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Qual è il prezzo della mela perfetta?

una persona misura il diametro di una mela
Un frutticoltore controlla le dimensioni di una mela. Keystone / Gian Ehrenzeller

Gli ormoni della crescita vegetali sono ampiamente utilizzati per mettere sul mercato frutta uniforme e priva di imperfezioni. Ma qual è il loro impatto sulla salute? Le ricerche pubblicate al riguardo sono poche, e i rischi ancora sconosciuti.

Le mele occupano un posto importante nei cuori e nei carrelli della spesa della popolazione svizzera: sono il frutto più popolare del Paese, e in media ogni persona ne mangia più di 100 all’anno, secondo l’Associazione Svizzera Frutta (ASF), un’organizzazione di categoria delle aziende frutticole del Paese.

Ciò che molti e molte amanti delle mele non sanno, tuttavia, è che il loro frutto preferito probabilmente è stato trattato con dei fitoregolatori – ormoni della crescita vegetali potenzialmente dannosi – per migliorarne la dimensione e il colore.

Ogni anno nei meleti svizzeri vengono spruzzati circa 300 chili di queste sostanze chimiche, chiamate anche pesticidi cosmetici. Si tratta di una quantità sufficiente a trattare l’83% di tutta la superficie utilizzata per coltivare le mele nel Paese. I fitoregolatori sono anche impiegati in un processo noto come diradamento chimico: fanno cadere i frutti in eccesso, permettendo a quelli rimanenti di diventare più grandi.

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“Al supermercato l’aspetto delle mele è il fattore decisivo [nella scelta d’acquisto],” afferma Lucca Zachmann, ricercatore presso il Politecnico federale di Zurigo. “Anche il prezzo, la varietà, il metodo di produzione e l’origine del frutto possono influenzare la scelta, ma non c’è molto altro su cui basarsi”, aggiunge.

I rischi sconosciuti degli ormoni della crescita vegetali

Gli effetti dei pesticidi convenzionali sulla salute umana sono stati ben studiati, mentre l’uso crescente dei fitoregolatori è passato perlopiù inosservato ed esistono poche ricerche sul loro impatto.

Una revisione della letteratura scientificaCollegamento esterno indica che alcuni fitoregolatori sono interferenti endocrini, ovvero possono alterare negativamente la produzione di ormoni sessuali e compromettere la nostra salute riproduttiva. Sono stati rilevatiCollegamento esterno anche in alcuni alimenti e nelle urine umane, suscitando preoccupazioni sull’impatto che l’esposizione ai fitoregolatori potrebbe avere su chi li coltiva e chi li consuma.

L’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV) scrive in una email a SWI swissinfo.ch che “i prodotti fitosanitari autorizzati, compresi i fitoregolatori, non dovrebbero avere effetti nocivi sulla salute umana se usati correttamente (ovvero in conformità con le condizioni e le restrizioni d’uso stabilite nella relativa autorizzazione)”.

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In Svizzera, così come nell’Unione Europea, i fitoregolatori sono classificati come pesticidi ai fini della loro approvazione e dei requisiti sull’etichettatura e sui residui massimi consentiti. E, come i pesticidi, sono una potenziale minaccia per la salute.

Il sistema di classificazione di sostanze chimiche, armonizzato a livello globale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), include 25 fitoregolatori i cui rischi sono valutati in base alle dosi letali per i ratti, una misura standard di tossicità.

Nessuno dei fitoregolatori elencati rientra nelle categorie “estremamente” o “altamente pericoloso”, ma otto sono classificati come “moderatamente pericolosi” (la terza categoria su cinque). Di questi otto, quattro sono autorizzati in Svizzera (Clormequat, Mepiquat, acido naftilossiacetico e Paclobutrazol), mentre nell’UE sono solo due (Mepiquat e Paclobutrazol).

“Diminuire la diffusione di sostanze chimiche nell’ambiente e nei nostri corpi è una necessità assoluta.”

Nicolas Wüthrich, Pro Natura

Pro Natura, una ONG svizzera per la tutela dell’ambiente, non ha una campagna specifica contro i fitoregolatori, ma riconosce che fanno parte del problema degli agenti inquinanti rilasciati nell’ambiente e che il loro uso deve essere ridotto.

“Diminuire la diffusione di sostanze chimiche nell’ambiente e nei nostri corpi è una necessità assoluta”, afferma il portavoce Nicolas Wüthrich. “Da questo punto di vista, abituare i consumatori e le consumatrici a frutta e verdura dall’aspetto sempre più ‘perfetto’ è controproducente”.

La ONG paneuropea Foodwatch sta conducendo una campagna per il graduale abbandono dei pesticidi, inclusi i fitoregolatori, con l’obiettivo di eliminarli del tutto nell’UE entro il 2035. Foodwatch propone di iniziare con colture come i cereali e il mais, dove l’uso dei pesticidi è più diffuso ed eliminarli è più facile ed economico. Anche la frutta è nei piani, ma potrebbe volerci più tempo.

“Chi coltiva uva e mele potrebbe aver bisogno di un periodo di transizione più lungo, viste le difficoltà uniche poste da malattie o parassiti specifici associati a queste colture”, afferma la portavoce Sarah Häuser. “Ma anche per questi prodotti si può gradualmente passare a una coltivazione priva di pesticidi, soprattutto quando gli interventi servono solo a scopi cosmetici”.

