Un secolo e mezzo fa le Alpi erano ancora un territorio in parte inesplorato e poco sfruttato. Poi furono scoperte le virtù curative dell’aria di montagna. I pazienti affetti da malattie polmonari cominciarono ad affluire nelle Alpi e, una volta riacquistato vigore, ad apprezzare le gioie della neve. Il turismo invernale era nato.
A svolgere un ruolo pioniere non solo per la Svizzera ma per il mondo intero furono località di cura come St. Moritz e Davos, nel canton Grigioni. Inizialmente i clienti erano soprattutto britannici e in misura minore tedeschi.
Furono costruite le prime piste di pattinaggio, le prime piste per le slitte e i primi leggendari grand hotel. Anche le corse coi cavalli sulla neve erano un passatempo molto apprezzato. Lo sci iniziò a diffondersi più tardi, verso i primi del ‘900.
Da 150 anni a questa parte, le regioni montane svizzere hanno cambiato volto: strade, ferrovie, residenze secondarie e infrastrutture turistiche hanno profondamente modificato il paesaggio alpino. Alcune cose sono però rimaste le stesse: la luminosità, l’aria pura e la neve, anche se quest’ultima tende sempre più spesso a diventare artificiale.
Il libro «Schnee, Sonne und Stars» («Neve, sole e star») è stato pubblicato nel 2014 dalle Edizioni Neue Zürcher Zeitung.
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