è stato tra i principali importatori di oro russo nel 2021, ma ha poi ridotto i volumi nel 2022, presumibilmente a causa dell’entrata in vigore delle sanzioni. Londra ha dichiarato di aver importato 264,2 tonnellate di oro russo nel 2021 e solo 42,5 tonnellate nel 2022, per poi scendere a zero nel 2023.

I dati sulle importazioni al momento disponibili nello stesso database mostrano che Hong Kong si è piazzata in cima alla lista nel 2023, acquistando 82,2 tonnellate di oro russo, a fronte di appena 10,6 tonnellate nel 2022 e 1,5 tonnellate nel 2021. Quanto agli Emirati, nel 2022 le importazioni di oro russo sono salite a 96,4 tonnellate, rispetto alle 6,1 tonnellate del 2021. I dati sulle importazioni degli EAU per il 2023 non sono ancora stati resi pubblici da Comtrade.

Sempre nel 2023, l’Armenia è diventata uno dei principali acquirenti di oro russo, con 34,3 tonnellate importate, rispetto a 1,2 tonnellate nel 2021 e 4,4 tonnellate nel 2022. Il database non fa distinzione tra l’oro importato direttamente dalla Russia e gli acquisti di oro russo effettuati in Paesi terzi.

Come distinguere l’oro russo lecito da quello illecito?

Il problema dell’oro russo ha suscitato richieste di maggiore trasparenza e di un monitoraggio più rigoroso dell’oro come merce. La LBMA riceve i dati dalle raffinerie manualmente, con cadenza annuale, e dai caveau con cadenza mensile. La guerra in Ucraina e le successive sanzioni alla Russia hanno spinto l’associazione a fare un inventario dei lingotti russi conservati a Londra.

A marzo, in occasione del Sustainability and Responsible Sourcing Summit, la LBMA ha annunciato la nomina della società svizzera aXedras come fornitore ufficiale del nuovo database Gold Bar Integrity (GBI), il cui lancio è previsto per il 2024. Il database aiuterà l’autorità di mercato a tenere d’occhio i numeri e analizzarli in tempo reale.

Uno dei principali usi della piattaforma sviluppata da aXedras, che sta guadagnando consensi tra le raffinerie svizzere, è dimostrare la conformità alle sanzioni.

Chi verifica la conformità e che scappatoie ci sono?

Le autorità doganali svizzere si affidano alla veridicità delle attestazioni di origine. Nell’ambito delle sue attività di verifica basate sul rischio, la dogana può determinare quale è il Paese di origine dell’oro in base ai documenti allegati o ai marchi orafi sui lingotti. In caso di sospetta violazione delle leggi o delle sanzioni svizzere viene contattata la SECO.

“Bisogna fare attenzione, perché è possibile che i dati non siano sempre precisi”, avverte Ummel in risposta alle informazioni fornite dalle dogane svizzere sulle importazioni di oro dalla Russia. “Esistono scappatoie a diversi livelli. Le dichiarazioni in questa sede possono rivelarsi discutibili”. In più, osserva che i vettori che trasportano oro di varia origine dal Regno Unito a volte dichiarano solo l’origine del lotto principale.

Sebbene le autorità svizzere dichiarino il pieno rispetto delle sanzioni, la possibilità che l’oro russo di recente estrazione entri in Svizzera attraverso Paesi terzi rimane significativa.

Esperti ed esperte, tuttavia, ritengono più facile che l’oro russo prodotto dopo l’inizio della guerra raggiunga la Svizzera attraverso gli Emirati Arabi Uniti o Hong Kong piuttosto che il Regno Unito. Le due nazioni sono le principali importatrici di oro russo, mentre Londra ha smesso di importarne dall’inizio del conflitto ucraino.

A livello globale, le sanzioni stanno avendo effetto?

La Russia, uno dei Paesi soggetti a più sanzioni nel mondo, si è dimostrata abile nell’eluderle. Il fatto che il suo comportamento sia rimasto immutato nonostante le pene sanzionatorie solleva dubbi sulla loro applicazione ed efficacia n ei corridoi del potere occidentale. Quest’anno, la tesoreria inglese ha avviato un’indagine per valutare se le sue sanzioni ostacolino effettivamente lo sforzo bellico di Mosca.

Alla domanda se valesse la pena fare o si stesse facendo qualcosa di analogo in Svizzera, la SECO ha illustrato i risultati ottenuti finora, sottolineando che gli sforzi degli Stati sanzionatori hanno portato all’immobilizzazione di 253 miliardi di franchi svizzeri di beni appartenenti alla banca centrale russa. In più, nel 2023 le entrate fiscali russe derivanti da petrolio e gas sono diminuite significativamente rispetto all’anno precedente.

Secondo la SECO, la Russia avrebbe utilizzato circa un terzo o metà della liquidità rimasta nel suo Fondo nazionale di previdenza per coprire il deficit di bilancio dello scorso anno. La stessa fonte ha affermato che è altamente improbabile che le importazioni russe di componenti chiave riescano a soddisfare la domanda per la produzione di tecnologia militare russa. La SECO ha quindi concluso che la produzione di armi russe è stata significativamente ostacolata dalle sanzioni.

Una veduta aerea del 2015 mostra l'operazione aurifera Olimpiada, di proprietà della società Polyus Gold International, nella regione di Krasnojarsk, nella Siberia orientale.
Una veduta aerea del 2015 mostra l’operazione aurifera Olimpiada, di proprietà della società Polyus Gold International, nella regione di Krasnojarsk, nella Siberia orientale. REUTERS/Ilya Naymushin

La Svizzera sta facendo abbastanza per applicare le sanzioni?

Nel marzo 2023, è stata presentata una mozione parlamentare per affrontare le potenziali scappatoie legate al commercio dell’oro russo. La mozione intendeva rispondere al timore che le filiali di aziende dedicate al commercio di materie prime all’estero venissero utilizzate per commerciare oro russo ed eludere le sanzioni. Un’indagine del Financial Times ha attirato l’attenzione sulle attività di Open Mineral Ltd, una società registrata ad Abu Dhabi e di proprietà della Open Mineral AG di Zugo.

+ I traffici di oro russo di una società di proprietà svizzera mettono in luce una lacuna nelle sanzioni occidentaliCollegamento esterno

Il Consiglio federale ha respinto la mozione e si è giustificato dicendo che il campo di applicazione territoriale non è esplicitamente disciplinato nella legge sugli embarghi e che il diritto svizzero in genere copre situazioni all’interno del proprio territorio.

“Occorre valutare caso per caso in che misura gli atti commessi all’estero rientrino nella giurisdizione svizzera e quindi nelle disposizioni sanzionatorie elvetiche”, ha osservato Berna. “Possibili collegamenti con la giurisdizione svizzera sono plausibili se, ad esempio, i pagamenti o gli ordini di pagamento – vietati dalle sanzioni – vengono effettuati dalla Svizzera”.

Il governo svizzero è stato inoltre incaricato di presentare un rapporto sulla conformità alle sanzioni e sulle carenze nel settore delle materie prime. Questo perché circa il 50-60% del petrolio russo e il 75% del carbone esportato dalla Russia vengono commercializzati attraverso la Svizzera. Il ruolo di centro per le materie prime russe rende il Paese elvetico un elemento importante in qualsivoglia valutazione dell’efficacia delle sanzioni contro la Russia.

La data di pubblicazione del rapporto non è ancora stata fissata.

Servizio extra di Balz Rigendinger

A cura di Virginie Mangin

Vera Leysinger (ricerca immagini)

Traduzione dall’inglese di Camilla Pieretti

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