Altri sviluppi

Una questione di soldi e di difetti della mela

A maggio il ricercatore Zachmann ha pubblicato uno studio sull’impiego dei fitoregolatori per migliorare l’aspetto delle mele prodotte in Svizzera. Un sondaggio condotto come parte della sua ricerca ha raccolto le risposte di quasi 200 aziende produttrici, che rappresentavano un quarto della superficie del Paese impiegata nella coltivazione di mele. Il 23,5% ha dichiarato di utilizzare i fitoregolatori principalmente per migliorare l’aspetto del frutto, mentre il 59,2% li usa per il diradamento chimico.

Il sondaggio ha anche rivelato che l’uso dei fitoregolatori non è uniforme. In Svizzera chi vende i propri prodotti ad intermediari è più propenso a usare queste sostanze chimiche rispetto a chi vende direttamente a consumatori e consumatrici. Secondo i dati raccolti da Zachmann, i primi hanno il 29,6% di probabilità in più rispetto ai secondi di utilizzare i fitoregolatori per scopi cosmetici e il 23,9% di probabilità in più di impiegare il diradamento chimico per migliorare la dimensione e il colore delle mele. La ragione principale di questa differenza è il denaro.

“Vendendo le mele tramite intermediari si rischia una perdita economica maggiore se le mele non riescono a raggiungere il livello di qualità più alto”, afferma Zachmann. Secondo i suoi calcoli, le mele di Classe 2, che possono presentare qualche piccola imperfezione o difetto, si vendono agli intermediari a solo il 41% del prezzo delle mele di Classe 1, che devono aderire a dei parametri estetici più stringenti. Quando si vende direttamente al consumatore, invece, il prezzo delle mele di Classe 2 può arrivare al 67% di quello delle mele di Classe 1.

Ma di chi è la colpa se le mele innaturalmente perfette sono più redditizie, incoraggiando così l’impiego dei fitoregolatori nella coltivazione?

Migros, la più grande catena di supermercati in Svizzera, dichiara che le sue linee guida per i prezzi non si basano sull’aspetto della frutta. “Per determinare i prezzi da pagare a produttori e produttrici Migros si basa sempre sulle tariffe indicative fissate dai diversi settori agricoli”, afferma il portavoce Tristan Cerf.

“Il prodotto deve essere di qualità sia dentro che fuori se si vuole che l’attività agricola sia redditizia e sostenibile.”

Edi Holliger, Associazione Svizzera Frutta

Gli standard nel settore della frutta sono stabiliti dalla ASF e dall’Associazione del commercio di frutta, verdura e patate (SWISSCOFEL). Le linee guida della ASF dividono le mele da tavola in tre classi (Extra, 1 e 2) definite esclusivamente dall’aspetto.

Le mele di Classe Extra non possono avere alcun difetto esteriore eccetto lievissime imperfezioni superficiali della buccia, purché queste non compromettano l’aspetto generale del prodotto. Le mele di Classe 1 possono avere qualche piccolo difetto, ma le imperfezioni sulla buccia non possono superare un’area di 1 centimetro quadrato. Per la Classe 2 invece è ammessa un’area di massimo 2,5 centimetri quadrati, ma le mele devono comunque soddisfare alcuni criteri minimi.

L’importanza dei fitoregolatori per le aziende agricole

Nonostante i requisiti cosmetici molto dettagliati, la ASF nega che le sue linee guida incoraggino l’uso di sostanze chimiche a fini estetici. Secondo il suo vicepresidente, Edi Holliger, l’obiettivo di usare i fitoregolatori è garantire che le mele invendute siano di qualità sufficiente a poter essere conservate e smerciate in un secondo momento.

“Il prodotto deve essere di qualità sia dentro che fuori se si vuole che l’attività agricola sia redditizia e sostenibile”, afferma Holliger. “Serve un approccio molto delicato per non far variare troppo la resa: un anno con troppi pochi frutti sull’albero significa frutti che non possono essere immagazzinati e che sono troppo grandi, e l’anno dopo troppi frutti che sarebbero troppo piccoli senza intervento”.

Secondo Holliger, vietare i fitoregolatori o imporre dei regolamenti che ne richiederebbero una riduzione significativa potrebbe mettere gli operatori e le operatrici del settore in seria difficoltà economica.

“Senza queste misure le aziende agricole andrebbero in perdita molto rapidamente, rendendo la produzione insostenibile”, mette in guardia Holliger. “I rischi sarebbero inaccettabili”.

Tuttavia, la pressione sull’uso dei pesticidi in Svizzera sta aumentando. Nel 2023 il Governo si è prefissato l’obiettivo di dimezzare entro il 2027 gli effetti nocivi di queste sostanze chimiche sull’ambiente. Pro Natura chiede che i fitoregolatori siano inclusi in questo programma.

“In assenza di studi sufficienti, si dovrebbe applicare il principio di precauzione”, afferma Nicolas Wüthrich. “Per quanto riguarda i prodotti già in uso sosteniamo la conclusione dello studio [di Zachmann], che raccomanda una riduzione del loro impiego. Questi prodotti dovrebbero essere inclusi nel piano di riduzione dei pesticidi”.

A cura di Nerys Avery

Traduzione di Vittoria Vardanega

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